Torna alla luce in occasione del Millenario di San Miniato al Monte, dopo 23 anni dalla sua prima rappresentazione, il testo che Mario Luzi scrisse su richiesta di Federico Tiezzi attorno alla figura del grande pittore manierista Jacopo da Pontormo. Lo spettacolo che ne nacque – andato in scena al Maggio Musicale Fiorentino nel 1995 – costituì un tassello importante della lunga collaborazione tra il poeta di Castello e il regista della Compagnia Lombardi. Quello spettacolo fu per Tiezzi l’occasione di coinvolgere in una triangolazione ideale anche il compositore Giacomo Manzoni cui fu affidata la scrittura di una serie di brani per quartetto d’archi. L'opera incentrata sulla figura di grande fascino e tuttavia sfuggente, come sospesa tra storia e leggenda, del Pontormo ("Pontormo. Felicità Turbate"), uomo "fantastico e solitario", come lo definiva il Vasari, viene riproposta il 6 e il 7 dicembre 2018 (ore 21) nell'abbazia di San Miniato al Monte. Il concerto per voci e archi vede la partecipazione di interpreti come Elena Ghiaurov, David Riondino, Pierluigi Corallo, Sandro Lombardi, Francesca Breschi, Valentina Elia e Fonte Fantasia e del quartetto d’archi del Maggio Musicale Fiorentino: Lorenzo Fuoco, Andrea Tavani, violini; Dezi Herber alla viola; Elida Pali al violoncello.
Una produzione Compagnia Lombardi - Tiezzi, Teatro Laboratorio della Toscana, in collaborazione con la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Confidava Mario Luzi commentando la composizione del dramma: "Avventurarsi in quella voragine prese a eccitare la mia immaginazione. Ritrovare lungo quella vaghezza di tracce e di segni il profilo di un artista e la sostanza di una vita mi sembrò la posta di una scommessa assai fascinosa".
"A distanza di più di un ventennio dalla prima rappresentazione dello spettacolo, riproporre questa sorta di ritratto d’artista da vecchio che restituisce vita ed emozioni a un genio smarrito, - spiegano dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi - consente una riflessione sui dolorosi enigmi e sulle folgorazioni della creazione artistica e, insieme, getta uno sguardo impietoso sull’incontro-scontro tra questa e il potere politico".
“Nient’altro ci ha ispirato nella programmazione di iniziative artistiche e culturali che, nell’arco di un intero anno celebrativo restituissero alla cittadinanza intera la consapevole percezione della bellezza e nondimeno dell’urgenza di una ritrovata e condivisa responsabilità nel propiziare una speranza per tutti più affidabile – commenta l'abate padre Bernardo Gianni - Non poteva mancare la voce di Mario Luzi che con i versi del 1997 dedicati all’abbazia (che si concludono con la frase: Stringiamoci la mano/sugli spalti di pace, nel segno di San Miniato) aveva perfettamente anticipato contenuti, metodo e ispirazione delle celebrazioni del millenario tuttora in corso. Non potevano mancare l’estro, la bravura e la raffinata signoria artistica di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, in una parola non poteva mancare una delle invenzioni più belle dell’umanità intera: il teatro".
Continua padre Bernardo: "Certamente non stupirà che in uno spazio immaginato e generato per quella speciale esperienza performativa qual è la liturgia, mille anni dopo vi si possa perfettamente situare un’azione prettamente drammatica, vero com’è vero che il teatro è certamente arte, stupore, mestiere, prodigio, politica, ma il teatro è anche, e forse soprattutto, mistero, così come indicibile e inesplicabile mistero resta la bellezza di una basilica abitata da mille anni di storia”.
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