Ieri qualcuno aveva deciso di celebrare il centenario della fondazione dei Fasci di Combattimento, ma probabilmente nessuno se lo era segnato sul calendario perché quella piazza era pressapoco vuota. Un'altra piazza, invece, ha raccolto circa 5mila persone sotto un'unica bandiera: quella dell'antifascismo. È questa la fotografia di quanto accaduto a Prato, è questo il racconto di una piazza che avrebbe dovuto autocelebrarsi, ma che a malapena si vedeva, e di un'altra che nata come voce 'dissonante' contro quella ha finito per rubargli la scena.
Dopo giorni di polemiche contro una manifestazione che solo le autorità non hanno interpretato come una chiara 'apologia di fascismo', Forza Nuova ha saputo mobilitare appena un centinaio di persone nonostante avesse occupato i giornali di tutto il paese: nel punto più alto di notorietà del movimento, il punto più basso della sua azione politica. Insomma una figuraccia. L'altra piazza, invece, ha mostrato che in Italia la capacità di mobilitazione dell'antifascismo è più forte, mentre il fascismo è solo lo sfiato di un passato sepolto.
Ma purtroppo non c'è molto da esser lieti: ad aver perso ieri sono state le istituzioni. Una manifestazione tenuta nel giorno (simbolico) del centenario dei Fasci di Combattimento da un movimento come Forza Nuova non lascia spazio a interpretazioni giuridiche: è 'apologia di fascismo' e andava vietata. La presidente dell'Anpi Prato lo aveva richiesto, diffidando il Prefetto sulla possibilità di ricorrere alla giustizia per accertare che non vi siano configurati reati, ma non è stata ascoltata.
E la manifestazione si è tenuta, le croci uncinate hanno sventolato e quella parola, "ebreo", gridata senza pudore contro il giornalista Gad Lerner, è un pugnale nel cuore della memoria, una pagina della nostra costituzione strappata sotto gli occhi delle istituzioni. Se il prefetto Rosalba Scialla che ha permesso la manifestazione ha o meno responsabilità giuridiche lo deciderà la magistratura, ma da cittadino ritengo debbano essere richieste immediatamente le sue dimissioni. E sarebbe altrettanto opportuno che il Ministro dell'Interno Matteo Salvini si esponga pubblicamente su quanto accaduto.
A lasciare sbigottiti sono le giustificazioni all'autorizzazione. Il Prefetto si fa scudo dietro una "analisi tecnica" per la quale la manifestazione "agli atti non è la celebrazione del centenario del fascio ma la lotta all'immigrazione clandestina". Forza Nuova, infatti, avrebbe presentato tra le motivazioni ufficiali della manifestazione quella della protesta contro il fenomeno migratorio incontrollato. E come è possibile notare molte delle locandine firmate da FN presentano un chiaro riferimento al centenario, ma non quella pratese:
Ma davvero basta questo per aggirare una legge? Peraltro in basso al centro c'è un simbolo con il numero 100 all'interno di una coroncina d'alloro anche nella locandina pratese che non crediamo sia un omaggio ad un noto brand di abbigliamento. Insomma nascondere dietro profili 'tecnici' il chiaro intento della manifestazione è grave, oltre a prendere in giro l'intelligenza delle istituzioni e dei cittadini. Il Prefetto si giustifica dicendo che "il comitato non è un organo decisorio", ma che si deve attenere "agli atti depositati nella richiesta dei manifestanti". Ma gli 'elementi tecnici' per vietare la manifestazione, c'erano e come: sono scritti nella XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, nella sua applicazione normativa detta 'Legge Scelba' e nella recente Legge Mancino.
Atteniamoci alle norme. La Legge Scelba, applicazione normativa della XII Disposizione transitoria che vieta "la ricostituzione del partito fascista in qualsiasi sua forma", specifica chiaramente che è punibile "chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche dell'Art 1", il quale stabilisce che "si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone [...] persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista". E infine si specifica che "chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste" è punibile. Mi sembra che queste parole siano esaustive e che Forza Nuova entri di diritto nella casistica. E se non fosse sufficiente la recentissima Legge Mancini punisce la "propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, e l’esaltazione di esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche".
Ecco i riferimenti normativi, 'tecnici', che il comitato per l'ordine pubblico non ha voluto leggere. Come è possibile non considerare 'apologia di fascismo' una manifestazione di un gruppo che esprime con orgoglio l'appartenenza a quell'universo culturale e per giunta nel giorno simbolico del Centenario dei Fasci di Combattimento? La manifestazione lascia poco spazio all'interpretazione giuridica, anzi sarebbe da inserire nella Legge Scelba come suo esempio applicativo. Così non ha ritenuto il Prefetto, e di questa decisione ne dovrà dar conto.
