Targa per i fatti del ’21: no del Consiglio comunale

La lapide proposta e bocciata dal Consiglio

“Sono passati quasi 100 anni, ma ancora ad Empoli non si trova il coraggio, a tratti mi vien da dire la voglia, di ricordare ufficialmente nove persone che furono trucidate barbaramente per le strade della nostra città”. Alessandro Borgherini, consigliere comunale, ha affidato a Facebook il suo commento dopo che il Consiglio comunale ha bocciato il documento col quale la lista ‘Ora si cambia’, appoggiata dal ‘Centrodestra per Empoli’, chiedeva una targa alla memoria dei morti degli ormai famosi ‘Fatti del 1921’ nel quale persero la vita nove militari.

Stavolta, come si evince dal tono delle sue parole, Borgherini, e con lui Damasco Morelli ed Andrea Poggianti, avevano sperato che, dopo la piena luce fatta dalla storia, anche la politica facesse lo stesso, sia perché si tratta appunto di un episodio ormai certificato, sia perché è lontano quasi 100 anni, sia perché, come spiega ancora “la mozione aveva avuto una gestazione lunghissima coinvolgendo formalmente tutti i capigruppo ed il Sindaco e nessun emendamento era arrivato”.

Poi, però, il voto contrario di tutti i gruppi. “Hanno preferito condannare nuovamente nell'oblio uno spaccato di storia della nostra città – scrive Andrea Poggianti - io, modestamente, ci sarò sempre per ricordarli perché, di fronte all’innocenza delle vittime ed alla barbarie dei carnefici, non esistono morti di serie A e di serie B”. “Più leggo il testo della lapide – commenta poi Damasco Morelli - e più mi sembra bellissimo, credo che potremo magari ripresentarlo modificando qualcosa nelle premesse in modo da non lasciar adito a nessuna paura che vi sia una volontà revisionistica in un senso o nell’altro”.

Insomma, quei 6 marinai e 3 carabinieri uccisi il 1 marzo del 1921 dalla folla convinta che fossero fascisti, non hanno ancora trovato pace. Ognuno è libera di pensarla come crede ma, visto che sono ormai passati 97 anni e le carte processuali hanno parlato chiaramente, sarebbe finalmente ora di non aver più paura di dire la verità su un episodio ormai assodato dando così dignità a nove giovani uccisi.

Marco Mainardi

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