Ogni delitto matura sempre nella metà oscura che c’è in tutte le cose. Anche i luoghi hanno una loro metà oscura. Nel nostro caso lo scenario è meraviglioso: siamo nella culla dell’arte, nel cuore di Firenze, dove di oscuro apparentemente c’è ben poco. Ma la città Toscana è stata fin dall'antichità, intrisa di ombre e di misteri. Dicevamo che siamo a Firenze, subito dietro il Duomo, a due passi da piazza della Signoria, precisamente in via del Proconsolo. Ed è qui che ha sede un negozio di articoli sacri e libri di contenuto religioso: la storica libreria Manuelli, attiva dal 1980. Si trova al piano terra di un palazzo di proprietà della Curia Arcivescovile di Fiesole. È il 24 marzo 1995, ed è proprio in quella libreria che si consumerà un orrendo e misterioso delitto. Potremmo quasi definirlo perfetto: l’assassino svanisce nell'ombra senza lasciare tracce, l’arma del delitto non verrà mai ritrovata. Dal negozio niente è stato rubato, anzi, regna un ordine quasi innaturale per quello che è accaduto.
Ma partiamo dall'inizio: Gianfranco Cuccuini ha sessantacinque anni, è un tipografo d’arte in pensione, ha una moglie e due figli. Vive a Sesto Fiorentino, ed è la tipica brava persona, tranquilla, precisa e metodica. Quel venerdì del 24 marzo 1995, Gianfranco non doveva essere a lavoro. Andava in libreria soltanto due/tre volte a settimana per arrotondare la pensione, ma mai di venerdì. Invece quel giorno, per sostituire la padrona, si reca nella centralissima via del Pronconsolo. Sicuramente alle 8.20 Gianfranco è già in negozio, perché proprio dalla copisteria di fronte, viene visto sistemare le bacheche della libreria. È invece alle 8.30 che viene visto, di spalle, insieme ad una persona con i capelli lunghi e con un giubbotto chiaro demodé. È un uomo o una donna? Nessun testimone saprà dirlo con certezza. È il suo assassino? Non lo sappiamo, e forse non lo sapremo mai. L’unica, se di certezze vogliamo parlare, è l’orario della morte. Perché alle 8.45 Don Sergio, passato dal negozio per prendere le ostie, scopre il cadavere di Cuccuini. Quindi, il tutto è stato compiuto in un brevissimo lasso di tempo che va dalle 8.30 alle 8.45. Un orario decisamente insolito per un delitto in pieno centro.
L’autopsia stabilirà che sono state ben 27 le coltellate inferte sul corpo della vittima. Il delitto è stato commesso con un’arma bianca, probabilmente un tagliacarte ben affilato ed usato con forza, vista la profondità e la reiterazione dei colpi. Due quelli mortali: al polmone ed alla nuca. Tutti gli altri invece, sono stati inferti quando il corpo era già a terra. Il cadavere verrà ritrovato in posizione prona, in un lago di sangue. La dinamica dell’evento lasciò ipotizzare che la vittima fosse quasi inginocchiata quando fu colpita. Questo ci aiuta a capire perché, nonostante tanta violenza, tutto fu ritrovato in ordine, sulle pareti non furono trovati schizzi di sangue, e sulle braccia dell’uomo, nessuna tipica ferita da difesa. Tale accanimento fece pensare alla furia di un folle, o ad un delitto passionale, visto l’impeto e l’aggressività dei colpi inferti. Ma dal passato del Cuccuini non emerse niente. La vittima rivelò di avere raffinati interessi e non passioni effimere, si dedicava infatti, all'arte, alla musica classica ed al teatro.
Ma allora chi uccise Gianfranco Cuccuini? E perché lo fece? Sono passati 24 anni ed ancora nessuno è riuscito a rispondere a questi interrogativi. Così, per scrivere un finale ad una vicenda che finale non ha, mi affido ad una frase di Edgar Allan Poe, perché in effetti questo, poteva essere un suo racconto: “Così l’essenza del crimine rimane avvolta nel mistero”.
Giulia Meozzi
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