Dopo la serata di ballottaggio, con la cronaca puntuale di quanto avveniva nei comitati elettorali di Simone Giglioli e Michele Altini, è tempo di analizzare il voto a San Miniato dopo la vittoria del candidato di centrosinistra.
Partiamo dal dato finale: Giglioli ottiene il 58.5% delle preferenze, con 7.090 preferenze, Michele altini si ferma 5.029. Il confronto con il primo turno parla di un calo di votanti da 16.001 a 12.436, più di 3.500 voti che mancano all'appello. Paradossalmente sono quasi il numero dei votanti della contendente mancante, ovvero Manola Guazzini, che raggiunse al primo turno circa 3.400 voti.
Nonostante il calo delle presenze, Simone Giglioli mantiene quasi invariato l'appoggio ottenuto al primo turno, con 84 voti in più. Fa di meglio Altini, che partendo da 4.865 voti ne ottiene 5.029, anche se non bastano per diventare un avversario realmente temibile. Giglioli come detto tiene botta, ma Altini fa di meglio, in un comune in cui il centrodestra non ha mai davvero sfondato. Quindi anche la sicurezza dell'elettorato radicato non potrà bastare nei prossimi appuntamenti per il centrosinistra.
Il raffronto con il 2014 è sconvolgente a livello di voti: Vittorio Gabbanini prese il 61,75% dei voti per la riconferma nel 2014, con un totale di 9.410 voti. Il centrosinistra ha perso oltre 2mila voti alle comunali, e il dato dovrà far pensare il Partito Democratico nonostante la vittoria.
Scandagliando le sezioni, Michele Altini raggiunge la vittoria in due sezioni del centro storico, la 2 e la 3, in una di Ponte a Egola e in un'altra di San Donato. Quattro su ventisei. Giglioli vince sul filo di lana nella sezione 4 (5 voti di scarto) e nella 18 (2 voti di scarto), rispettivamente centro e Stibbio. Il risultato migliore di Altini è il 56.91% nella sezione 3 del centro storico, Giglioli invece stravince a Balconevisi, dove vive, con il 71,35%. Il resto delle frazioni (San Miniato Basso, Isola, Ponte a Elsa, La Serra, Cigoli, Corazzano, ecc) sono solidamente in appoggio al neosindaco. Parliamo di un consenso oltre il 60%.
In conclusione, nonostante si ripeta costantemente e a ragione che le elezioni comunali devono essere considerate in modo diverso rispetto alle politiche, l'influenza dei 'due Matteo' tra il 2014 (Renzi) e il 2019 (Salvini) ha spostato un numero considerevole di voti: la prima volta ingrossando il consenso già stabile del centrosinistra, la seconda volta portando il centrodestra a numeri da principale opposizione, con tanto di ballottaggio.
Elia Billero
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