Sono bravissimi a capire i segreti dell’organizzazione delle comunità degli insetti sociali tanto da spodestarli per sfruttarli e manipolarli. Sono gli inquilini, una specifica categoria di parassiti che possono aiutarci a comprendere meglio le strategie attuate dagli insetti sociali per il successo della specie e che per questo rappresentano un ottimo modello di studio per capire come funziona ed evolve il loro comportamento sociale. Lo spiega lo studio del gruppo di ricerca del Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, coordinato da Rita Cervo, pubblicato sulla rivista scientifica Philosophical Transaction of the Royal Society B (“Inquiline social parasites as tools to unlock the secrets of insect sociality”).
“Le società create dagli insetti sociali sono organizzazioni estremamente complesse e altrettanto efficienti - racconta Cervo, docente di Zoologia -. Il loro successo si basa, fra l’altro, su capacità organizzative e comunicative che non conosciamo fino in fondo”.
“Il modello dell’inquilino è utile per vari motivi- spiega Alessandro Cini, dottore di ricerca Unifi e membro del team -. L’inquilino riesce a mettere in atto efficaci strategie evolutive per sfruttare l’ospite quando entra in contatto con la colonia della specie ospite, fornendo al ricercatore interessanti spunti di ricerca. Inoltre, inquilini e ospiti sono spesso strettamente imparentati, il che facilita il confronto tra le due specie e la comprensione di come il parassita riesca a sfruttare l’ospite. Infine, i parassiti inquilini si sono evoluti in molte specie di formiche, vespe e api, ed è possibile quindi carpire i segreti di società così diverse fra loro”.
“Gli insetti sociali svolgono compiti essenziali ai nostri ecosistemi - commenta Cini -. Oltre alle formiche, vere e proprie tuttofare, conosciamo bene il ruolo delle api, importanti per l’impollinazione, mentre siamo meno consapevoli di quello delle vespe, che da predatrici tengono sotto controllo le popolazioni di insetti nocivi. Capire quali sono gli elementi cruciali alla base del grande successo ecologico di queste società di insetti - conclude il ricercatore - potrà aiutarci a proteggerle”.
Fonte: Università di Firenze - Ufficio stampa
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