Consiglio regionale, ipotesi fusione Montepulciano-Torrita. Bugli: "Nessuna richiesta per centri permanenza migranti"

Lucia De Robertis

Oggi mercoledì 4 luglio si è tenuta la seconda parte del Consiglio regionale. Ecco i temi trattati, le votazioni e le dichiarazioni di consiglieri e gruppi consiliari.

Sicurezza, Bugli: "Toscana non ha ricevuto richieste formali per apertura centri permanenza migranti irregolari"

L’apertura di centri di permanenza per migranti irregolari, come richiesto recentemente dalle forze dell’ordine, è questione da “rivolgere direttamente al Governo nazionale. Alla Toscana non è pervenuta alcuna richiesta formale in tale senso”. Lo afferma l’assessore regionale alle politiche per la sicurezza dei cittadini e la cultura della legalità, Vittorio Bugli, rispondendo all’interrogazione sulla sicurezza urbana e il contrasto alla crescente criminalità straniera presentata dal portavoce dell’opposizione e consigliere della Lega Jacopo Alberti.

Al centro dei quesiti posti, la tutela della sicurezza dei cittadini e il crescente degrado che, a detta dei sindacati delle forze dell’ordine, è strettamente connesso, almeno nella maggioranza dei casi, a cittadini extracomunitari irregolari. Un senso di insicurezza diffuso, insomma, che l’assessore riconosce quando parla di presidio del territorio: “il tema esiste ma la Regione, nel tempo, ha fatto molto”. Bugli cita “azioni e progetti specifici”, richiama le recenti dichiarazioni del ministro degli Interni Matteo Salvini che ha annunciato un nuovo decreto sulla sicurezza e ricorda: “non è impresa facile. Il personale è carente perché nel corso degli anni i concorsi non sono stati fatti in tempo e il personale oggi in servizio non è sufficiente”. L’assessore rivendica comunque di aver “chiesto con decisione un rafforzamento” e cita situazioni in cui la carenza di organico si fa particolarmente sentire come nel corpo di polizia di Firenze che è sotto di 400 unità.

“Le competenze sono in mano al Governo”, continua Bugli pur citando la messa a disposizione di risorse “in parte già disponibili nella prima variazione di bilancio” e progetti sperimentali come il “rafforzamento dei vigili di quartiere”. L’intenzione è quella di arrivare, magari di concerto con lo stesso ministero e sentite le prefetture e le questure, a un “disciplinare” che contempli la figura del vigile, “anche a sostegno delle forze dell’ordine”. “Quello che stiamo facendo in Toscana – dichiara – non si vede in altre regioni” e a conferma cita alcune politiche messe in campo come la “strumentazione tecnologica”. In tutto 171 progetti per 228 Comuni e un importo di 3milioni e 200 mila euro per la realizzazione di un sistema di videosorveglianza che adesso è già in una fase evolutiva. È in corso, rivela Bugli, una fase di “interconnessione e upgrade dei software” perché le telecamere diventino sempre più “strumento di prevenzione”. E poi ci sono i “progetti speciali” su “argomenti specifici” che hanno coinvolto circa 10 Comuni - Firenze, Prato, Livorno, Pisa, Arezzo, Grosseto, Montecatini e la zona dell’Osmannoro quelli citati da Bugli – e che dovrebbero portare ad un percorso comune ma anche alla “revisione della legge sulla polizia locale”. L’esperienza acquisita sul campo è l’elemento attorno al quale il governo si muove per arrivare a “linee guida utili alla Toscana e alle caratteristiche specifiche di ogni suo territorio”.

Bugli è stato altrettanto chiaro sul tema sicurezza e immigrati: “Siamo intenzionati a dare il nostro contributo a prescindere dal colore della pelle. La microcriminalità va governata in ogni caso”.

La lunga e articolata risposta piace al portavoce dell’opposizione che però avverte: “Si tratta di una soddisfazione a tempo. Ci aspettiamo misure a breve e vigileremo”. Sul nodo dei centri di permanenza e sulla mancata risposta all’appello delle forze dell’ordine che ne chiedono l’apertura anche per contrastare “norme vigenti inadeguate”, Alberti si è dichiarato “assolutamente insoddisfatto”.

Irpet, ok bilancio di esercizio 2017

Via libera a maggioranza al bilancio di esercizio 2017 di Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana). Il Consiglio ha votato in chiusura dei lavori di ieri, martedì 3 luglio.

Secondo quanto riportato nell’atto, alla chiusura 2017, I’Istituto registra euro 292mila 551 di utile, che per euro 58mila 510 aumenterà il fondo di riserva e il restante euro 234mila 041 sarà restituito alla Regione Toscana.

