Nella soffitta di una villa fine Ottocento: la villa Mannelli, posta alla Madonna dei Boschi in cima alla costa del Ponte a Egola, da un baule inesplorato, è saltata fuori una documentazione, appartenente a all’ Ing. Paolo Vallini che ringraziamo, di centinaia di copia-lettere commerciali: ordini di acquisto e di vendita, ricevimento di merci, rapporti con istituti di credito: Credito Toscano, Cassa di Risparmio di San Miniato, Banco di Napoli, transazioni di vario genere.
Insieme al fascino di una calligrafia vergata con pennini e inchiostri e carte copiative dal nero al celeste, si sono materializzate partite di vacchette, di cuoi, di glucosio cristallino, di tannini. Seguendo quelle tracce si è viaggiato, oltre il nostro Valdarno, per gran parte della Toscana da Firenze, Bagni di Lucca, Siena e Grosseto e attraverso la penisola e oltre. Dai porti di Livorno, Napoli, Genova, Marsiglia, giungevano, negli anni della Bella Epoque e Liberty, a Ponte a Egola e a Santa Croce, partite di pelli di China, di Madras, di Buenos Aires, Calcutta. Decine di imprenditori artigiani, sono segnati nei loro rapporti di acquisti e di vendite, con città come Terni, Napoli, Ferrara, Verona, Marcianise, Alessandria, Milano, Caserta, tanto per citarne alcune. Si trovano già in quegli anni i nomi dei pionieri della concia come i Marianelli, Matteucci, Dani, Benedetti, Giusti, Calvetti, Valori di Ponte a Egola, e Cerrini, Lapi, Duranti, Riccioni, Baldacci ed altri di Santa Croce.
Sono testimonianze cartacee, in carta velina delicata e intrigante, di rapporti commerciali e umani, notazioni sulla precarietà dei tempi e la solidità delle amicizie. Le carte coprono due periodi distinti: gli anni immediatamente prima della Grande Guerra e un dopo guerra, primi anni venti, che da noi paiono anticipare la grande depressione del 1929. In una copia-lettera del 10 dicembre del 1922, firmata Luigi Mannelli, inviata alla ditta Varraud di Fornoli, Lucca, si annunciava un Natale triste: “ …mancano affari, molte concerie chiudono, diminuisce il lavoro, molti sono i fallimenti”.
Valerio Vallini
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