Il 44% dei decessi sotto i 5 anni di età avviene in epoca neonatale, in particolar modo entro le prime 24 ore di vita, e la causa è sempre rappresentata da un evento asfittico. Grazie a Nina, il simulatore neonatale che simula una neonata a termine che viene sottoposta a un intervento rianimatorio, l’ospedale San Giovanni di Dio negli ultimi anni ha formato ben 531 operatori tra medici, ostetriche, infermieri, anestetisti e medici pediatri. I corsi teorico-pratici di rianimazione neonatale sono rivolti a tutto il personale dell’area materno-infantile dell’Azienda dei punti nascita di Prato, Pistoia, Pescia, Borgo San Lorenzo, Empoli e, su Firenze, il Santa Maria Annunziata. Il ricorso alla tecnologia è direttamente legato a una pratica, la rianimazione neonatale che rappresenta una delle procedure più effettuate nell’assistenza medica in ospedale: circa il 5-10% dei nati, infatti, richiede aiuto nella fase di transizione dalla vita intra alla extra uterina per non andare incontro ad asfissia perinatale. Se poi ci riferiamo ai pretermine la percentuale di necessità di assistenza sale ulteriormente fino all’80% dei nati con peso inferiore ai 1.500 grammi.
Per un’adeguata formazione di tutto il personale che ruota intorno al neonato, sia alla nascita che nelle ore successive, e per ridurre sia la mortalità che la morbilità secondarie all’evento asfittico, l’ospedale San Giovanni di Dio ha già realizzato 41 edizioni di corsi base e retraining ogni due anni.
Con Nina, il manichino-simulatore hight-fidelity, la dotazione tecnologica si è ulteriormente arricchita: sistemato in una stanza che riproduce un ambiente simile a quello della sala parto, il simulatore è una neonata a termine che presenta funzioni vitali primarie che vengono impostate dall'operatore in base allo scenario clinico che vuole riprodurre. Attraverso la modifica di alcune caratteristiche fisiche (cianosi periorale, tono muscolare, tipo di respiro, battito cardiaco, suoni vocali come pianto, tosse, distress respiratorio), nonché dei parametri rilevati dal monitor, Nina offre un feedback all’operatore di quanto sta facendo. Chi sta alla regia del computer segue l’operatore in tutte le sue azioni, guidando di pari passo le risposte della neonata e dei suoi parametri. Sul manichino può essere effettuata ogni manovra assistenziale compresa l'intubazione e la somministrazione di farmaci per via ombelicale.
“E’ stupefacente ottenere una risposta tangibile alle proprie manovre rianimatorie – dichiara Francesca Montanelli, vicedirettore della neonatologia e Tin del San Giovanni di Dio e responsabile della gestione neonatale della sala parto - Questo arricchimento tecnologico oltre a soddisfare l'equipe che si cimenta nella rianimazione ha permesso di promuovere una formazione che si focalizza anche e soprattutto, sugli aspetti comunicativi, non solo tra le figure sanitarie ma anche, per esempio, con la famiglia del neonato. Quando sono presenti fattori di rischio perinatali, è importante creare un gioco di squadra di tutto il personale sia nel concordare l’approccio rianimatorio con un “team breafing” e una pianificazione chiara dei compiti e dei ruoli, sia nel fornire un counseling ai genitori con informazioni adeguate e condivise in merito alla problematica del figlio”.
Oltre che con prove pratiche su Nina e su altri manichini e apparecchiature, durante il corso vengono fornite lezioni frontali secondo i principi delle attuali linee guida dell’American Heart Association (AHA). La Società Italiana di Neonatologia (SIN) adotta e promuove, ormai da anni, le raccomandazioni contenute nel “TextbooK of Neonatal Resuscitation” di AHA e dell’American Academy of Pediatrics (AAP). Tali raccomandazioni vengono revisionate ogni 5 anni e ripresentate sempre in forma più attuale e aggiornate. Le attuali sono del 2015 e l’equipe che partecipa alla rianimazione del neonato è invitata ad attenersi strettamente a queste.
Fonte: Ufficio Stampa AUSL TOSCANA CENTRO
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