A fronte di un valore della produzione pari a 3milioni 767mila 084 euro, i costi sono  di euro 3milioni 338mila 246, con una differenza di 428mila 838 euro. Dopo le imposte il risultato di esercizio è appunto euro 292mila 551. Il volume complessivo delle entrate, come è stato spiegato in commissione dal direttore di Irpet Stefano Casini Benvenuti, si è ridotto di quasi il 18 per cento per due motivi: la cessazione del gruppo finanziato con i fondi europei  Raison 20.20, nato per favorire l’utilizzo dei finanziamenti da parte delle imprese, da un lato; dall’altro la diminuzione del 37 per cento rispetto all’anno precedente del costo di attività di ricerca, pari a 245mila 500 euro, che trovavano copertura da risorse provenienti da fondi di sviluppo e  d’investimento europei.

Da qui la decisione di aumentare il contributo ordinario di 300mila euro. C’è un ricorso più alto alle collaborazioni esterne, che però non incide molto sul costo complessivo del personale, perché sono scaduti i contratti di lavoro autonomo di natura coordinata e continuativa attivi fino allo scorso anno. Aumentano in modo consistente da 4mila a 89mila euro i contributi per attività comuni svolte con organismi pubblici diversi dalla Regione Toscana, legati a ricerche istituzionali. Il complesso di tale attività di ricerca passa da poco meno di 56mila euro nel 2016 a poco più di 321mila nel 2017 per le attività di natura istituzionale, richieste dagli organi e dalle strutture regionali.

Cammini regionali: unanimità su legge di iniziativa consiliare

Accanto alla via Francigena saranno riconosciuti, valorizzati e promossi anche altri cammini regionali toscani. È stata infatti approvata all’unanimità dall’aula di palazzo del Pegaso la legge di iniziativa della vicepresidente del Consiglio regionale Lucia De Robertis (Pd) che mira alla promozione e alla valorizzazione dei cammini regionali, intesi come itinerari in più tappe che interessano il territorio di più Comuni, da percorrere a piedi, in bicicletta, a cavallo e che mettono in collegamento luoghi accomunati da vicende storiche o tradizioni consolidate.

"Questa proposta di legge – spiega Lucia De Robertis, vicepresidente del consiglio regionale e prima firmataria della proposta di legge -  propone all’aula del riconoscimento dei cammini locali di interesse regionale, quali itinerari localizzati prevalentemente nel paesaggio rurale e naturale toscano forieri di un ulteriore sviluppo di quel turismo sostenibile su cui la Toscana è chiamata ad investire per rafforzare la sua capacità di attrazione turistica, particolarmente verso le aree del territorio più marginali rispetto ai canonici flussi di visitatori. Abbiamo pensato di offrire a chi viene un’esperienza che è un racconto dei nostri fatti storici e del nostro territorio, che legano anche luoghi e manufatti, dipanandosi lungo un percorso da vivere nella dimensione della mobilità lenta. A piedi, prevalentemente, ma anche in bicicletta e cavallo. Penso a tutti i prodotti d’eccellenza ai luoghi storico religiosi, uno per tutti al poverello d’assisi, penso alla transumanza delle greggi, sono tutte questi particolari che messi insieme fanno della Toscana un paesaggio unico al mondo, non bisogna infatti essere grandi ma avere valore per essere riconosciuti.

Si è voluto – prosegue De Robertis - che il percorso di discussione e approvazione della legge fosse il più possibile partecipato, nella certezza che intervenire con una legge in questo settore, così in espansione in termini di interesse, ma così delicato per gli effetti che le decisioni assunte potevano produrre sull’ambiente e sul paesaggio, dovesse favorire il massimo contributo possibile di idee e competenze. Il voto unanime di oggi dà ragione e senso a questo percorso. Un percorso partito dalle consultazioni, prima, e la creazione di un gruppo di lavoro consiglio – giunta, poi,  gruppo – ci tengo a dirlo - ottimamente gestito dai collaboratori delle commissioni consiliari competenti al rilascio del parere referente, da cui è scaturito il testo oggi in esame. Che presenta alcune significative modifiche, rispetto alla proposta originaria, conseguenza proprio di attente valutazioni oggettivamente condivisibili.

Il testo all’odierna esame del Consiglio vede rafforzata la disciplina sul riconoscimento delle associazioni che si auto organizzano per la promozione e la valorizzazione dei cammini, tramite la previsione di un elenco regionale finalizzato ad individuare quei soggetti con cui la Regione potrà collaborare al comune intento della promozione di questi itinerari. Mi piace in fine  evidenziare una differenza col testo in aula. Abbiamo accettato le osservazioni sia tecniche che politiche sul recupero dei manufatti dislocati lungo gli itinerari per un loro utilizzo per l’accoglienza ed il ristoro perché riteniamo che questo debba essere messo sotto il microscopio anche perché vorremmo che queste possibilità vengano gestite dalla legislazione già in essere. Per questo abbiamo accantonato, momentaneamente, dalla legge questa disciplina, affidandone i contenuti alla proposta di risoluzione con l’impegno del Consiglio alla costituzione di un tavolo tecnico-politico che realizzi gli approfondimenti.