"Abbiamo applicato la legge e abbiamo garantito i diritti sanciti dalla Costituzione di manifestare e di esprimere la propria opinione", queste le parole del Prefetto, parole che hanno un amaro sapore di passato, interpretazione della libertà come "libertà negativa" (avrebbe detto Polany), ossia libertà dai doveri: la domanda è, il fascismo ha diritto di utilizzare diritti acquisiti con la Costituzione per affermarsi? Il testo costituzionale sembra escluderlo, ma la magistratura al riguardo è sempre stata fin troppo prudente.
E in effetti il problema viene da lontano, da molto lontano: la Legge Scelba non è mai stata applicata, tanto che fino al 1993 esisteva un partito che si chiama Movimento Sociale Italiano, che partecipava alle elezioni, entrava in Parlamento e non faceva mistero della sua ideologia neofascista. E anche qui si trattava di una 'valutazione tecnica'. Lo era anche l'azione di svuotamento da parte della magistratura del DLL del 27 giugno 1944 N.159 , quello sull'epurazione, che formulato in modo difettoso risparmiò moltissimi criminali fascisti dalla prigione; ed era un'interpretazione giuridica anche l'applicazione delle 'cause ostative' del decreto sull'amnistia del 1946: chi aveva commesso "sevizie particolarmente efferate" non rientrava nella casistica, ma con un fantasioso calembour giuridico non si considerarono "efferate" torture disumane, tra cui "la torcitura dei genitali", "l'applicazione di un cerchio di ferro alla testa che veniva gradualmente ristretto", lo stupro da parte di tutti i commilitoni di una partigiana bendata perché "non costituisce sevizie, ma solo la massima offesa all'onore della donna", o ancora il fatto che se la tortura "non fosse tale da provocare lesioni o estorcere confessioni" non fosse considerata sevizia, stabilendo di fatto che la resistenza fisica e morale del seviziato esonerasse dalle sue responsabilità il seviziatore. Infine è da ricordare una delle pagine politicamente più vergognose, la sentenza del 26 aprile 1954, quando di fatto si riconobbe l'RSI come "governo legittimo", e la fucilazione dei partigiani considerati "non belligeranti", come frutto di un ordine militare e di conseguenza non "punibile a titolo di omicidio". Insomma anche queste erano 'interpretazioni' della legge, ma la sensazione è che tra la valutazione tecnica e quella politica, il confine sia sbiadito.
Ritorniamo quindi alla domanda precedente: il fascismo ha diritto di utilizzare le libertà acquisite con la Costituzione per affermarsi (contro di essa)? Ebbene questo è un giudizio personale: la Costituzione è certo un documento giuridico, ma è anche un documento politico, una legge delle leggi che stabilisce i termini di un sovraordinamento superiore a qualunque valutazione tecnica e a qualunque normativa giuridica. Anzi la grandezza del nostro testo costituzionale sta proprio in queste gerarchia delle leggi. Quei valori sono alla base del patto fondativo di questo paese, e in questo patto non c'è spazio per il fascismo: usare la legislazioni e le libertà acquisite per giustificare la mano leggera verso i rigurgiti di fascismo è un'offesa.
I tempi cambiano, ma l'applicazione della Costituzione in senso antifascista sembra essere un tema ancora aperto, un tema che intreccia politica e ordinamento giudiziario, un tema che dimostra come molti non si siano ancora liberati di questo fardello della storia (e lo dimostra anche le vaste polemiche sulla figura di Mussolini). Solo pochi anni fa la Corte d'Appello di Milano ha assolto due esponenti di Casapound per aver fatto il saluto romano in quanto, torcendo e manipolando la Legge Scelba, il loro gesto è "commemorativo", cioè "non è chiaro se il loro comportamento abbia superato il confine della commemorazione per giungere alla condotta diffusiva", mentre ieri appunto i neofascisti hanno potuto manifestare in piazza la loro 'commemorazione' del 1919. E questi sono solo alcuni dei frequenti casi che avvengono in Italia, dalle manifestazioni di vario tipo alla semplice vendita di gadget inneggianti il Duce. Ma le cosiddette 'valutazioni tecniche' non sono più ammissibili e il legislatore, a cento anni dalla costituzione dei fasci, dovrebbe definitivamente sciogliere ogni riserva.
Giovanni Mennillo
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