"L’impresa è portatrice di visione, di modelli di business e di capacità di gestione, da cui il settore pubblico può mutuare esperienze e farle proprie. E, d’altronde, lo stato di necessità in cui versano i beni culturali, che sono anche più ampi e diffusi rispetto a quelli riconosciuti dall’Unesco, richiede atti di assistenza, ordinaria e straordinaria, a cui le sole risorse pubbliche non possono sopperire. Il rafforzamento della partnership pubblico-privato si rivela quindi indispensabile in campo culturale per contribuire alla diffusione di modelli di gestione in cui il valore viene cocreato, non solo erogato o liquidato". Così, Patrizia Pacini presidente dell’Unione Industriali di Pisa e componente del Gruppo Tecnico di Cultura di Confindustria è intervenuta a oggi a alla 13esima edizione di Ravello Lab Colloqui Internazionali, sull’impatto economico e sociale dell’impresa culturale.
"Solo attraverso un sistema di governance partecipativa è possibile drenare maggiori risorse e portare avanti politiche territoriali di sviluppo in una logica win-win: più cultura nell’impresa e più impresa nella cultura – continua Patrizia Pacini -. Per questo il tema è strettamente connesso alle attività di promozione della cultura d’impresa, uno strumento indispensabile per assicurare la corretta percezione dell’impresa nella collettività ed abbattere quelle residue stigmatizzazioni che attribuiscono al settore privato il ruolo di agente di credito e riconoscono nel settore pubblico il soggetto esecutore".
Conclude, infine, Patrizia Pacini, "il contesto concorrenziale è profondamente cambiato e ha reso sempre più tenui i confini tra l’interesse aziendale e quello della collettività. In questa ampia zona di interessi comuni, le imprese coltivano l’amore per l’arte e la cultura ed il rispetto per il paesaggio. Sono atti di responsabilità sociale d’impresa ma anche di consapevoli ritorni reputazionali, in cui l’etica aziendale produce valore, per l'azienda e per la società".
Fonte: Ufficio stampa
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