Oggi approviamo – conclude la vicepresidente – non solo un’ottima legge condivisa da tutto il consiglio regionale ma un atto di rispetto ai nostri luoghi e alle persone che lo hanno amato e attraversato. Un atto importante per chi vorrà continuare ad attraversarlo in futuro con il rispetto e l’amore che il nostro territorio merita, una possibilità di sviluppo sostenibile e armonica per tanti piccoli territori".

In sei articoli il provvedimento detta le procedure con cui i comuni possono richiedere alla Regione il riconoscimento del cammino locale di interesse regionale, le caratteristiche che questi devono obbligatoriamente possedere come i requisiti di accessibilità e sicurezza, i servizi minimi per l’utenza e le modalità di valorizzazione attraverso il sistema della promozione turistica regionale affidata a Toscana Promozione Turistica.

La legge prevede che i percorsi individuati abbiano le caratteristiche tecniche previste dalla disciplina della Rete escursionistica della Toscana (Ret). ll riconoscimento dei cammini locali di interesse regionale avverrà con decreto dirigenziale, previa istruttoria effettuata con la collaborazione del comitato tecnico della Ret integrato da tre storici in rappresentanza delle Università toscane, il cui compito sarà quello di validare il fondamento storico o tradizionale degli itinerari proposti.

Con il regolamento di attuazione, inoltre, la Regione istituirà un apposito elenco dove potranno confluire le associazioni impegnate nella promozione e valorizzazione dei cammini, con le quali la Regione potrà condividere iniziative e azioni a sostegno del successo dei cammini, visti come importanti strumenti di attrazione turistica verso le parti meno frequentate della Toscana.

L’aula ha approvato a maggioranza anche un atto di indirizzo, presentato congiuntamente dalle commissioni Cultura e turismo e Ambiente e territorio, che impegna alla costituzione di un tavolo tecnico-politico finalizzato ad approfondire il tema delle agevolazioni urbanistiche in favore del recupero di manufatti dislocati lungo i cammini, visti come funzionali ad offrire ricovero e servizi ai turisti in un’ottica di piena sostenibilità e compatibilità con il rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Un approfondimento che mira a definire specifiche norme che i Comuni potranno recepire nei propri strumenti urbanistici.

Il Consiglio regionale ha detto sì anche alle mozioni presentate in aula da Paolo Marcheschi (FdI) e da Giacomo Giannarelli (M5S). Con la prima si impegna la Giunta regionale a riconoscere – così come fino ad ora tracciato – il ‘cammino di San Francesco’ per poterlo tutelare e valorizzare e per valutarne l’inserimento nella rete escursionistica della Toscana. Con la seconda si impegna la Giunta “a predisporre, insieme alle principali associazioni e istituzioni dedite alla difesa e valorizzazione del patrimonio culturale dantesco a partire dal Centro lunigianese di studi, un euro-progetto” che preveda la promozione del percorso del sommo vate in Lunigiana, tra riqualificazioni delle strutture e dei paesaggi, collegamenti sostenibili e predisposizione di “impianti di informazione geodinamici e georeferenziati”.

“Siamo a favore di tutto ciò che incoraggia forme di turismo lento, sostenibile dal punto di vista ecologico e capace di far conoscere le tante bellezze diffuse sul territorio”. Con queste parole il consigliere Tommaso Fattori (Sì Toscana a sinistra) ha dato il “la” al dibattito in aula, sulla legge per la promozione e valorizzazione dei cammini regionali, di iniziativa della vicepresidente del Consiglio Lucia De Robertis.  “Se la nostra regione è così bella è anche perché ha mantenuto territori sani in tante zone”, ha affermato il consigliere, annunciando il voto favorevole sulla legge e quello contrario sulla proposta di risoluzione, “per non demandare a una disciplina settoriale le agevolazioni ai Comuni sui manufatti lungo i cammini”.

Per Maurizio Marchetti (FI), uno dei fondatori dell’associazione nazionale per la via Francigena, “questa legge è stata occasione per ripercorrere momenti belli, che hanno segnato in modo puntuale percorsi turistici da assaporare lentamente”. “Mi complimento con la vicepresidente del Consiglio regionale e invito a continuare a lavorare su questi percorsi, organizzandoli al meglio”, tra recuperi e messa in sicurezza.

