Davide Enia al Teatro Era racconta gli sbarchi a Lampedusa con 'L'abisso'

La Stagione del Teatro Era (Pontedera) sabato 16 febbraio alle 21 presenta uno dei momenti più toccanti tra le proposte teatrali realizzate in questi anni: Davide Enia con il gesto, il canto, il “cunto” nel nuovo lavoro “L’Abisso” affronta infatti il mosaico del tempo presente, la crisi sociale e culturale profonda, e racconta ciò che sta accadendo a Lampedusa, punto di incontro tra geografie e culture differenti. Lampedusa appare come metafora di un naufragio, personale e collettivo. Enia attinge ai suoi “Appunti per un naufragio” (Premio Mondello 2018) per raccontare un’esperienza indicibile: lo spaesamento, la sofferenza e la rabbia che affiorano di fronte alla tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo.

“Il primo sbarco l’ho visto a Lampedusa assieme a mio padre – spiega l'attore e autore -. Approdarono al molo in tantissimi, ragazzi e bambine, per lo più. Io era senza parole. Era la Storia quella che ci era accaduta davanti. La Storia che si studia nei libri e che riempie le pellicole dei film e dei documentari. Ho trascorso molto tempo sull’isola per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Rispetto al materiale che avevo precedentemente studiato, in quello che stavo reperendo di persona c’era una netta differenza: durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli. In più, ero in grado di comprendere i silenzi tra le sillabe, il vuoto improvviso che frantumava la frase consegnando il senso a un’oltranza indicibile. In questa assenza di parole, in fondo, ci sono cresciuto. Nel Sud, lo sguardo e il gesto sono narrativi e, in Sicilia, «‘a megghiu parola è chìdda ca ‘un si dice», ovvero la miglior parola è quella che non si pronuncia.

"Quanto sta accadendo a Lampedusa non è soltanto il punto di incontro tra geografie e culture differenti. È per davvero un ponte tra periodi storici diversi, il mondo come l’abbiamo conosciuto fino a oggi e quello che potrà essere domani. Sta già cambiando tutto. E sta cambiando da più di un quarto di secolo”. Davide Enia

Fonte: Ufficio stampa

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