Valerio Fabiani ha presentato questa mattina a Livorno la sua candidatura per il Congresso Regionale del Partito Democratico. Ma soprattutto ha illustrato i temi che reputa fondamentali per ricostruire e rilanciare il PD.
Non piú solo nomi, Fabiani chiede che il confronto sia sui contenuti, sulla linea politica, tra chi chiede di voltare pagina e chi invece rappresenta la continuità con l'attuale classe dirigente.
Il titolo scelto è chiaro: “Ripartiamo dalla Toscana. Un'altra idea di Partito".
Tanti i presenti, arrivati da tutta la regione: amministratori, militanti ma anche persone provenienti da altre esperienze.
Una scelta non casuale quella di ripartire da Livorno, dalla città dove il centrosinistra ha perso il primo grande Comune in quella che veniva definita la "Toscana rossa". Una sconfitta che brucia ancora, a cui poi se ne sono aggiunte tante altre, purtroppo.
In molti hanno preso la parola, tra cui Claudio Martini, ex Presidente della Regione Toscana, la giovane Consigliera Regionale pisana Alessandra Nardini, il Sindaco di Stazzema, Maurizio Verona ed un rappresentante regionale di Futura.
Un filo rosso ha condotto gli interventi: la richiesta di una netta discontinuità nella gestione del Partito toscano - nello stile, nel metodo e nella classe dirigente. La necessità e l'urgenza di ricostruire un campo largo e plurale di centrosinistra.
“Noi abbiamo bisogno di aprire una fase costituente della Sinistra toscana e italiana che argini e sfidi la destra ” ha detto Valerio Fabiani. “E' inaccettabile che una visione del mondo, una storia politica, rischino di sparire nella Toscana della Resistenza, di Sant'Anna di Stazzema, nella Toscana delle battaglie dei lavoratori. In questi anni non abbiamo saputo dotarci di un nostro pensiero in grado di leggere le nuove disuguaglianze, le nuove fratture e che si aprivano nella società. Abbiamo preso in prestito parole di altri, dandogli così un vantaggio competitivo. Siamo di fronte ad una sconfitta culturale che richiede un lavoro in profondità, un nuovo pensiero. Bisogna riconnettersi con il nostro popolo, perché siamo percepiti come distanti dalla vita delle persone. Dobbiamo chiedere scusa e ripartire. Serve, rispetto ai partiti padronali e leaderistici, un partito-comunità, che superi i vecchi staccati ed i vecchi recinti, un partito aperto alla società. Ricostruire un nuovo campo di centrosinistra largo e plurale. Questa è la scommessa. Livorno è stato il primo Comune in cui siamo caduti e sarà il primo Comune in cui dovremo rialzarci.
Per farlo dobbiamo riscoprire quella che dovrebbe essere la nostra bandiera, troppo spesso lasciata sotto la polvere: eguaglianza.”
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