Sulla stessa lunghezza d’onda la consigliera Irene Galletti (M5S), che ha sottolineato la necessità, sentita dalla Regione, di valorizzare offerte turistiche particolari, attraverso i cammini, per “assaporare le bellezze diffuse sul territorio”. Un solo appunto sulla legge in sé, “presentata su iniziativa del Consiglio, ma con i poteri delegati alla Giunta”. “Tale scelta è riduttiva – ha affermato – un nostro maggior coinvolgimento è fondamentale, per la conoscenza del territorio”. E invitando a curare la qualità di questi cammini, anche dal punto di vista comunicativo e del marketing, la consigliera ha invitato a inserire in tale contesto anche il cammino di Dante in Lunigiana.

Anche Monica  Pecori (Gruppo misto Toscana per tutti) ha richiamato alla centralità del Consiglio regionale, ringraziando la vicepresidente per aver presentato la legge, che guarda al “turismo lento e diffuso come ad una grande scommessa per la Toscana”, capace di trasmettere conoscenze storiche, artistiche e culturali. La consigliera ha inoltre invitato a rendere fruibili i cammini anche alle persone con disabilità ed ha infine annunciato il voto contrario sulla proposta di risoluzione.

Francesco Gazzetti (Pd) si è in particolare soffermato sul grande lavoro che ha portato a questa legge e soprattutto sul “coinvolgimento del mondo dell’associazionismo e del volontariato per la valorizzazione dei cammini, guardando alla qualità e a proposte sempre più elevate”. “E’ una legge da portare sui territori – ha concluso – che avrà anche un’eco significativa a livello nazionale, perché quando si parla di cammini la Regione Toscana è sempre punto di riferimento”.

“Apprezzo quanto fatto dalla Toscana sulla via Francigena e sulla valorizzazione di altri cammini, ma invito a non trascurare quelli esistenti”, ha affermato Luciana Bartolini (Lega), augurandosi che i finanziamenti vengano usati per la formazione, la sostenibilità ambientale e per offerte di qualità.

Di maggior ancoraggio al ruolo del Consiglio regionale ha parlato anche Paolo Marcheschi (FdI): “Nel comitato scientifico vedrei bene anche dei membri dell’assemblea; mi fa comunque piacere che questa legge, che va a colmare una lacuna, sia di iniziativa consiliare”. “Condivido il testo nei principi e nei contenuti: era necessario disciplinare questa particolare forma di turismo e monitorarla costantemente – ha detto – invitando a valorizzare quanto fatto finora”.

“Soddisfazione per un testo importante” è stata espressa da Marco Casucci (Lega): “Siamo sempre stati attenti e sensibili al federalismo culturale e lo rivendichiamo in questa sede”. “Concordo con il consigliere Marcheschi – ha sottolineato – occorre coinvolgere di più il Consiglio regionale, proprio per la centralità dei cammini”.

In chiusura di dibattito, Giacomo Giannarelli (M5S), dopo aver dichiarato pieno sostegno alla legge, ha presentato la mozione collegata per il progetto “Percorsi di Dante Alighieri da Firenze alla Lunigiana”: “potremo proporre a livello europeo un progetto per la messa in collegamento tra i diversi siti dove Dante Alighieri è vissuto, a partire da Firenze, per finire in Lunigiana”.

“Mi prendo l’impegno di trovare un maggior ruolo del Consiglio all’interno del regolamento” ha assicurato la vicepresidente De Robertis, ringraziando tutti gli intervenuti e parlando di una legge “che rispetta luoghi, storia e cultura della nostra Toscana”.

Istituzione comune Montepulciano Torrita di Siena, ok del Consiglio regionale a referendum

“Siete favorevoli alla proposta di istituire il Comune di Montepulciano Torrita di Siena, per fusione dei Comuni di Montepulciano e Torrita di Siena, di cui alla proposta di legge n. 287 (Istituzione del comune di Montepulciano Torrita di Siena, per fusione dei comuni di Montepulciano e Torrita di Siena)?”. Sarà questo il quesito che gli elettori si troveranno di fronte nel referendum consultivo, che sarà svolto sulla proposta di legge della Giunta regionale, nata dalle deliberazioni dei due consigli comunali.

Lo ha deciso il Consiglio regionale che ha approvato a maggioranza, con il voto favorevole di Pd e Art.1-Mdp e l’astensione degli altri gruppi, la relativa delibera, insieme ad un ordine del giorno, che impegna l’assemblea “a tenere conto della volontà dei cittadini espressa con il voto e dell’eventuale orientamento assunto dai Comuni, successivamente allo svolgimento del referendum, con determinazione dei rispettivi consigli comunali”.

