Il sogno americano del moderno “self-made man” ha avuto i suoi pionieri anche in Italia, attraverso personaggi “minori” che vissero in un periodo storico di grandi opportunità, come il Rinascimento. Tra questi Lapo di Pacino, castellano di nascita (1379) che divenne nel giro di pochi anni un brillante uomo d’affari, un mercante, un prestatore di denaro e al tempo stesso un benefattore. “Fede e denaro in un uomo del Rinascimento” è appunto il titolo della conferenza dedicata alla biografia poco conosciuta di Lapo di Pacino da Castelfiorentino (1379-1452) che Paola Senesi terrà sabato 24 novembre – alle ore 17.00 – nella sala rossa del Municipio (ingresso libero). Alla serata interverrà il Sindaco, Alessio Falorni.
Promossa dalla Società Storica della Valdelsa in collaborazione con il Comune di Castelfiorentino, l’iniziativa si preannuncia come un interessante viaggio nel tessuto artigianale e commerciale della Castelfiorentino nel Quattrocento, dove Lapo di Pacino si distinse per la disinvoltura con cui seppe alternare l’avvio di alcune attività (è del 1409, ad esempio, l’apertura della “bottega nuova del ferro, della lana e della mercie”) a una serie di traffici sul prestito in grano da “rendere a nuovo”, che gli assicuravano interessi altissimi: una pratica ancora largamente diffusa tra i ceti mercantili del contado, che documentava peraltro l’intreccio tra attività commerciali, agricole e speculative in cui essi erano implicati.
Grazie al suo spirito intraprendente, Lapo diventò ben presto una delle famiglie più ricche di Castelfiorentino, non trascurando iniziative benefiche di tipo religioso: nel 1411 fece costruire, ad esempio, la Cappella della Nunziata nella Chiesa di San Francesco (spendendo più di 200 fiorini per “opere murarie, affreschi e forniture d’arredi”), a riprova di una personalità che sapeva ben conciliare l’interesse per il guadagno con iniziative che magari cercavano in qualche modo di agevolare l’invocazione della misericordia divina.
Una conferma ci viene dagli ultimi anni della sua vita, durante i quali aveva accentuato il suo progressivo “inurbamento” nella realtà di Firenze. Nel 1445 Lapo e la sua giovane moglie, Dianora, donarono infatti i loro beni all’Ospedale degli Innocenti da poco ultimato.
“Giunto all’età di 66 anni con una moglie di soli 30 anni e senza figli – sottolinea Paola Senesi – probabilmente Lapo dovette sentire il peso dell’età e con un atto di magnanimità avrà forse pensato di poter così salvare la sua anima e allo stesso tempo di garantirsi il futuro che gli restava, sicuro e lontano dagli affanni. Forse anche la giovane età della moglie avrà avuto in questa decisione il suo peso: alla morte del marito essa avrebbe potuto ritirarsi all’interno dell’ospedale ed offrire così tutta la sua vita alla cura dei fanciulli abbandonati”.
Fonte: Comune di Castelfiorentino - Ufficio stampa
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