Destre, pd e anche 5 stelle sull'acqua pubblica in Toscana tutti uniti contro l'acqua pubblica e contro i risultati del referendum popolare del 2011. Questo il dato politico limpido e incontrovertibile che emerge a seguito dell'assemblea di oggi dell'Autorità Idrica Toscana, dove i loro rappresentanti comunali – senza defezioni a quanto è dato conoscere – hanno deciso il prolungamento delle concessioni alle SPA pubblico private dell'acqua del pisano e del livornese (e non solo), Acque SpA e ASA. Come a dire cari cittadini della vostra volontà di ripubblicizzare, espressa con un referendum (ma anche con decine di migliaia di firme a suo tempo raccolte per una legge regionale che andava in questa direzione, anni or sono) non ci interessa nulla: avanti così con i privati al comando, con aziende di diritto privato, con remunerazioni garantite ai soci privati, in una regione con una rete idrica colabrodo e con le tariffe più alte d'Italia. Se è inaccettabile quanto avvenuto oggi, almeno serve a far gettare la maschera a coloro – 5 stelle che in Regione presentano proposte di legge per l'acqua pubblica e a Livorno votano per mantenere la privatizzazione, e Pd che in altre parti della Toscana (e con la maggioranza Pd in Regione) annuncia (false) ripubblicizzazioni – che in vista di scadenze elettorali strizzano l'occhio all'acqua pubblica e poi con le loro amministrazioni vanno bellamente nella direzione opposta (con proroghe addirittura di oltre 10 anni). Più “subdola”, ma con la sostanza che non cambia, anche la proposta di Nardella & C su Pubbliacqua (a quanto è dato sapere non all'ordine del giorno dell'attuale seduta dell'Autorità di oggi): provano ad ottenere il risultato della proroga (in questo caso al 2024) e ci fanno sopra una speculazione politica definendola funzionale alla ripubblicizzazione. Falso, oltretutto dopo che nulla negli anni è stato fatto sulla partita dei mutui sugli investimenti, che guarda caso avrebbe tolto l'alibi della (falsa) necessità delle proroghe. Insomma un teatrino indegno che si fa beffa della volontà popolare espressa col referendum (e seguita in una piccola città estera come Parigi...o Napoli....) sul quale va detta una parola chiara: anche se fosse reale la volontà di riprendersi le quote private non cambierebbe sostanzialmente nulla, perché per andare sul concetto di acqua pubblica bene comune ci vogliono non SPA a maggioranza o totalmente pubbliche, ma aziende di diritto pubblico come le aziende speciali, dove la logica non sia quella del profitto ma del bene comune da preservare e al servizio dei cittadini, con una funzione effettiva dei consigli comunali e un potere di controllo e azione dei cittadini. Il resto è campagna elettorale, e forse sarebbe il caso di trovare forme di consultazione dei cittadini ad hoc su scelte così importanti, sulle quali appunto si erano per altro già espressi col referendum. Un elemento in più per spingerci a rafforzare – a livello nazionale ma anche locale in vista dei prossimi appuntamenti elettorali - una proposta politica alternativa a questi poli fintamente alternativi. Ma anche connettersi con i movimenti che in questi anni non hanno mai mollato la presa, e della cui funzione c'è in questo momento estremo bisogno.
PRC Toscana
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