La Shoah raccontata e vissuta dalle donne. E’ questo il tema dell’incontro a ingresso gratuito intitolato "Donne nei campi: Luciana, Giuliana, Liana, Frida e le altre" che si svolge giovedì 27 settembre alle 21 al Cinema Arsenale (Vicolo Scaramucci, Pisa). La serata, organizzata nell'ambito del ciclo "Italia, anno 5779" per San Rossore 1938, è introdotta dal professore Fabrizio Franceschini dell’Università di Pisa e proseguirà poi alle 21,30 con la proiezione del film di Daniele Segre "76847 Giuliana Tedeschi", la testimonianza di Giuliana Fiorentino Tedeschi, deportata nel lager nazista di Auschwitz/Birkenau.
“Un aspetto che al grande pubblico è poco noto - racconta Fabrizio Franceschini - è che tra i memoriali, racconti e diari pubblicati tra il ‘45 e il ‘46, quando Levi scriveva ‘Se questo è un uomo’, molti sono di donne, che da un punto di vista femminile narrano il lato femminile della Shoah e i misfatti consumati al lager di Birkenau presso Auschwitz, campo di lavoro femminile e insieme campo di sterminio per ebrei ed ebree, zingare e zingari, vecchi e vecchie, bambine e bambini”.
Tra queste donne c’è appunto Giuliana Fiorentino Tedeschi di cui racconta il film. Nata nel 1914 a Milano e ivi laureatasi in glottologia nel 1936, venne arrestata a Torino l’8 marzo 1944, giunse il 5 aprile 1944 ad Auschwitz e fu mandata a Birkenau, dove ricevette il n. 76847. Trasferita più tardi a Ravensbrück e quindi a Malchow presso Stettino, Giuliana venne liberata da russi e francesi il 22 aprile 1945. Tornata in Italia, pubblicò il volumetto ‘Questo povero corpo’, Milano 1946, cui seguiranno altre opere.
“Sentiremo la voce di Giuliana, ci lasceremo guardare dai suoi profondi occhi e ascolteremo la sua storia – conclude Franceschini - Ma sarà anche l’occasione per ricordare, nelle loro diverse personalità e storie, la torinese Luciana Nissim, la milanese Sofia Sara Kaufmann Schafranov, la pisana Eliana Millul, la livornese Frida Misul, la senese Alba Valech Capozzi, tutte donne ebree scrittrici il cui lascito memoriale e letterario costituisce una pagina alta delle scritture di donne”.
Fonte: Università di Pisa - Ufficio Stampa
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