Arresto illegale e false accuse ai danni di un giovane: condannati due vigili

Due agenti della polizia municipale di Firenze sono stati condannati in Cassazione per un arresto illegale avvenuto 10 anni fa nel capoluogo toscano. I due agenti sono stati condannati anche per lesioni personali aggravate dall'abuso di autorità, per aver "ammanettato il ragazzo e sbattuto con la schiena contro un muro, poi a terra in posizione prona".

Da quanto si apprende il giovane aveva alzato un braccio e detto una parolaccia, per protesta, contro la loro macchina di servizio che stava per investirlo mentre andava in stazione a prendere il treno.

La sera del 10 ottobre del 2009, Marco P., questo il nome della vittima, veniva portato negli uffici della polizia municipale di Firenze e trattenuto per circa due ore. Per 'giustificare' il loro comportamento i due vigili scrissero un verbale di accompagnamento e identificazione contenente "false attestazioni" e una comunicazione di notizia di reato accusando il giovane "della commissione di reati, pur sapendolo innocente".

Senza successo i due imputati hanno fatto ricorso alla Suprema Corte contro la pena - la cui entità non è nota - decisa dalla Corte di Appello di Firenze nel novembre 2016 che aveva mitigato la sentenza di primo grado concedendo ai due vigili le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti e i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel casellario giudiziario.

La ricostruzione dei fatti

Ecco i fatti descritti dai supremi giudici nella sentenza 7327 depositata oggi. Marco P. da piazza Libertà stava andando alla stazione di Santa Maria Novella per prendere un treno locale alle 22.08 e "mentre si accingeva ad attraversare il viale di scorrimento, affacciandosi tra le vetture parcheggiate, veniva sorpreso dal sopraggiungere di una vettura bianca a velocità sostenuta che faceva una curva larga e lo costringeva a ritrarsi". Il giovane "aveva alzato il braccio imprecando in direzione del veicolo per poi completare l'attraversamento" quindi "sentito uno stridio di freni" si accorge che la macchina aveva fatto inversione costringendolo a fermarsi".

A questo punto, Marco P. "veniva afferrato da dietro" da un vigile mentre l'altro scendeva dall'auto e solo in quel momento si accorse "che si trattava di agenti della polizia municipale". Veniva immobilizzato, gli veniva tolto il telefono e intimato di non rispondere alla chiamata della ragazza che lo stava aspettando, era poi trasportato al Comando dei vigili dove "veniva perquisito e trattenuto in camera di sicurezza". Per la Cassazione il verdetto di appello è "esauriente ed esaustivo" e spiega perchè è stato dato credito alla versione del giovane a fronte dei "contrasti e distonie" nei quali erano incorsi gli imputati durante il dibattimento. I reclami dei due vigili sono stati dichiarati inammissibili. Ciascuno di loro dovrà versare duemila euro alla Cassa delle ammende e duemila per le spese legali della difesa del ragazzo che ha subito l'arresto.

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