È un gran bel Giro: l'Empolese Valdelsa fa festa ed è il vero vincitore

(foto Francesco Sgherri per gonews.it)

Fucecchio non poteva chiedere di meglio alla seconda tappa del Giro d’Italia, la prima in linea. Ha vinto Pascal Ackermann dopo una volata scenografica in via Mattei e una corsa non troppo difficile, ma comunque impegnativa.

Forse poteva portare più fortuna al più acclamato di tutti ovvero Vincenzo Nibali – “Il 26 maggio vota Nibali” recitava uno striscione già storico – ma a livello di spettacolo non c’è stato niente da recriminare.

Si sperava nella giornata perfetta per lo Squalo, di casa da queste parti. Il San Baronto è la via dell’orto ma, nonostante una buona azione della sua squadra, Nibali non ce l’ha fatta a trionfare. Bella prova invece per il talento castellano Sbaragli, che ha concluso nono e che domani saluterà la sua Castelfiorentino.

Peccato per Elia Viviani, il campione italiano è stato battuto sul filo di lana da quello tedesco, aggiungendo un nuovo volume alla letteratura della lotta italo-teutonica, in continuo aggiornamento.

La maglia rosa è rimasta allo sloveno Primoz Roglic, che in conferenza stampa è stato il ritratto del realismo: “So che ci saranno tappe per velocisti e che la maglia rosa potrebbe essere momentanea, ma sogno di poterla tenere a Verona”.

E di sogno ha parlato anche Ackermann, con un sorriso a trentadue denti che lo ha reso ancor più giovane dei suoi venticinque anni. È ancora presto per trarre conclusioni, si può sempre aspettare l’ultimo istante proprio come ha fatto il tedesco: “Negli ultimi 250 metri nessuno attaccava, quindi l’ho fatto io…”.

Il paesaggio sinuoso della Toscana non ha creato problemi, così come la pioggia, che pure si è fatta sentire soprattutto a inizio tappa. Non sono mancati inconvenienti (sfortunatissimo Nizzolo, che aveva pure il suo fan club all’arrivo), ma solo ciclisticamente parlando. Non ci sono stati scossoni, lo spettacolo si è concentrato nell’ultimo chilometro e tutt’intorno al Giro.

Montelupo, Montespertoli, Empoli, Capraia e Limite, Vinci, Cerreto Guidi e Fucecchio hanno risposto presente. L’Empolese Valdelsa si è riempito di persone al bordo della strada per scorgere, anche solo per un secondo, i propri beniamini sulle due ruote.

Va da sé che da qualche anno a questa parte il feeling col ciclismo è leggermente scemato rispetto alla fine degli anni Novanta e all’inizio del Duemila ma il Giro – sembra retorica ma è la verità – ha qualcosa di magico. C’è chi si riscopre appassionato e ricorda i tempi andati o i campioni che aveva nelle biglie. Questa magia porta sempre al passato, fa da macchina del tempo: è impossibile pensare al ciclismo senza premere il tasto rewind.

La tappa era dedicata al grande Bartali, si arrivava nella città di Indro Montanelli, si potevano scorgere – lontani o vicini per l’immancabile selfie – ex atleti come Bettini o Garzelli. Ma qui del ciclismo di un tempo è rimasto solo l’odore, se si escludono gli abiti vintage di qualche fan appostato al limitare della corsa.

L’arrivo del Giro è parsa per qualcuno più un’opportunità che un vero e proprio impeto di passione, se si vuol trovare un lato negativo. Lo è stato per chi lo ha sfruttato per farsi pubblicità, per chi chiedeva l’accredito ma senza alcuna credenziale, per chi lo ha usato con scopi politici. Lo è stato anche per chi non sapeva i nomi dei ciclisti ma ha sgomitato all’arrivo della carovana perché aveva urgente bisogno dei gadget rosa brandizzatissimi.

Ma in un giorno del genere è davvero difficile essere pessimisti o sferzanti: lo spettacolo di pubblico è stato entusiasmante, lo testimonia la fotogallery. In un momento in cui l’apertura verso gli altri è tremendamente svalutata, un miscuglio di lingue e proveniente differenti ha avvolto Fucecchio e le terre limitrofe.

Si è riscoperto il senso di comunità? L'Empolese Valdelsa è stato il centro del mondo? Non esageriamo nel dare al Giro le sfaccettature e le valenze che non ha. Diciamo solo che è stato bello.

Il ‘colore’, dunque, non è affatto mancato: a Fucecchio solo il cielo non si è tinto di rosa. Certo, ogni tanto si è vista qualche altra sfumatura, a ricordare che tra una settimana una nuova corsa animerà la città, senza bici ma con i cavalli. Però quella è un’altra storia.

Gianmarco Lotti

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