Possono le aspirine e gli altri farmaci antiaggreganti influenzare i tumori? La risposta è sì e ha il sapore di una grande innovazione in campo medico, dato che suddetti farmaci possono contrastare le metastasi. La scoperta arriva da molto vicino, ovvero da Spicchio. Serena Lucotti ha trentun anni e, pur avendo origini veronesi, è cresciuta nella frazione di Vinci. Dal 2012 è emigrata a Oxford e proprio nella prestigiosissima università inglese è stata protagonista dello studio sugli antiaggreganti (noti anche come anticoagulanti, sebbene i termini non siano proprio sinonimi).
Martedì 4 settembre Serena Lucotti è stata premiata dall'ambasciata italiana a Londra per la sua ricerca contro i tumori. Il riconoscimento è arrivato dall'associazione Ais-Uk, è nato da pochi anni e in ogni edizione premia gli italiani meritevoli e che hanno svolto la loro formazione in Italia. Lucotti ha ricevuto il premio nell'ambito 'life science'. In particolare l'occhio di riguardo della spicchiese è andato sugli ammassi di cellule maligne che si staccano dal tumore originario, una parola - 'metastasi' - che da sempre è foriera di cattive notizie. Grazie al suo studio, però, ecco che questa parola fa un po' meno paura del solito.
"Il mio lavoro non si è incentrato sul tumore in sé quanto sulle metastasi e la capacità di dispersione. Il 90% dei malati di tumore non muore per il tumore originario ma per i 'danni' delle metastasi, quindi ho cercato di capire come arginare il problema. L'aspirina, così come gli altri anticoagulanti, ha un effetto fluidificante nel sangue e possono risultare utili nei pazienti, specialmente anziani. Non c'è un genere di tumore specifico su cui ho lavorato, ho testato molti tipi e tutti reagiscono allo stesso modo. Non è il tumore in sé a essere colpito, ma la persona, quindi è decisivo il ruolo delle piastrine che il paziente ha nel sangue per riuscire a contrastare la dispersione delle cellule tumorali" spiega la dottoressa spicchiese.
Diplomata al Virgilio di Empoli, si è laureata in biologia a Pisa e ha lavorato al Cnr: "Per me è stato decisivo il professor Giuseppe Rainaldi, un mentore che mi ha iniziato a questo mestiere". Poi la decisione di oltrepassare la Manica, l'arrivo a Oxford, il dottorato e l'incarico cosiddetto 'postdoc'. Sul perché la scelta sia ricaduta proprio sull'aspirina (e simili) Lucotti ha le idee chiare: "Il vantaggio di un farmaco del genere è che ci sono già stati dei 'trial' e sono già stati analizzati. L'aspirina era stata presa in considerazione per il trattamento delle malattie cardiovascolari, ma nel 2012 un gruppo a Oxford ha spostato l'attenzione sui tumori. Io mi sono inserita col mio studio e sono riuscita a capire quanta aspirina usare e se esistono farmaci alternativi".
Tra l'altro per la trentenne vinciana è un periodo particolarmente positivo. Poche settimane fa è tornata in Italia dove è convolata a nozze con il suo compagno, le nozze si sono tenute vicino a casa, a San Miniato. Ora però è di nuovo al lavoro: "Il mio studio andrà avanti, collaborerò con l'unità di trial clinico a Oxford e tra qualche anno si potranno avere risultati più precisi. Poi a gennaio 2018 mi trasferirò a New York per lavorare alla Cornell University". Dopo quasi sei anni lascerà Oxford per un futuro in terra statunitense che si spera possa essere radioso.
Gianmarco Lotti
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