Stefano Leo e Idy Diene, vittime innocenti del loro sorriso?

Due uomini con problemi psicologici vanno in strada e uccidono il primo che capita. Entrambi hanno dichiarato che avrebbero voluto togliersi la vita, ma poi cambiano idea e rivolgono l'arma verso un'altra persona. Stiamo parlando di due casi di cronaca paralleli. Il 'delitto dei Murazzi', a Torino e l''omicidio di Ponte Vespucci' a Firenze. Stefano Leo è stato ucciso lo scorso 23 febbraio a Torino ai Murazzi. Per settimane movente e assassino sono rimasti sconosciuti. Si è pensato a una rapina finita male, a un segreto inconfessabile, alla lite per una foto. Le immagini di videosorveglianza avevano ripreso un uomo incappucciato e su di lui si concentravano le ricerche. Domenica 31 marzo, Said Machaouat si è costituito. Stando alle cronache avrebbe confessato di aver pensato di togliersi la vita, per poi cambiare idea e decidere di uccidere anziché uccidersi, per vendicarsi di ciò che nella sua vita non aveva funzionato.

È a questo punto che non può che tornare in mente il caso di Roberto Pirrone, che il 5 marzo 2018 uccise Idy Diene sul Ponte Vespucci a Firenze. Il 65enne ex tipografo, dichiarò agli inquirenti di aver pensato al suicidio per gravi problemi economici, per poi decidere di uccidere qualcuno, il primo capitato, per finire in carcere e liberarsi dei problemi economici e per non gravare più sulla famiglia. In casa sua in Oltrarno fu trovato un biglietto indirizzato alla figlia in cui dichiarava di non farcela più. Dopo aver scartato una mamma con un bambino in braccio, rivolse la pistola verso una persona innocua, il senegalese Idy Diene, e aprì il fuoco uccidendolo. Da subito gli inquirenti hanno escluso i motivi razziali e l'appartenenza di Roberto Pirrone a gruppi estremisti. Ipotesi poi confermata nelle motivazioni del giudice Sara Farini che lo scorso 7 gennaio ha condannato per omicidio volontario a 16 anni, in rito abbreviato.

Nel caso di Roberto Pirrone, l'assassino vede una persona innocua su Ponte Vespucci, e le spara. Nel caso di Torino, Said Machaouat ha confessato agli inquirenti di aver atteso una ventina di minuti prima di accoltellare la sua vittima. Avrebbe osservato i passanti, i loro volti, le loro espressioni. Avrebbe dichiarato di aver deciso di uccidere un altro giovane, uno con tutta la vita davanti, spezzando quella vita. Stefano Leo avrebbe commesso l'errore di sorridere al suo assassino, e per questo sarebbe stato ucciso. Said Machaouat, 27enne di origini marocchine  con problemi di emarginazione, un matrimonio finito, senza una casa né un lavoro, punta Stefano Leo e lo colpisce da dietro, accoltellandolo. Anche in questa vicenda, che per il momento è al vaglio degli inquirenti, non sembra che alla base ci siano motivi razziali, ma anche in questo caso come il 5 marzo 2018, alcuni ipotizzano che Machaouat abbia ucciso Leo perché italiano. Resta il fatto che gli inquirenti in conferenza stampa hanno ammesso di aver sentito un brivido lungo la schiena per la motivazione data da Said, ma è ancora tutto da decidere.

Roberto Pirrone, appassionato di armi, usò una pistola e fu arrestato il giorno stesso dell'omicidio. Said Machaouat ha usato un coltello che dopo l'omicidio ha nascosto in una cabina dell'elettricità. Scappa, ma dopo 40 giorni si costituisce, affermando di aver paura di fare altri guai, forse roso dai rimorsi.

Potrebbe esserci un parallelismo tra i due casi? Ne parliamo con la criminologa di Radio Lady Giulia Meozzi.

"Penso che il parallelismo ci possa essere, anche se l'età degli assassini è diversa. Alla base però, per entrambi, c'è un'insoddisfazione profonda per la propria vita, un profondo dolore e una non forza di reagire, se non attraverso il gesto più estremo.

Roberto Pirrone aveva problemi economici, ma anche Said Machaouat era senza lavoro, due emarginati della nostra società, tant'è che per gli assassini, vedere queste due persone 'innocue', apparentemente tranquille e felici, li ha messi nella condizione di commettere il gesto più estremo. La felicità dell'altro come causa di odio e violenza. Sicuramente c'è da fare un'analisi complessa sul nostro tempo, sulla nostra società, che secondo me è parte in causa in questo tipo di delitti. Dieci anni fa omicidi con questo tipo di movente, non sarebbero mai esistiti, sono sicuramente frutto della società attuale."

Ha sottolineato la diversa età di Pirrone e Machaouat...

"Said Machaouat, giovane con tutta la vita davanti, ha sicuramente ritenuto questo un fattore determinante per fare quello che ha fatto. Dall'altra parte abbiamo Pirrone, 65 anni, con la vergogna che a quell'età non aveva soldi per potersi mantenere. Siamo ai due estremi, ma il fine è stato il medesimo. Due rette parallele che si sono poi incontrate."

Molte persone, sui social, dichiarano di avere paura. Potrebbe esserci rischio di emulazione?

"Siamo in un'epoca in cui l'emulazione la fa da padrona. Indipendentemente che il fatto da emulare sia negativo o positivo, l'importante, purtroppo aggiungerei, è che se ne parli."

Chiarastella Foschini

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