Riciclaggio di oro rubato nelle case: 33 misure cautelari tra la Versilia e Arezzo

Dalle prime ore di questa mattina è in corso una maxi operazione della Polizia di Stato di Lucca.

I poliziotti della squadra mobile e del Commissariato di Forte dei Marmi stanno eseguendo numerose misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e alla ricettazione di oro provento di furti in abitazione. Tra gli arrestati anche i titolari di quattro compro oro della Versilia e di Arezzo. 33 misure cautelari, di cui 24 custodie in carcere, 44 indagati per 219 capi di imputazione e sequestri per un valore di quasi un milione di euro: questi i dati precisi.

Otre quaranta le perquisizioni che stanno interessando diverse province del centro Italia. Sequestrati dalla Guardia di Finanzia di Lucca immobili per un valore di oltre un milione di euro.

L'oro provento dei furti in abitazione, consumati da sinti e rom della Versilia, veniva acquistato dai compro oro di Viareggio (LU) e Pietrasanta (LU), fuso in lingotti d'oro e rivenduto ai compro oro aretini. Il giro di affari ammonta a mezzo milione d'euro.

Oro Forte, i dettagli dell'operazione

L'operazione ha disarticolato ben due associazioni a delinquere.

La prima, un sodalizio di giovani albanesi dediti ai furti in abitazione, consumati nelle province di Lucca, Massa e La Spezia, e alla ricettazione di preziosi: i ladri colpivano nelle abitazioni alla presenza delle vittime, tutte le notti, ad eccezione della domenica. Le indagine, avviate dagli uomini del Commissariato di Forte dei Marmi, hanno ricostruito 89 furti, il primo dei quali risalente ad agosto 2015.  Il sodalizio, durante i furti, puntava ai monili in oro potendo contare su un canale privilegiato per la monetizzazione: due compro oro della Versilia, entrambi riconducibili a una famiglia da anni residente a Massarosa.

Nel prosieguo delle indagini, la sinergia investigativa tra gli uomini del Commissariato di Forte dei Marmi e la Squadra Mobile di Lucca ha fatto luce su una seconda e più articolata associazione a delinquere dedita alla ricettazione e al riciclaggio di chili e chili d'oro provento di furto, per un volume di affari di oltre 550 mila euro documentato in soli 9 mesi di indagine.

A capo del sodalizio G.F., 55enne napoletano; con lui, la moglie S.C. e i due figli. Il primo, M.F., 30 enne, un diploma da orafo, titolare della licenza del compro oro Orofino, a Viareggio in via Macchiavelli 74, coadiuvato dal delegato A.I., 50 enne di Massa, su indicazione del padre G., acquistava l'oro da sinti e rom della Versilia, dediti in via pressoché esclusiva ai furti in abitazione. Il secondo figlio, con le stesse modalità del primo, gestiva un secondo compro oro a Pietrasanta il secondo compro oro della famiglia.

Il sodalizio, consapevole della provenienza illecita dei preziosi acquistati, immediatamente dopo l'acquisto, per renderli irriconoscibili, li sezionava e li schiacciava. L’oro era poi fuso in lingotti artigianali nella fonderia che G.F. aveva allestito illegalmente nella stalla della propria abitazione a Massarosa.

Per non destare sospetti e garantire un minimo di fatturato alle attività la famiglia F. e il loro delegato A.I. annotavano, sul registro di P.S., solo una parte dei monili in oro acquistati da sinti e rom - quelli più comuni e meno riconducibili all'attività delittuosa – registrandoli a nome di ignari clienti, dei cui documenti disponevano in ragione di precedenti acquisti. In altri casi si avvalevano di conoscenti compiacenti, a carico dei quali registravano cospicui quantitativi d'oro provento di furto, che i F. pagavano, fittiziamente, con assegni tratti sul conto corrente del negozio; il cliente compiacente, una volta incassato l’assegno, restituiva ai F. il denaro “ripulito” in cambio di un seguo compenso.

Dopo un controllo della Polizia di Stato (risalente a novembre dell’anno scorso), il sodalizio iniziò a trascrive i nomi dei sinti e dei Rom che portavano la refurtiva in negozio; tuttavia, per non scoraggiare i “clienti”, al posto dei monili effettivamente consegnati venivano registrati altri preziosi, quelli lecitamente custoditi in negozio

Indagando i F. e seguendo il denaro ripulito gli investigatori della Squadra Mobile e del Commissariato di Forte dei Marmi sono approdati ad una fonderia ed un compro oro di Arezzo. I F. portavano l’oro fuso in lingotti artigianali a due sodali aretini G.B. e R.M., quest'ultimo proprietario del compro oro in via Alessandro del Borro. I due acquistavano l'oro in contanti, per poi rifonderlo e ripulirlo attraverso una fonderia della città.

A novembre dell'anno scorso G.F. e A.I. si recarono ad Arezzo con 1630 grammi di oro. L’oro, fuso in un lingotto nella fonderia di via Calamandrei, fu acquistato da G.B. e R.M. al prezzo di 55 600 euro in contanti. Il 4 dicembre successivo, sempre G.F. e A.I., cedettero ai due aretini 1 chilo d’oro per 30 mila euro; il 15 gennaio 2018, due lingotti di circa 4 chili al prezzo di 100 mila euro; il 14 febbraio, 2201 grammi per 66 800 euro.

Il 16 febbraio, G.F. e A.I., all'incontro per l'ennesima cessione di oro a G.B. e R.M., trovarono ad Arezzo gli investigatori delle Squadre Mobili di Lucca e Arezzo e del Commissariato di Forte dei Marmi. In quella occasione furono sequestrati un lingotto artigianale di 2491 grammi e circa 70 mila euro in contanti. Quello stesso giorno, in Versilia, durante la perquisizione dei compro oro di Viareggio e Pietrasanta, furono rinvenuti e sequestrati frammenti di monili in oro, tagliati e deformati, un piccolo lingotto artigianale di 159,9 grammi e orologi Rolex di provenienza illecita. Per ritornare in possesso dell'oro sequestrato G.F. e la moglie non esitarono a chiedere ad un affezionato cliente di Modena di formare un documento falso, effettivamente prodotto nell'udienza innanzi al Tribunale collegiale del Riesame, allo scopo di dimostrare la legittima provenienza di alcuni Rolex sequestrati.

Stamattina, su ordinanza del GIP di Lucca, sono stati condotti in carcere G.F. e S.C., il loro figlio M.F., A.I. e due compro oro aretini G.B. e R.M.. Con loro, sono stati arrestati per furti concorso nei reati di ricettazione e riciclaggio di monili in oro provento di attività delittuosa, anche per tre albanesi, 3 rumeni, 11 sinti e un italiano, residenti nelle province di Lucca, Massa, Pisa e Firenze.

Notizie correlate



Tutte le notizie di Arezzo

<< Indietro

torna a inizio pagina