È stato il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), a fare il punto sul processo di fusione avviato, precisando, che i due consigli comunali nelle loro deliberazioni ribadiscono espressamente che tale fusione “è subordinata al consenso espresso dalle popolazioni interessate con il raggiungimento del quorum, in ciascun comune, del 50 per cento più uno favorevole dei votanti”. In particolare, si tratta di due comuni che non rientrano tra quelli di minore dimensione demografica, obbligati per legge all’esercizio associato delle funzioni. Nascerebbe un Comune di oltre ventimila abitanti, con un consiglio comunale di sedici componenti più il sindaco, affiancato da cinque assessori.

Il presidente ha ricordato che la commissione ha ascoltato il sindaco di Montepulciano, Andrea Rossi, e il vicesindaco di Torrita di Siena Sara Maccioni, delegata dal sindaco Giacomo Grazi, impossibilitato a partecipare. Nelle delibere votate a maggioranza nei due consigli comunali si afferma che la fusione “è subordinata al consenso espresso dalle popolazioni interessate con il raggiungimento in ciascun comune del 50% più uno dei voti favorevoli”. La commissione ha quindi ascoltato i portavoce del Comitato per il No, Carlo Stefanucci e Antonio Canzano, e i coordinatori del Comitato per il Sì, Giancarlo Pagliai e Daniele Chiezzi.

Secondo il capogruppo di Si-Toscana a sinistra Tommaso Fattori è necessario rivedere la normativa sui processi di fusione. “I cittadini lamentano l’inconsistenza dei processi partecipativi, che in genere vengono affidati dai Comuni a società esterne, estranee al territorio, che offrono pacchetti preconfezionati di incontri che vanno sempre quasi deserti – ha sottolineato – Una partecipazione reale è alla base di questi processi”. Per questo ha presentato uno specifico ordine del giorno per impegnare il Consiglio per permettere che la fusione tra Montepulciano e Torrita di Siena avvenga solo in presenza di una maggioranza di votanti favorevole in ciascun dei due comuni.

“Il processo partecipativo dovrebbe informare i cittadini chiamati al voto sul futuro del loro Comune e questo non avviene. Si fanno pochi incontri e poco partecipati – ha osservato il consigliere Gabriele Bianchi (M5S) – Non è un caso che i cittadini del Casentino non ne vogliano più sapere. Non è una questione di identità, perché l’identità non viene meno in un contesto istituzionale diverso”.

“Sono preoccupata. Ancora una volta un processo di cambiamento istituzionale causa fratture profonde nella comunità. Dobbiamo chiederci perché – ha sottolineato Serena Spinelli (Articolo 1-Mdp) – Forse manca la capacità di far passare un progetto complessivo, che disegni il futuro, la missione di un territorio dopo la fusione”. A suo parere occorre riflettere sul significato di municipalità, di identità territoriale, di partecipazione e rappresentanza, magari per decidere se è opportuno introdurre un quorum. “Abbiamo una legge avanzatissima sulla partecipazione – ha osservato – Vogliamo verificare se davvero i percorsi sul territorio funzionano, per evitare di decidere senza elementi oggettivi, ma sulla base di sollecitazioni, le più varie”.
“Quando abbiamo fatto la legge pensavamo di aprire un orizzonte istituzionale nuovo, con la possibilità data a due municipi di unirsi, rispettando la loro storia e identità. Ci accorgiamo che questo processo è stato visto sempre come qualcosa calato dall’alto, con una partecipazione sempre molto limitata. È nostro dovere rimettere mano all’impalcatura del sistema”, ha dichiarato Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), ricordando che il criterio del 50 per cento più uno è già presente nella risoluzione approvata dal Consiglio qualche tempo fa.

L’ordine del giorno presentato da Sì-Toscana a sinistra, che ha accolto la proposta di emendamento di Casucci, è stato respinto dall’aula con 22 voti contrari e 15 voti a favore.

Collegato al provvedimento anche un ordine del giorno del Partito Democratico, primi firmatari il capogruppo Leonardo Marras e il presidente commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani, che impegna il Consiglio regionale, a “tenere conto, nel pieno rispetto delle sue prerogative, nella conclusione dell’iter legislativo in oggetto, prima di tutto della volontà espressa dai cittadini con il voto e dell’eventuale orientamento assunto dai Comuni successivamente allo svolgimento della consultazione referendaria mediante determinazione dei rispettivi consigli comunali”, un atto che risponde alle istanze manifestate dagli amministratori e dai cittadini durante l’istruttoria in commissione.

