La normativa e l’azione nei confronti delle autorizzazioni e dell’attività delle cave - con particolare riferimento per quelle del distretto apuo-versiliese - devono essere improntate alla salvaguardia ambientale, la sicurezza e certezza del lavoro e la redistribuzione nei territori della ricchezza prodotta.
Le proposte della Regione Toscana vanno nella giusta direzione, riprendendo sollecitazioni e proposte delle Organizzazioni Sindacali.
Il contingentamento del materiale escavato, lo stabilire un rapporto tra quantità e dipendenti addetti, il fissare un coefficiente di resa sono criteri utili e condivisibili che debbono essere accompagnati dalla costituzione di un Fondo che funzioni da ammortizzatore sociale nei casi di sospensioni o revoche delle autorizzazioni, finanziato dal sistema delle imprese, dalle amministrazioni locali che hanno visto incrementare la tassa sul marmo e dalla Regione Toscana. Un Fondo che si affianchi ad una clausola sociale che tuteli i lavoratori sia a fronte del passaggio di società ed imprese come datori di lavoro, sia come impegno al riassorbimento delle eventuali messe in mobilità o licenziamenti da parte delle aziende del sistema, in modo da non disperdere le professionalità presenti sul territorio. Ribadiamo che la risposta dei soggetti istituzionali ed amministrativi deve svolgersi entro i termini tassativi stabiliti dalla Regione Toscana, nessun ritardo deve scaricarsi sui lavoratori e le lavoratrici.
Questi punti, assieme alla necessità di garantire la trasformazione di una significativa e ben maggiore rispetto ad adesso quota di escavato in loco e di applicazione della responsabilità delle aziende a fronte della sicurezza dei lavoratori e della salvaguardia dei territori dove le cave insistono, costituiscono le richieste che Cgil e Uil Toscana rivolgono al sistema politico-istituzionale ed alle parti datoriali.
Fonte: Dalida Angelini (segretario generale Cgil Toscana) e Annalisa Nocentini (segretario generale Uil Toscana)
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