“Non è più sostenibile il continuo ripetersi di danni da ungulati e predatori alle nostre aziende. Chi ha la responsabilità di fermare questo disastro lo faccia o paghi!”. Questa la sintesi delle conclusioni dei quadri dirigenti di Coldiretti Toscana riunitisi a Firenze.
Alla Regione nei mesi scorsi sono state richieste una assunzione procedure più snelle negli interventi di controllo e la possibilità di un intervento diretto ai produttori agricoli per difendere le proprie colture dagli attacchi dei cinghiali. Una sorta di “agri-legittima difesa”.
“In Toscana la fauna selvatica, stimata in circa 500mila esemplari (280mila cinghiali, 200mila caprioli, 8mila daini, 4mila cervi), oltre a produrre ogni anno danni milionari alle coltivazioni e a scoraggiare la presenza dell’attività agricola nelle zone montane e più difficili, sono causa di almeno 300 incidenti stradali all’anno – dice Tulio Marcelli presidente regionale di Coldiretti Toscana”.
Di recente i vertici di Coldiretti hanno incontrato nuovamente il Presidente della Regione Enrico Rossi e l’Assessore all’Agricoltura Marco Remaschi e da loro hanno raccolto un forte impegno per una semplificazione delle procedure per il contenimento degli animali selvatici. L’obiettivo è chiaro: attivare efficaci misure di contenimento dei cinghiali e degli altri ungulati che si sono moltiplicati in modo esponenziale e che, dalle campagne alle città, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini, oltre a distruggere i raccolti agricoli. In buona sostanza Coldiretti chiede che si riconosce la possibilità da parte dei proprietari e conduttori di terreni agricoli di esercitare una “facoltà di legittima difesa” in presenza di minime condizioni che semplificano la precedente procedura burocratica. Tra le condizioni per autorizzare l’intervento – continua la Coldiretti - si richiede in particolare l’accertamento di danni alle colture nei 6 mesi antecedenti la data di presentazione della domanda di autorizzazione (che ha una validità di 12 mesi) e la titolarità di licenza di porto di fucile. Naturalmente – conclude la Coldiretti - l’esercizio di questo tipo d’intervento non vuole essere sostitutivo degli interventi già previsti dalla vigente normativa sia nazionale che regionale. Ed è giusto che venga garantita la tracciabilità per realizzare il monitoraggio e il controllo sanitario.
Altro versante riguarda i danni da animali predatori in primis lupo ed ibridi cane-lupo. “Occorre una svolta nella prevenzione degli attacchi, innanzitutto neutralizzando ibridi e cani vaganti, e nella erogazione delle risorse per il risarcimento dei danni da predazione – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana -. La salvaguardia del lupo come specie protetta non può gravare sulle spalle del mondo agricolo e per questo che abbiamo sollecitato la Regione a reperire ulteriori risorse di bilancio, che non gravino sul settore agricolo. Se la protezione del lupo è d’interesse collettivo, è necessario che l’intera collettività, e non solo il mondo agricolo, se ne faccia carico. Ma la responsabilità è anche di livello nazionale, dove Coldiretti continuerà a svolgere un'azione incessante perché vengano individuati finanziamenti adeguati”.
Che la misura sia colma è chiaro anche dalle deliberazioni assunte dai vertici di Coldiretti Toscana. Il consiglio direttivo ha deliberato di attivare le procedure per una azione di responsabilità civile nei confronti di chi, avendone la responsabilità, non ha messo in campo tutte le azioni possibili per contenere i danni subiti dalle aziende agricole. Come dire “chi non interviene, paga” e fino ad oggi a pagare sono stati solo gli agricoltori. "Non accetteremo strumentalizzazioni di alcuna natura su questa vicenda, né politiche né economiche. Nessuno può pensare di continuare a fare analisi e dietrologia sul territorio: ormai servono solo coraggio delle scelte e risorse economiche, così come da tempo richiesto da Coldiretti in documenti con ..... origine in etichetta".
Fonte: Coldiretti Toscana - Ufficio Stampa
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