Chefor Prato, torna il Galà di beneficenza dei ristoratori di Vetrina Toscana

Aperta sui colli e sui vigneti del Montalbano, in posizione dominante sul poggio che già aveva ospitato un’area sacra al tempo degli etruschi, Villa Medicea "La Ferdinanda" fu costruita nel 1596 per volere del Granduca Ferdinando I de ‘Medici, su disegno di Bernando Buontalenti. "Sono stato hoggi à Artimino et credami Vostra Altezza che vi ho trovato un Primavera", scriveva il Granduca alla moglie Cristina di Lorena il 19 gennaio 1596. La villa, nata come residenza di caccia, venne ultimata in soli quattro anni e rappresentava una sorta di anello di congiunzione fra le diverse proprietà fondiarie della famiglia, un luogo dedicato all’otium umanistico delle arti e della poesia. Ferdinando I de’ Medici, in seguito alla morte di Francesco, rinunciò al cardinalato e cercò di portare avanti la politica del fratello: si racconta che fosse affabile e premuroso, propenso a favorire settori quali l’agricoltura, l’arte e il commercio.

A lui si devono grandi opere oltre che la commissione della Villa dei Cento Camini, così chiamata per i numerosi camini che sporgono dalla sommità dell’edificio e che la rendono unica. Non solo un vezzo artistico del Buontalenti per movimentare un po' l'architettura austera dell’edificio, i camini avevano anche una loro ragione d'esistere: riscaldare. Ferdinando I, infatti, come tutti i Medici soffriva di gotta e quindi aveva bisogno di molto calore. Fin da subito la Villa non aveva giardino ma era lo stesso Barco Reale il parco della Villa, ovvero l’ampia bandita di caccia appartenente alla famiglia Medici, che nel 1626 venne chiusa e cinta da un muro lungo 32 miglia di cui ancora oggi sono visibili alcuni resti e una porta. Singolare è l’aspetto architettonico dell’edificio, con una componente militare che dona austerità e maestosità, alleggerita da elementi più eleganti come la sinuosa scalinata d’ingresso in pietra serena. Nei secoli fra le mura de "La Ferdinanda" sono passati nomi illustri. Ad esempio nel 1608 Galileo Galilei venne invitato da Ferdinando I per istruire "nelle matematiche" il figlio Cosimo. Anche Leonardo da Vinci sembra che frequentasse la proprietà: e non è un caso se nell’antica cucina delle Cantine Granducali si può ancora oggi ammirare il girarrosto da lui disegnato. Nelle sale della Villa, nella loggia e nella deliziosa cappella sono ben conservati gli affreschi coevi alla struttura, realizzati da Domenico Cresti detto il Passignano e da Bernardino Poccetti.

Oggi

Villa "La Ferdinanda" mantiene intatto il suo fascino originale. La Villa dei Cento Camini è Patrimonio Unesco dal 2013, insieme alle altre Ville e Giardini medicei. Si accede dal portone principale, subito sotto lo stemma mediceo, che guarda verso la città di Firenze. I due torrioni della facciata sono tagliati a metà, terminando con due terrazze che davano alla famiglia dei Medici un privilegiato punto di controllo sui loro possedimenti. Le due sale al pian terreno, speculari rispetto all’androne delle carrozze, erano gli alloggi dei Lanzi (dei guardiani) ma anche di ospiti e forestieri. Al piano nobile, il piano più importante, si possono ammirare quelle che furono le stanze del Granduca e della moglie Cristina di Lorena, nipote di Caterina de’ Medici.patrimonio unesco La Sala dell’Orso, così come viene chiamata oggi, è arricchita da tre eleganti raffigurazioni ad affresco al centro della volta. Sulla sinistra troviamo le stanze dell’appartamento della Granduchessa, ciascuna delle quali reca al soffitto un affresco del Passignano. Nell’ultima stanza si nasconde un piccolo tesoro: il Ricetto del Poggiolo, probabilmente utilizz ato per la toeletta della signora, completamente affrescato in uno stile elegante e delicato. Sull’altro lato della Villa troviamo invece la Sala del Leone, un tempo Salone delle Guerre: ha le pareti decorate da arazzi e ospita le copie delle lunette di Giusto Utens, raffiguranti le proprietà medicee, oggi in esposizione presso Villa La Petraia.immagine storica villa L’ultimo piano – quello che ospita il Salone del Toro e l’Annunziata, oltre che oggi gli uffici – era destinato a principesse, personale di servizio, cugini del Granduca e ad altre figure della corte medicea. Degni di nota sono i camini, disseminati in tutta la struttura, disegnati da Bernardo Buontalenti e realizzati in preziosi materiali come marmi e pietra serena. La Villa è famosa anche per la sua bella scalinata a coda di rondine che dalla Loggia dei Paradisi posa soave sul giardino in direzione del borgo di Artimino: le due rampe laterali sono un’aggiunta degli anni Trenta del Novecento e furono commissionate dalla Contessa Maraini all’architetto Lusini che le realizzo sulla base di un disegno originale del Buontalenti. Il panorama che si apre agli occhi posizione dalla Villa d'Artimino è da togliere il fiato. Si vede il borgo di Artimino, costruito nell'antica era etrusca e che oggi mantiene quasi intatto il suo impianto medievale formato da mura perimetrali e l'antico orologio torre del paese. Ma anche la vallata, il lungo viale alberato, la pieve romanica di San Leonardo e le olivete a ricamare i dolci declivi.

Fonte: Confcommercio Prato

Notizie correlate



Tutte le notizie di Prato

<< Indietro

torna a inizio pagina