Assembre regionale Pd, Fabiani: "Non sarò vicesegretario"

Valerio Fabiani

Da parte mia, ho sempre chiarito che il senso della mia battaglia non si sarebbe mai potuto riassumere nella richiesta di posti, e soprattutto di posti per me. Non voglio fare retorica o ancor peggio demagogia, so bene che la condivisione in politica passa anche per una condivisione dei ruoli di responsabilità. Ma per me prima dei ruoli vengono i contenuti e soprattutto prima di ogni altra cosa, ogni volta che ci viene offerto un ruolo, dobbiamo poter rispondere ad una domanda: se accettassi di svolgere quel ruolo, lo farei per fare cosa concretamente? Insomma io ringrazio la nuova Segretaria regionale del Pd toscano Bonafè per avermi proposto il ruolo di vicesegretario, ma a lei rivolgo questa domanda che ho prima di tutto posto a me stesso, per fare cosa? Qual è il progetto su cui sarei chiamato a dare il mio contributo in una postazione così importante?

La ringrazio davvero per la proposta, ma io non posso accettare fino a quando non sarò, o non saremo, in grado di rispondere a quella domanda. Non per me ma per le persone che rappresento e credo anche per tutto il partito, perché senza un progetto si tratterebbe solo di un accordo di vertice del quale credo né il Pd, da rinnovare profondamente, nė il centrosinistra, da ricostruire, ne trarrebbero alcun beneficio.

Chi mi conosce sa bene che ho  sempre concepito il mio impegno come servizio e senza mai disgiungerlo da una vicenda collettiva. Mi è capitato di ricoprire ruoli e di assumere incarichi a livello locale, ma sempre perché era la mia comunità a chiedermelo e in nome di un progetto. Che si trattasse di guidare il partito nel mio territorio o di sedere sui banchi del Consiglio comunale della mia città, c'era sempre un progetto che sentivo di servire e che veniva ben prima del mio destino personale. E siccome sono convinto che un eccesso di personalismi e di ambizioni smisurate abbia contribuito non poco a indebolire la nostra credibilità, e visto che oggi la posta in gioco è decisamente ben più importante del mio futuro personale come di quello, credo, di chiunque altro, è bene cambiare registro.

Concentriamoci sul lavoro da fare e sulle sfide. Dopo le sconfitte più dure e inedite della storia della sinistra italiana e toscana con l'avanzata della peggiore destra che la mia generazione abbia conosciuto, dobbiamo lavorare per non perdere anche solo un altro Comune il prossimo anno. Io penso che per farlo serva cambiare molto, se non tutto. Partirei da lì, dai nostri errori, dalla cecità che ha impedito di farci riconoscere la sofferenza che dilagava nelle fasce più popolari della società. Dobbiamo capire se la linea del Pd della Toscana è appunto la linea del Pd che costruiremo insieme o quella preconfezionata dalla Leopolda della scorsa settimana. La scelta è tra continuare a dire, e a dirci, che abbiamo perso per  colpa degli elettori che non ci hanno capiti, o finalmente iniziare a domandarci quanto noi abbiamo capito di loro. E partirei anche dal riconoscere che per la prima volta in un congresso del Pd in questa regione, quasi il 40% dei partecipanti alle primarie si è riconosciuto in una proposta di forte discontinuità e alternativa a quella promossa e sostenuta da Renzi e dal gruppo dirigente uscente. I toscani che hanno sostenuto la mia candidatura credo debbano essere considerati patrimonio di tutto il Pd e non solo di una parte. A quelle persone dobbiamo dare cittadinanza nella nostra discussione. Di quella proposta la nuova Segretaria regionale credo debba farsi carico raccogliendone gli elementi considerati più interessanti e utili. In attesa che si manifesti questa volontà e soprattutto che si sviluppi tale percorso, penso che intanto ieri si sia persa un'occasione. Se per gli organismi esecutivi era ovviamente necessaria una condivisione del progetto, per quelli cosiddetti di garanzia sarebbe stata utile una maggiore condivisione. Ho messo a disposizione nomi autorevoli e di rinnovamento, donne e uomini che hanno servito e servono il nostro Partito con lealtà, ma questi sono tutti stati bocciati, uno dopo l'altro. Solo perché, così mi è stato detto, prima di tutto avrei dovuto io accettare di fare il Vicesegretario. Io non accetto ricatti e mi pare di essere stato chiaro. Non ho chiuso le porte e continuo a non farlo anche dopo l'ennesimo errore compiuto ieri.

La scelta da parte di chi ha la maggioranza negli organismi di occupare ogni postazione, comprese quelle che ormai per prassi erano espressione delle minoranze (anche quando le minoranze si attestavano al di sotto del 20%),  come la Presidenza dell'Assemblea, è stato un pessimo inizio e questo purtroppo la dice lunga sul concetto di unità che appartiene ad alcuni.

In ogni caso io non mi arrendo, resterò a disposizione di chiunque voglia discutere e lavorare per la rinascita della sinistra. Ieri ho fatto tre proposte: giornata di analisi delle sconfitte coinvolgendo i territori per capire cosa è accaduto e come ripartire; un percorso di partecipazione popolare, una sorta di 'primarie delle idee', dove una volta tanto chiamare la nostra gente a scegliere una politica e non un politico; la costruzione di un centrosinistra nuovo e ampio, non il solito cartello elettorale, non una sommatoria di sigle, partiti o liste più o meno civiche, ma un patto con la sinistra diffusa, spesso scappata dai partiti per rifugiarsi nel volontariato, nelle associazioni, nei sindacati, nel mondo della cultura, del lavoro e dell'impresa, della toscana solidale. Di questo parliamo, non del destino di uno, ma di quello di molti.

Fonte: Ufficio Stampa

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