Prendete uno dei borghi più belli d’Italia, il tocco del genio, la storia rocambolesca di un’opera ancora sotto tanti aspetti avvolta nel mistero e il gioco è fatto! Dal 7 luglio al 7 ottobre 2018 presso le scuderie del Castello di Poppi in Casentino, prima valle dell’Arno, va in scena la mostra Nel segno di Leonardo. La tavola Doria dagli Uffizi al Castello di Poppi, promossa e organizzata dal Comune di Poppi in collaborazione con la Galleria degli Uffizi.
Si tratta di un evento che lascerà tutti con il fiato sospeso perché al centro di un emozionante allestimento multimediale ad alta tecnologia verrà esposto uno dei dipinti più celebri e ‘contesi’ dell’arte italiana del Cinquecento. Un approccio tutt’altro che convenzionale, un emozionante racconto in presa diretta con l’arte leonardesca con proiezioni HD di disegni leonardiani, una camera immersiva e l’utilizzo di ologrammi dei personaggi con il genio da Vinci a fare da guida nel percorso espositivo.
L’opera, illegalmente esportata dall’Italia, dopo una lunga peregrinazione fra Germania, Stati Uniti, Giappone e Svizzera, nel 2012 è rientrata miracolosamente nel nostro paese con tutti gli onori. Tanto da essere esposta in prima istanza al Palazzo dei Quirinale (27 novembre del 2012 – 13 gennaio 2013) e due anni dopo alla mostra Memorie di capolavori di Leonardo allestita nella sala delle Carte Geografiche agli Uffizi (24 marzo – 29 giugno 2014).
Contesa in passato fra il sultano del Brunei e il fondatore della Microsoft, Bill Gates, la Tavola Doria è un dipinto a olio su tavola, di forte impatto e suggestione, che misura 86x110 centimetri. Raffigura la Lotta per lo stendardo, la scena centrale della Battaglia di Anghiari, il leggendario affresco di Leonardo (andato perduto) nella parete destra del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, che secondo il programma originale della decorazione avrebbe dovuto illustrare il sanguinoso scontro che il 29 giugno del 1440 ad Anghiari mise di fronte l’esercito dei Visconti, duchi di Milano ed una coalizione composta da truppe fiorentine, pontificie e veneziane.
L’opera, proveniente dalla collezione Doria D’Angri di Napoli, passò nel 1940 nelle mani del nobile genovese Giovanni Nicolo’ De Ferrari. Da allora se ne persero le tracce fino a quando nel 2009 il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale la ritrovarono in un caveau al Porto Franco di Ginevra. Trenta anni di indagini e due di una caccia serrata. Nel 1992 venne acquistata dal Tokyo Fuji Art Museum. Nel 2012 è stata restituita all’Italia che ha concesso all’istituzione giapponese per 25 anni (fino al 2037), di poterla avere in prestito, con l’alternanza di 2 anni in Italia e di 4 in Giappone. Il dipinto è rientrato in Italia a seguito di un accordo di cooperazione internazionale tra il Tokyo Fuji Art Museum e il Mibac.
Al centro della scena, partendo da destra sono raffigurati i due combattenti della coalizione, Pietro Giampaolo Orsini e Ludovico Scarampo Mezzarota mentre lottano per strappare lo stendardo visconteo ai nemici. Sul lato opposto Francesco e Niccolo’ Piccinino tenta a colpi di spada di difendere il possesso del vessillo. Lo scontro è violento, furioso, amplificato acusticamente dai cavalli che cozzano i musi l’un contro l’altro, tanto che Vasari parla di un “groppo di cavalli!”, cioè un viluppo di animali e cavalieri. La lotta si fa serrata anche fra i cavalieri a terra, come documenta a destra l’uomo raffigurato sotto le zampe del cavallo, detto ‘bozzolo’.
Si tratta della più importante per quanto martoriata testimonianza pittorica di quella che il Cellini definì la “scuola del mondo”, il celebre dipinto murale affidato a Leonardo nel maggio del 1504 per il cui cartone preparatorio egli ricevette un compenso ragguardevole di 35 fiorini e altri 15 al mese per terminare in fretta l’opera – era ben noto come l’artista, impegnato in quegli anni su più fronti, fosse refrattario alle scadenze la chiusura dei suoi lavori.
