"Lo avevamo detto già a febbraio che non capivamo i motivi dell’attivazione degli istituti comprensivi in due tempi, partendo subito col primo e lasciando nell’indeterminatezza gli altri. Il rischio è di relegare gli altri alla residualità, di non poter disegnare la suddivisione del territorio in maniera da redistribuire equamente le situazioni più difficili e soprattutto con l’incertezza di poter mettere a disposizione di tutti gli alunni empolesi strutture di qualità adeguata. Non ci sembrava semplice individuare una sede idonea per la terza scuola media in così poco tempo e senza sapere su quali risorse contare.
Lo abbiamo ripetuto nella commissione convocata, su nostra richiesta, il 16 maggio scorso e con noi in quella sede lo ripeterono anche sindacati e rappresentanti di insegnanti e genitori.
Il rischio era quello di creare scuole di serie A e scuole di serie B, rischio per noi inaccettabile. Senza contare poi che la nuova organizzazione abbozzata, comporta anche perdita consistente di personale e creazione di istituti scolastici di dimensioni considerevoli (oltre 1400 bambini) con molti plessi scolastici da gestire, che, con la riduzione del personale, potrebbero anche rischiare la chiusura. Insomma tanti motivi, seri e non strumentali, che consigliavano prudenza.
Gli stessi che probabilmente erano stati alla base di scelte organizzative differenti dagli istituti comprensivi nel passato. Invece si è scelto di procedere in modo spiccio e si è sostituito al confronto l’informazione su decisioni già prese. A questo si è aggiunta una gestione della fase di transizione, anche da parte della dirigenza scolastica, che ci pare disastrosa.
Mentre il primo comprensivo si andava definendo (e promuovendo), gli altri istituti rimanevano nella più totale incertezza, si susseguivano le ipotesi più varie e, ad un certo punto, la sensazione è stata addirittura quella di una specie di “cannibalizzazione” a vantaggio del primo comprensivo, che assorbiva personale, risorse ed attraeva iscrizioni, lasciando alla residualità gli istituti da costruire. Fino alla proposta, che cozza con la logica, di suddividere la media Busoni (la Busoni è circa la metà, come dimensioni, della Vanghetti).
Di fronte a tutto questo hanno perfettamente ragione i genitori firmatari della lettera alla sindaca (e che siano quasi seicento non è un caso), a chiedere di fermare tutto e a sottolineare, in maniera molto onesta ed autentica, che per comprendere davvero un problema ci vuole tempo e volontà di ascolto. Crediamo sia indispensabile che si apra una sede di confronto, crediamo che la sindaca debba incontrare i genitori firmatari della lettera di protesta e che magari si organizzi una nuova seduta dell’apposita commissione consiliare per consentire la partecipazione proficua di tutti. Bisogna fermarsi, mettersi a tavolino e ridiscutere tutto.
Partendo da punti fermi precisi: creare istituti di dimensioni gestibili (le linee guida parlano di non oltre 1200 alunni ed il personale viene attribuito fino a quella cifra, ma noi abbiamo quasi 4300 ragazzi da distribuire e, se suddividiamo in tre, vengono istituti da oltre 1400 alunni); garantire una suddivisione territoriale equilibrata dal punto di vista della composizione sociale; garantire a tutti strutture adeguate; non perdere personale. Il tutto per garantire una scuola di qualità a tutti i bambini ed a tutti i ragazzi empolesi.
È necessario darsi tempo perché ci si possa confrontare in modo reale con tutti, esaminando le varie soluzioni possibili e anche perché si stemperino quelle tensioni e quei timori che un avvio frettoloso e mal gestito ha creato. Un’altra soluzione, a nostro avviso, ora non c’è".
Fonte: FabricaComune per la Sinistra
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