Molto atteso anche lo spettacolo In nome del Padre di e con Mario Perrotta in programma martedì 26 febbraio al Teatro del Popolo di Castelfiorentino.
Perrotta veste i panni di tre uomini diversi e dedica ai padri il primo capitolo di una trilogia sulle mutazioni delle famiglie millennials e su quanto resta in loro di universale ed eterno. Illuminante il supporto psicanalitico di Massimo Recalcati che ha contribuito alla stesura della drammaturgia.
Una possibile rilettura della trinità familiare – padre, madre, figlio/figlia – per questo spettacolo, un assolo colmo di tensione che lo vede dare voce a tre padri, primo tassello di – pensiamo – un’ipotetica famiglia tipo, moderna, smembrata nelle sue parti. Perrott, l’interprete, è solo nell’ampio spazio circolare del teatro, quasi una specie di arena, del luogo che per un’ora e mezza riempie con la sua fisicità e la sua bravura. Scritto dallo stesso attore, il testo nasce anche dalla consulenza drammaturgica di uno psicoanalista come Massimo Recalcati, da sempre studioso dei meccanismi su cui si regge la famiglia e sulla strada, spesso inquietante se non proprio dolorosa, che devono percorrere i genitori, sovente esclusi dal mondo dei figli, chiusi in una stanza reale o ideale dove è impossibile per chiunque entrare, a maggior ragione per chi come il padre incarna o perlomeno incarnava il principio di autorità.
Perrotta dà voce a tre tipologie paterne, un padre di cultura semplice, amante della musica; un padre colto, che non riesce a superare i silenzi del figlio; un padre che potremmo definire amicone, mai cresciuto, che ama andare in discoteca accompagnando la figlia e le sue amiche, che temono voglia mettere loro le mani addosso.
Questi tre padri si sentono spiazzati dal silenzio e dalla volontaria solitudine dei figli. Fanno riferimento allo psicoanalista a sua volta apparentemente impotente di fronte a questa cosa da gestire che cerca – non lo vediamo mai in scena, le sue parole e teorie sono riportate a modo loro dai padri – attraverso l’esperienza e le parole di questo allontanamento progressivo e così numeroso e inspiegabile che attanaglia molta gioventù. Certo alla base di tutto c’è un principio di autorità che non si accetta più, che non si riconosce più da parte di questi figli che cercano di chiudere tutti i buchi neri che li metterebbero di fronte alla realtà.
Calato con forza in questo magma che gli pone più di un interrogativo, Perrotta non cessa di domandarsi, oggi, quale sia il modo di imparare davvero a essere padri fino in fondo.
Fonte: Ufficio stampa
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