Erano tre le discariche poste sotto sequestro in Toscana: il Cassero a Pistoia, il sito di Civitella Paganico e quello di Rimateria di Piombino. È quanto riferisce in “commissione d’inchiesta in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti”, guidata da Giacomo Giannarelli (M5s), la responsabile del settore servizi pubblici locali, energia e inquinamenti Renata Laura Caselli.
Nello specifico il Cassero, che tratta rifiuti speciali, è stato dissequestrato circa un anno fa; quello di Civitella Paganico, dove vengono conferiti e trattati i rifiuti urbani e riaperto da qualche mese, ha avuto problemi a seguito di un incendio. Sulla discarica Rimateria di Piombino, fino al 2016 a servizio di Ato Costa e da gennaio 2017, dopo un riassetto proprietario, avviata al trattamento di rifiuti speciali, la responsabile della Regione dichiara un dissequestro almeno parziale. Non è infatti stato sciolto il dubbio sulla “riattivazione del conferimento”.
La notizia che “in Toscana non ci sono discariche poste sotto sequestro” o almeno ne risulta solo “un pezzettino” a Piombino, è stata accolta positivamente dal vicepresidente della commissione Francesco Gazzetti (Pd) che ribadisce il perimetro di lavoro. “L’ambito di attività deve intendersi riferito prevalentemente alle discariche sotto sequestro, così come indicato nella comunicazione del presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, il 19 giugno (data di insediamento) e messa a verbale nella seduta del 4 luglio”.
“Ogni discarica sequestrata diventa un problema di pianificazione” dice il presidente Giannarelli che aggiunge, anche sulla base di quanto riferito dalla stessa Caselli, “sono numerosi gli impianti e le discariche posti sotto sequestro. Oggi sappiamo di Cassero, Civitella Paganico e Rimateria, ma anche che in questi ultimi mesi sono stati posti sotto sequestro gli impianti di casa Passerini e Terranuova Bracciolini oltre a Lonzi Metalli e RARI”.
Sullo stato delle discariche delineato dalla responsabile della Regione e anche a seguito di domande poste dal presidente Giannarelli - tra le quali la richiesta di un “quadro puntuale dei motivi di sequestro” che potrebbero essere “interessanti per sollecitare una riforma normativa o comunque per avanzare proposte di governance” - e si è aperto un lungo e articolato dibattito che ha coinvolto anche il nuovo Piano regionale.
Secondo quanto spiegato da Caselli, il tempo per un nuovo documento (attualmente è vigente il Prb, Piano rifiuti e bonifiche, approvato dal Consiglio a novembre 2014 e che contiene gli obiettivi al 2020) spazia “dai 12 ai 24 mesi”. L’iter, infatti, prevede una prima bozza da inviare e sottoporre al Consiglio come informativa, così come previsto dall’ex articolo 48 dello Statuto, una serie di passaggi che sono preliminari alla proposta di Piano cui segue la trasmissione all’aula per l’adozione. A questo punto si apre la fase di consultazione secondo la legge regionale 65/2014 e di concertazione (legge 1/2015), seguono altri passaggi per arrivare alla proposta finale di Piano e l’invio al Consiglio per la sua approvazione.
Da quanto dichiarato da Caselli, la “pianificazione contenuta nel Prb scade nel 2020” quindi è “necessario partire” e chiarisce: “se iniziamo oggi, lo facciamo sulla base dell’assetto presente, quindi sugli attuali tre ambiti territoriali”. L’eventuale decisione, “tutta politica” precisa, di arrivare a un unico Ato, implica un “cambiamento complesso” da un punto di vista tecnico.
Sempre prendendo a riferimento quanto emerso in audizione, il presidente sottolinea una normativa in materia “non lineare e complessa. La giurisprudenza sul tema è fatta di sentenze”. L’analisi delle discariche, il riciclo dei rifiuti, il ciclo di quelli urbani e speciali e la “nuova pianificazione regionale che richiederà tra i18 e i 24 mesi per essere completata” a detta di Giannarelli “sposta il tema sugli Ato che dovranno tenere in considerazione questa tempistica per la loro programmazione”.
Il presidente considera “molto utile” il richiamo al decreto end of waste di “prossima emanazione da parte ministeriale” e il fatto che la Regione stia “lavorando a un dispositivo che tratti le materie seconde dei nostri distretti non più come rifiuti ma come risorse”. “Questo riguarda centinaia di imprese del distretto tessile, cartario e lapideo della Toscana” ricorda. La fase dello smaltimento del ciclo “non va sottovalutata” perché dall’audizione, a detta del presidente, è emerso che le attuali sei discariche toscane “ci danno una relativa sicurezza fino al 2022”. “Entro il 2020 il piano regionale va modificato ed entro dicembre la politica dovrà dare un’indicazione sulla eventuale riforma degli ambiti territoriali ottimali, altrimenti - avverte - potrebbero crearsi ritardi che porterebbero tutta la regione in emergenza rifiuti”
Sulla tempistica del nuovo Piano la capogruppo della Lega Elisa Montemagni interroga sulla necessità di fare presto, ma anche di chiarire agli uffici le intenzioni della politica: “se parlare di tre o di un solo ambito”.
A chiarire che la Toscana ha un Piano vigente la capogruppo di Art.1/Mdp Serena Spinelli: “non parliamo di emergenza perché la pianificazione c’è e funziona e laddove non si registra autosufficienza, ci sono percorsi per supplire a difficoltà temporanee”. E chiarisce chiedendo di “non scadere nel banale: 18-24 mesi mi sembrano un tempo necessario per affrontare un tema così complesso”.
Il Piano regionale è materia che “sta all’interno della commissione Ambiente” avverte il vicepresidente Gazzetti che si dichiara “non disponibile ad assecondare fini diversi da quelli assegnati alla commissione d’inchiesta”. “Caselli ci ha dato una piccola anticipazione del Piano su cui credo conterà molto la volontà politica. La tempistica è questione che attiene più alla tecnica”. Gazzetti invita poi a “non sprecare occasioni” e ricorda che il lavoro “finirà con una relazione finale” che “non può contenere il nuovo Prb”.
Nel corso della seduta sono intervenuti anche il capogruppo Fdi Paolo Marcheschi, che ha chiesto una “fotografia dell’attuale Piano regionale” e la capogruppo Tpt Monica Pecori, intervenuta sulle autorizzazioni alla Lonzi.
Fonte: Toscana Consiglio Regionale
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