“Questa delibera è il risultato di un lungo percorso di ascolto e confronto con gli amministratori locali e con le comunità, che abbiamo svolto in Prima commissione. - ha illustrato Bugliani - Nell’ordine del giorno collegato ci siamo fatti promotori di alcune prescrizioni per venire incontro in maniera cogente a esigenze più volte sollevate durante questo percorso dalle comunità. Le deliberazioni dei Consigli comunali di Montepulciano e Torrita di Siena hanno fatto presente che la volontà di procedere all’aggregazione territoriale ‘è subordinata al consenso espresso dalle popolazioni interessate con il raggiungimento del quorum, in ciascun Comune, del 50% più uno favorevole dei votanti’, così come ribadito dai sindaci auditi in Commissione, assieme ai comitati. Il dibattito in Commissione ha inoltre messo in evidenza la volontà, a seguito dell'esito del referendum, di convocare i Consigli Comunali per valutare il risultato, in coerenza con quanto già espresso da quegli organi. Va ricordato poi che Montepulciano e Torrita non rientrano tra i comuni di minore dimensione demografica obbligati per legge all'esercizio associato delle funzioni fondamentali”.

“Per quanto riguarda le fusioni dei comuni, come Partito democratico siamo fortemente convinti della spinta riformatrice di questi processi e della loro capacità di innalzare la qualità della pubblica amministrazione locale. – ha spiegato Marras -  In Toscana per legge abbiamo optato, come strumento di consultazione, per il referendum, dopo il quale poi, in ogni procedimento, l’assemblea regionale è chiamata a una valutazione, sempre nell’interesse delle comunità coinvolte. Una scelta, che siamo convinti, valorizza la partecipazione e nel contempo permette al Consiglio regionale di prendere le decisioni più adeguate. In questo caso abbiamo voluto rafforzare con un ordine del giorno la necessità di tener conto della volontà espressa dal voto popolare e dall’eventuale pronunciamento dei consigli comunali dopo la consultazione, a conclusione dell’iter legislativo. Si tratta di un caso peculiare di fusione, in cui gli enti sono di grandi dimensioni e in cui quindi l’aggregazione è prima di tutto e più che altre volte un preciso progetto politico. Abbiamo ritenuto quindi fondamentale raccogliere le sollecitazioni arrivate dal territorio, per un dibattito sereno, chiaro e trasparente sulle ragioni del sì o del no alla costruzione di un nuovo comune e sottolineare l’orientamento chiaro con cui procederemo nella valutazione. È il contributo più che doveroso che siamo tenuti a dare al territorio come rappresentanti politici”.

“Desidero fare un po’ di chiarezza-afferma Marco Casucci, Consigliere regionale della Lega-in merito a quanto oggi deciso nell’Aula del Consiglio regionale sul delicato tema della fusione fra Torrita e Montepulciano.” “Innanzitutto, il Gruppo consiliare Lega si è astenuto criticamente rispetto alla Pdl per l'indizione del referendum, consapevoli di compiere un gesto importante, sia perché è mancato un adeguato percorso partecipativo, sia perché questo tentativo di fusione si è confuso con diatribe interne al PD"  "Merita evidenziare -prosegue il Consigliere-che è stato bocciato un apposito Ordine del giorno a firma congiunta col collega Tommaso Fattori di Sì Toscana, che prevedeva la necessità del raggiungimento del 50% più uno dei votanti in ciascuno dei comuni interessati per dare vita ad un’effettiva fusione; viceversa, è stato approvato un atto d’indirizzo del Pd (una formula incerta e debole, dovuta solo ai loro problemi interni) che invita a tenere conto del parere dei Consigli comunali, una volta svolto il referendum consultivo.” “Insomma-precisa Casucci-questa determinazione, conferma ancora una volta una palese confusione e scollamento fra il Pd locale e quello regionale.” “ Riguardo, infine-conclude seccamente Marco Casucci-ad una missiva, sulla predetta tematica, inviata dal Sindaco di Torrita a tutti i Consiglieri regionali, tutta l’Aula, indistintamente, ha espresso quantomeno perplessità riguardo all’estemporanea iniziativa del Primo cittadino torritese; insomma, la “fusionomania” dei Dem continua, immancabilmente, a fare danni…”

"Desidero fare un po’ di chiarezza in merito a quanto oggi deciso nell’Aula del Consiglio regionale sul delicato tema della fusione fra Torrita e Montepulciano. Innanzitutto, il Gruppo consiliare Lega si è astenuto criticamente rispetto alla Pdl per l'indizione del referendum, consapevoli di compiere un gesto importante, sia perché è mancato un adeguato percorso partecipativo, sia perché questo tentativo di fusione si è confuso con diatribe interne al PD". Così Marco Casucci, Consigliere regionale della Lega. "Merita evidenziare che è stato bocciato un apposito Ordine del giorno a firma congiunta col collega Tommaso Fattori di Sì Toscana, che prevedeva la necessità del raggiungimento del 50% più uno dei votanti in ciascuno dei comuni interessati per dare vita ad un’effettiva fusione; viceversa, è stato approvato un atto d’indirizzo del Pd (una formula incerta e debole, dovuta solo ai loro problemi interni) che invita a tenere conto del parere dei Consigli comunali, una volta svolto il referendum consultivo. Insomma questa determinazione conferma ancora una volta una palese confusione e scollamento fra il Pd locale e quello regionale. Riguardo a una missiva sulla predetta tematica inviata dal Sindaco di Torrita a tutti i Consiglieri regionali, tutta l’Aula ha espresso quantomeno perplessità riguardo all’estemporanea iniziativa del Primo cittadino torritese; insomma, la 'fusionomania' dei Dem continua, immancabilmente, a fare danni…"

