Detenuto pestato: indagati quindici agenti a San Gimignano, sospesi in quattro

carcere san gimignano
Il carcere di San Gimignano

Il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria ha disposto la sospensione immediata per quattro poliziotti penitenziari al carcere Ranza di San Gimignano. Quindici agenti, invece, sono destinatari di un provvedimento di interdizione da parte dell'autorità giudiziaria e anche di doverose valutazioni disciplinari.

Al centro c'è un caso avvenuto tra le mura del carcere nell'ottobre del 2018: un episodio di pestaggio ai danni di un detenuto di origine tunisine avvenuto proprio a San Gimignano. Agli agenti in servizio è contestato anche il reato di tortura. La sospensione e le indagini sono state disposte dal Dap, informato dalla Procura della Repubblica di Siena, la quale sta indagando sulla vicenda.

Stando a quanto riporta La Repubblica, il detenuto non ha mai denunciato il pestaggio e ha rifiutato di farsi visitare dai medici, probabilmente per paura. Il quotidiano racconta alcuni dettagli della dinamica dell'avvenimento: alla vittima sarebbero stati abbassati i pantaloni, sarebbe caduta e in quel frangente sarebbe stata picchiata. L'uomo, come detto, non ha denunciato, a farlo sono stati altri detenuti.

Questi hanno raccontato al quotidiano di esser stati a loro volta picchiati perché sorpresi a spiare il pestaggio. Inoltre avrebbero udito frasi denigratorie o, in alcuni casi, razziste nei confronti della vittima delle percosse. Le immagini delle telecamere sarebbero state d'aiuto agli inquirenti, mentre gli agenti indagati sarebbero nei guai anche per aver cercato di seppellire le prove. Dall'inchiesta emerge che potrebbe trattarsi di un episodio non isolato.

Il sindaco Marrucci e il deputato Cenni (PD): "Non voltiamoci dall'altra parte"

"Da troppo tempo la Casa di Reclusione di Ranza è abbandonata al suo destino, senza Direzione stabile e da mesi senza Comandante e Vice Comandante del corpo di Politia penitenziaria.

La nostra attenzione verso la struttura è alta da anni e anche in virtù di questa attenzione sono di recente arrivati alcuni nuovi agenti. Appena eletti, infatti, con la parlamentare Susanna Cenni e con l'assessore Daniela Morbis abbiamo denunciato questa situazione, le difficoltà di agenti e detenuti, le carenze infrastrutturali e chiesto interventi urgenti agli enti preposti. Richiesta sfociata in una esplicita lettera di misure urgenti al Ministro Bonafede.

La buona notizia è che il Ministero ci ha finalmente risposto e, oltre all’arrivo di alcuni agenti, ci ha comunicato che la vicenda del comandante di reparto sarebbe stata risolta in quanto tale funzione “è stata conferita ad un Commissario capo del corpo di Polizia penitenziaria” che, dalle vie infornali, sappiamo dovrebbe entrare in servizio da lunedì prossimo.

Tuttavia restano difficili le condizioni di vita e di lavoro all’interno della struttura, e la notizia di oggi di sospensione immediata dal servizio da parte del Dap di 4 agenti per episodi verso detenuti ci ferisce e ci rammarica. Confidiamo nella rapida verifica da parte della Magistratura e confidiamo nel corretto operato e nella professionalità degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nello svolgere il loro delicato lavoro e al tempo stesso chiediamo massima chiarezza nell’interesse di tutti. Non è un caso che da anni l'Amministrazione comunale ha individuato la figura del garante comunale dei detenuti, proprio per monitorare la situazione dei detenuti.

Così come torniamo a chiedere con forza che siano definitivamente affrontati i problemi di Ranza, dal sovraffollamento (il Ministero ci parla di 352 detenuti su 235 posti disponibili), al completamento della dotazione organica fino alla risoluzione definita della cronica assenza di una direzione stabile.

Per parte nostra continueremo a non voltarci dall’altra parte e a denunciare le inefficienze della struttura. Con la nostra parlamentare Susanna Cenni chiederemo subito una nuova visita alla Casa di reclusione." affermano il sindaco di San Gimignano Andrea Marrucci e il deputato PD Susanna Cenni in una nota congiunta.

Dal Sappe: "Niente da nascondere"

"Rispetto alla notizia di Agenti di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di S.Gimignano indagati per presunte violenze a detenuti invito tutti a non trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari. Noi confidiamo nella Magistratura perché la Polizia penitenziaria, a S.Gimignano come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere. L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto - lavoro svolto quotidianamente – con professionalità, abnegazione e umanità - dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Tanto per dire, negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri. Che sottolinea: “Noi del Sappe, così come tutti i poliziotti penitenziari, siamo adusi rispettare le sentenze definitive e solo di fronte a queste potremmo esprimere la nostra opinione. La presunzione d’innocenza è un caposaldo della nostra Costituzione ed è riferita a tutti i cittadini. Noi confidiamo con serenità nell’operato della Magistratura"

Il primo Sindacato dei Baschi Azzurri torna a sottolineare che “la Polizia Penitenziaria, a S.Gimignano e negli oltre 200 penitenziari italiani per adulti e minori, è formata da persone che hanno valori radicati, un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia suicidi di detenuti. Ripeto, non abbiano nulla da nascondere. Ma non si traggano giudizi affrettati senza aver atteso prima i doverosi accertamenti giudiziari”.