La Tavola Doria, la cui paternità in passato è stata a lungo contesa fra Leonardo e un pittore fiorentino della prima metà del Cinquecento, viene esposta al Castello di Poppi con l’attribuzione a Francesco Morandini, detto il Poppi, avanzata dal Professor Alexander Louis Waldman del Dipartimento di Arte e Storia dell’Università di Austin (Texas), noto conoscitore di arte toscana e Accademico d’Onore dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze.
Nato a Poppi nel 1544 e morto a Firenze nel 1597, il Morandini fu uno degli artisti attivi nella decorazione del celebre Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio. Fu altresì autore di altre importanti opere a Firenze, Prato, Roma ed a Poppi, dove è documentato fra il 1575 e il 1576 e dopo il 1584 con importanti commesse come la chiesa dell’Annunziata delle Monache Camaldolesi (che accoglieva due sorelle del pittore, Dianora e Margherita) e per altri centri del Casentino.
La mostra proseguirà lungo il borgo di Poppi nei luoghi dove sono custodite tavole del Morandini come l’Abbazia di San Fedele, la Propositura dei Santi Marco e Lorenzo, il Monastero delle Camaldolesi.
L’occasione è ghiotta per gli appassionati di un turismo slow e per i turisti in giro in Toscana per visitare questa estate una delle più belle vallate della Toscana, terra di monasteri (La Verna, Camaldoli) e di castelli feudali (Castello di Poppi, Porciano, Romena, Castel San Niccolo’), di emozionanti itinerari nel Parco delle Foreste Casentinesi e di buon cibo.
Commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Il luogo dove si svolse la battaglia di Anghiari è a poco più di cinquanta chilometri da Poppi - a sua volta vicinissima a Campaldino, passata alla storia per un'altra notissima battaglia, nel 1289, tra Guelfi e Ghibellini. Situata dunque in un territorio denso di significati per la storia toscana, e altrettanto ricco di opere d'arte, Poppi è necessariamente il luogo d'elezione per la mostra sulla Tavola Doria: qui infatti nacque intorno al 1544 il suo probabile autore, Francesco Morandini, che lavorò a fianco del Vasari in Palazzo Vecchio, e la cui opera ora possiamo ammirare in contesto, insieme ad altre di sua mano. È un'occasione unica per discutere non solo di un dipinto diviso tra Italia e Giappone, ma anche per parlare dell'importanza delle copie e del loro valore artistico. E per anticipare, con questa straordinaria memoria visiva, il cinquecentenario della morte di Leonardo, nel 2019”.
“L’opportunità di allestire al Castello di Poppi una mostra di così alto lignaggio che può divenire volano di una ricaduta economica non trascurabile su tutto il territorio del Casentino, mi riempie di soddisfazione e di orgoglio, come casentinese e come amministratore, afferma Carlo Toni, Sindaco di Poppi, che prosegue: “Tutta la mia stima e riconoscenza vada al direttore degli Uffizi Eike Schimdt che, primo fra tutti, ha permesso che l’evento si verificasse; e a Luca Santini, presidente dell’Ente Parco nazionale delle Foreste Casentinesi per aver generosamente sostenuto questo grande evento che altrimenti non avrebbe potuto essere realizzato”.
La mostra sarà anche un’occasione formativa per tanti giovani. Infatti grazie alla collaborazione del Centro Creativo Casentino (C3), con il progetto “Alternanza scuola-lavoro” studenti del Liceo Scientifico G.Galilei di Poppi e del Liceo Scientifico F.Redi di Arezzo accompagneranno i visitatori nel percorso espositivo; e sarà per tanti di loro un’esperienza davvero unica di orientamento professionale e di avvicinamento all’emozione e alla bellezza dell’arte
INFO: 0575 520516 / info@castellodipoppi.it
Orario: tutti i giorni dalle 10 alle 19:30
Ingresso: € 7 - ridotto € 4
Vernissage: sabato 7 luglio: ore 18,00
Fonte: Ufficio Stampa
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