Kme: mozione unanime sul futuro dello stabilimento a Fornaci di Barga

Il futuro dello stabilimento KME di Fornaci di Barga (Lucca) è al centro della mozione votata all’unanimità dal Consiglio – 33 voti favorevoli –, nel testo che ha sostituito le due mozioni  iscritte all’ordine del giorno a firma, rispettivamente, di Sì – Toscana a Sinistra e Pd.  L’atto, primo firmatario Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) è stato illustrato da Stefano Baccelli, Pd, consigliere del territorio e anche presidente della commissione Ambiente.

La mozione impegna la Giunta ad attivarsi nei confronti dell’azienda per arrivare alla “formalizzazione di un piano di rilancio industriale”, secondo le caratteristiche di “rilancio produttivo, tenuta occupazionale e miglioramento del saldo emissivo in atmosfera, in grado di coniugare ambiente e lavoro, definendo, pertanto, soluzioni tecnologiche che garantiscano una produzione di energia incontrovertibilmente pulita e rinnovabile”.

Una volta presentato questo piano la Giunta dovrà attivarsi per un percorso di partecipazione che coinvolga istituzioni locali, le associazioni, i sindacati, gli esperti e gli abitanti del territorio.
La mozione votata impegna quindi il governo regionale a “proseguire con le iniziative già anticipate volte a monitorare gli aspetti legati alla qualità dell’aria”, a svolgere un’indagine epidemiologica sul territorio interessato e ad avviare un campionamento dei suoli per realizzare una mappatura delle aree inquinate e la conseguente valutazione di rischio sulla popolazione.

Il primo punto dell’intervento di Stefano Baccelli è stata la solidarietà ai lavoratori e all’indotto dell’azienda, strategica per il territorio, alla vigilia dell’incontro di domani 5 luglio al Ministero dello Sviluppo economico, dove i rappresentanti dei lavoratori chiederanno la proroga degli ammortizzatori sociali in scadenza a settembre.

Il consigliere ha richiamato la delibera della Giunta regionale dello scorso giugno, riportata nel testo della mozione e riferita all’approvazione della bozza di Accordo per il rilancio industriale dello stabilimento di Fornaci di Barga, tramite la realizzazione di una piattaforma energetica e la creazione di un polo di eccellenza dell’economia circolare. “Da alcuni questo Accordo non è stato visto in maniera favorevole - ha detto Baccelli -, come gruppo del Pd crediamo invece che sia un atto di politica industriale doveroso, così come lo è stato occuparsi delle acciaierie a Piombino piuttosto che della Solvay a Livorno”.

Un giorno importante, oggi, per il futuro della KME e per la salute degli abitanti della Valle del Serchio, dopo l’approvazione all’unanimità di una mozione che porta la prima firma del capogruppo di Sì - Toscana e Sinistra, Tommaso Fattori, e poi le firme del presidente della commissione ambiente del consiglio regionale Stefano Baccelli (PD) e di Ilaria Giovannetti (PD), oltre naturalmente alla firma di Paolo Sarti, consigliere di Sì - Toscana a Sinistra e vicepresidente della commissione sanità.

La mozione, spiega il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra Tommaso Fattori, chiede che si giunga “ad un piano di rilancio industriale dello stabilimento KME di Fornaci di Barga” che metta assieme “tenuta occupazionale e miglioramento del saldo emissivo reale in atmosfera”. Il nodo è “coniugare ambiente e lavoro, definendo soluzioni tecnologiche che garantiscano una produzione di energia incontrovertibilmente pulita e rinnovabile”. La mozione chiarisce che per energia incontrovertibilmente pulita e rinnovabile si intende quella che “non prevede la combustione dei rifiuti e di tutti i loro derivati, compreso il Css”. La mozione impegna anche la giunta ad attivare “un percorso pubblico di partecipazione che coinvolga le istituzioni locali, le associazioni, i sindacati, gli esperti e gli abitanti del territorio interessato” e “a proseguire con le iniziative già anticipate, per quanto esposto in narrativa, volte a monitorare gli aspetti legati alla qualità dell’aria, nonché a svolgere un’indagine epidemiologica sulla Valle del Serchio, e ad avviare una campagna di campionamento dei suoli al fine di realizzare una mappatura delle aree inquinate e la conseguente valutazione del rischio sulla popolazione”.