Uilpa: "Fatti gravi, fare chiarezza"

"Sono pesantissime le accuse mosse nei confronti di alcuni appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa di Reclusione di San Gimignano, motivo per il quale siamo i primi a chiedere agli inquirenti, nei quali riponiamo incondizionata fiducia, e ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di accertare con celerità i fatti realmente accaduti e fare chiarezza. Il Corpo di polizia penitenziaria è un'istituzione sana e da solo, o giù di lì, continua a reggere l'emergenza penitenziaria fatta di sovraffollamento detentivo, pesanti carenze di risorse umane, tecnologiche ed economiche e aggravata da una sostanziale assenza della politica. Gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, del resto, subiscono continue e gravi aggressioni ad opera dei detenuti, alla preoccupante media di 2 al giorno e le misure per contrastarle tardano ad avere il placet del ministro Bonafede. Il perdurare di tale situazione è inevitabilmente destinato alla degenerazione del sistema. Sia ben chiaro ogni illecito commesso da appartenenti al Corpo va individuato e perseguito, non solo perché lo impongono le leggi dello Stato, ma anche perché offuscano l'immagine di 37.000 donne e uomini dei baschi azzurri che con diuturna abnegazione garantiscono la legalità e l'umanità all'interno delle carceri" dichiara Gennarino De Fazio, della UILPA Polizia Penitenziaria.

Antigone: "Si arrivi alla verità"

Gaetano Gonnella, presidente di Antigone, ha dichiarato: "Nei casi di tortura l'accertamento della verità è una corsa contro il tempo. Una corsa che deve essere facilitata dalle istituzioni. Una corsa che richiede la rottura del muro del silenzio da parte di tutti gli operatori che hanno visto gli abusi e le violenze. In questo caso siamo rinfrancati dalla prontezza del lavoro della magistratura e dalla collaborazione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Chiediamo che a San Gimignano come a Monza si arrivi rapidamente alla definizione del processo nell'interesse della giustizia e della legalità."

SPP: "Si rischia di delegittimare la polizia penitenziaria"

“Spostare tutta l'attenzione mediatica sui presunti pestaggi di detenuti che sarebbero avvenuti nel carcere di San Gimignano-Siena è un'operazione che contiene il rischio di delegittimare tutto il personale di Polizia Penitenziaria degli istituti italiani che è già costretto a difendersi da mille attacchi dentro e fuori il carcere”. A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo evidenziando che “prima di esprimere condanne pesanti e definitive bisogna attendere il procedimento giudiziario. Dalla nostra esperienza sappiamo bene che solo il 5 per cento di inchieste analoghe con il coinvolgimento di colleghi si è risolto con condanne. Per questo noi siamo dalla parte del personale di San Gimignano, tra l'altro additato tutto come quello più violento d'Italia, fino a quando non ci saranno condanne, sollecitando la massima celerità per la conclusione delle indagini per non offrire altro tempo alla campagna denigratoria in atto attraverso i media”. “C'è sicuramente chi nel Governo, al Ministero, al Dap, ma più in generale nel Parlamento e in politica – aggiunge Di Giacomo – sottovaluta un aspetto: la delegittimazione del personale penitenziario, da una parte, rafforza i gruppi criminali e mafiosi che nelle carceri puntano al controllo totale e a proseguire l'attività impartendo ordini a quanti sono in libertà, come accade con i boss della mafia intercettati al telefono, oltre ad incrementare le aggressioni agli agenti, centomila volte maggiori del “caso San Gimignano”; dall'altra, equivale alla resa incondizionata dello Stato. Purtroppo dal nostro osservatorio, dalla visione di chi lavora quotidianamente negli istituti penitenziari, giungono segnali sempre più allarmanti che rivolte, liti, ritrovamenti di telefonini e sim, droga, armi contundenti confermano, circa una situazione che vede gruppi di carcerati approfittare dell'indebolimento dell'autorità imponendo la loro autorità. È questa una fase ancor più delicata – dice il segretario del S.PP.: - in quanto vede il nuovo Governo intensificare la “politica del buonismo” avviata con il precedente Governo che oltre ad estendere il sistema delle celle aperte aveva previsto persino le “celle per l'amore”. Noi – conclude Di Giacomo – non consentiremo di “macellare” i nostri colleghi avvertendo che le conseguenze sono quelle di portare lo Stato al “macello”.

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