Quando Lorenzo il Magnifico 'riformò' la piccola Santa Croce

Santa Croce vista da San Donato

A leggere gli innumerevoli provvedimenti degli ordinamenti comunali dal Trecento fino al Settecento, sembra di trovarsi di fronte ad una grande ondata riformista dal Medioevo all’età moderna. Specialmente per i piccoli comuni: le Comunità autonome e soggette alla dominante Firenze, si legge ad esempio per Santa Croce sull’Arno una serie ininterrotta di ‘riforme” statutarie, in pratica dei riordini e degli aggiornamenti delle disposizioni normative, dal 1433 al 1760 secondo gli studi di Francesco Salvestrini.

Il lettore non si preoccupi, non voglio offrirgli un saggio erudito che sarebbe fuori luogo nell’agile blog di Storia e Storie. Mi pare tuttavia interessante il carteggio elettorale dei Medici e in particolare l’interesse di Lorenzo Il Magnifico per una riforma “laurenziana” di un ordinamento della piccola Santa Croce e non solo. Ci piace presentare questa “riforma laurenziana” di Santa Croce sull’Arno dell’11 giugno 1471, come un esempio della meticolosità di una classe di banchieri-politici, che non trascurava le piccole entità del suo stato territoriale al fine di un capillare controllo del territorio dal mare agli Appennini. Un esempio anche di come la grande storia si rifletta nelle piccole comunità e viceversa.

Perché questo interesse del potente Lorenzo per Santa Croce? L’interesse era reciproco: la piccola comunità (ma anche la più potente Fucecchio) aveva interesse ad affidare al signore della Toscana la funzione di arbitro nelle controversie con le comunità vicine ad esempio Altopascio, per questioni di pascoli nelle Cerbaie, di pesca nei laghi e nell’Usciana. In sostanza si trattava di barattare la sicurezza dei beni e delle persone con cessioni di sovranità. In cambio, come esercizio del potere, fin dal tempo di Cosimo de’ Medici, la potente casata non si peritava a ricevere donazioni di selvaggina: caprioli, uccellagione ecc. proveniente dai boschi limitrofi all’Arno e dalle Cerbaie, anzi le sollecitava come omaggi.

Naturalmente il vero potere era quello di avere rappresentanti di famiglie fiorentine legate ai Medici eletti nei consigli comunali. Elezioni che avvenivano, in quei tempi, per estrazione a sorte di nomi già inseriti nelle apposite borse di cuoio secondo criteri di reddito e di casato. L’intervento  deciso del Magnifico e dei suoi funzionari, come testimonia una lettera di Lorenzo al podestà di Fucecchio, Barone de Cappellis, competente anche per Santa Croce, furono rapidi soprattutto nell’escludere dagli uffici comunali i cittadini "registrati debitores dicti comunis". Questo in virtù, come si direbbe oggi, di una trasparenza amministrativa volta ad impedire accumuli di cariche per una stessa famiglia e inadempienza di debiti e conflitti di interesse.

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