“Finalmente usciamo dalle nebbie, con una presa di posizione unanime che è frutto di un lungo lavoro e che pone alcuni paletti precisi, permettendo di tenere assieme mantenimento dei posti di lavoro e tutela dell’ambiente e della salute. Voglio dire chiaramente - continua Fattori - che non abbiamo preso per nulla bene la firma, da parte del presidente Rossi, di un accordo con KME elaborato in gran segreto, in spregio alla stessa richiesta venuta dal consiglio regionale solo poche settimane fa, che obbligava quantomeno Rossi ad informare preventivamente l’assemblea a proposito di eventuali accordi in merito. E così ha firmato un protocollo che prevede la realizzazione di una generica ‘piattaforma energetica’, senza nessun dettaglio sulla tecnologia prevista, con il forte rischio che la KME intenda collocare un pirogassificatore nella Valle del Serchio, zona inquinata, con situazione epidemiologica preoccupante e caratterizzata da inversioni termiche, con tutto quello che significa in termini di ristagno degli inquinanti”.
“Il pirogassificatore è un tipo di inceneritore a combustione indiretta, che nel caso specifico dovrebbe bruciare gli scarti del pulper di cartiera, che contengono plastiche. Deve essere chiaro che questo è l’opposto dell’economia circolare ed è anche l’opposto della produzione di energia pulita da fonti rinnovabili.” “L’autoproduzione di energia da parte di KME - prosegue Fattori - potrà insomma avvenire soltanto evitando la combustione dei rifiuti e di tutti i loro derivati, compreso il combustibile solido secondario. Nel sito produttivo ci sono per esempio spazi e capannoni in grado di ospitare un grande impianto fotovoltaico e celle a combustibile alimentate a biogas, abbinando il tutto con una microrete di distribuzione con accumulo in batteria. L’impianto potrebbe cedere l’energia eccedente alla rete pubblica”.

“Attraverso percorsi virtuosi ci sarà un futuro per l’azienda e per i lavoratori, nei confronti dei quali la nostra solidarietà è massima, alla vigilia dell’incontro al Mise per richiedere la proroga dei contratti di solidarietà, in scadenza a settembre. Come massima è la volontà di andare incontro alla proprietà della KME se intenderà lavorare il rame con una vera conversione ecologica sia nell’autoproduzione di energia, sia nelle tecnologie produttive. Esiste la strada dei certificati bianchi, ci sono i fondi europei e molti altri modi per sostenere chi ha intenzione di produrre nel rispetto dell’ambiente e della salute. Ma serve la presentazione di un vero progetto industriale, di cui al momento non c’è traccia. Se l’obiettivo è far finta di voler produrre rame per passare invece al business dell’incenerimento dei rifiuti, la risposta delle istituzioni deve essere dura e compatta”.

Giacomo Giannarelli, M5S, si è rivolto direttamente ai banchi di maggioranza motivando il voto favorevole su un atto che “ricalca quello che noi M5S dicevamo due settimane fa in una mozione che ci avete bocciato”. “Il territorio vi si è rivoltato contro – ha aggiunto – e voi avete cambiato posizione”.

Anche Elisa Montemagni (Lega) ha messo al primo punto la tutela dei lavoratori e ha definito il voto di oggi “un voto utile” e la mozione “estremamente equilibrata”. E’ però necessario avere “un filo diretto” con il territorio riprendendo la partecipazione dei consiglieri regionali al Tavolo di lavoro che era già partito mesi or sono con la Provincia, i sindacati e l’azienda, e che poi si è arenato.  In questo senso Montemagni ha rivolto un appello al presidente della IV commissione, Baccelli, per parlare con il presidente della Provincia di Lucca. “Non c’è il piano industriale – ha spiegato – e non abbiamo niente in mano”.

Tra i punti esposti in narrativa dalla mozione c’è la necessità di garantire che qualsiasi progetto industriale “non possa ipotizzare alcun peggioramento al saldo emissivo reale in atmosfera, in modo da coniugarsi appieno in un’idea di sviluppo sostenibile secondo i principi dell’economia circolare”.

L’atto votato considera inoltre auspicabile che KME, nel presentare il piano di rilancio, tenga conto delle possibilità offerte dall’incentivazione pubblica alla creazione di energia da fonti rinnovabili a costi calmierati, come ad esempio i “certificati bianchi” introdotti dal Governo, garantendo così una produzione di energia pulita e rinnovabile, evitando la combustione dei rifiuti e di tutti i loro derivati.



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