Duccio Dini, il 29enne investito ieri da una delle auto coinvolte in un folle inseguimento in via Canova a Firenze, stato dichiarato morto verso le 19 di oggi. Intorno alle 12 erano iniziate le procedure per l'accertamento di morte. La famiglia ha dato il consenso alla donazione degli organi.
Il ragazzo è stato preso in pieno e sbalzato dalla sua moto, mentre era fermo a un semaforo rosso. L'uomo era stato ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Careggi.
INSEGUIMENTO NATO COME BLITZ PUNITIVO
L'inseguimento terminato tragicamente in via Martini sarebbe partito da suocero e nipote contro il 43enne che nei giorni scorsi aveva tirato un pugno al primo per le continue intromissioni nella vita coniugale. Le discussioni si erano fatte accese fino all'atto di violenza. Ieri mattina è partita la rappresaglia del suocero assieme ad altri familiari, che hanno atteso il quarantenne nel centro commerciale di via Canova dove ha sede il bar in cui l'uomo è solito fermarsi.
LE INDAGINI
I tre uomini che hanno fatto scattare l'inseguimento, due dei quali arrestati, sono indagati per omicidio volontario. Cadute invece le accuse sollevate inizialmente anche verso il 43enne inseguito, familiare degli indagati, che adesso viene considerato dagli investigatori come un semplice testimone del fatto.
Inseguendo l'auto del familiare nella spedizione punitiva, i tre hanno accettato consapevolmente la possibilità di uccidere qualcuno, almeno stando alla valutazione degli inquirenti.
IL CORTEO
Si sta tenendo nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 11 giugno, un corteo organizzato da Fratelli d'Italia nel luogo dove è avvenuta la tragedia. Vi prendono parte oltre 350 persone e in larga parte i manifestanti erano ancora ignari della notizia, diramata alle 19, della certificata morte di Duccio Dini.
Una parte del corteo si è staccata e si è avvicinata al campo rom del Poderaccio mentre vengono scanditi slogan contro i nomadi e per il suo smantellamento. Il campo è presidiato da un cordone di forze dell'ordine.
LE REAZIONI
Salvini: "Sarò presto a Firenze"
"Sarò presto a Firenze per affrontare la questione della sicurezza e per porre un argine alla criminalità diffusa in alcune zone della città" è quanto ha annunciato il ministro dell'Interno Matteo Salvini dopo la morte di Dini.
Il Sap si stringe al dolore della famiglia Dini
La Segreteria Provinciale del S.A.P. Sindacato Autonomo di Polizia Fiorentina, dopo i fatti tragici di ieri in zona isolotto tra bande di etnia rom, abbraccia dal più profondo del cuore di ogni poliziotto che rappresenta, la famiglia Dini, per questo immenso e ingiusto dolore che dei criminali gli hanno provocato.
A Firenze, riferisce il Segretario Provinciale SAP Bartoccini Massimo il patto “Firenze bella e sicura” firmato dall’ex Ministro dell’Interno Dott. Minniti e dal Sindaco di Firenze Dott. Nardella è da archiviare totalmente, fatto nei mesi scorsi in piena campagna elettorale, numeri alla mano a Firenze non ha visto nessun aumento di uomini in divisa e le condizioni di lavoro per i tutori dell’ordine sono sempre estreme. Oggi tutti siamo addolorati per quanto accaduto ieri, noi come SAP è da sempre che si lotta per far capire alla politica che la sicurezza non è uno slogan, in Italia siamo passati da 115000 a 92000 operatori e più della metà sopra i 47 anni. Ci si accorge solo quando succedono avvenimenti di questa portata l’importanza degli uomini in divisa, presenti ed efficienti. Da anni in questa città, chi ha il compito del controllo del territorio, la Squadra Volanti per esempio, è sotto organico di almeno 50 poliziotti. I numeri raccontano che da anni, ogni giorno le pattuglie impiegate per il controllo del territorio cittadino possono essere rapportate a 1 ogni 100000 abitanti, e senza essere degli esperti, queste sono assai insufficienti per affrontare l’emergenza criminalità e l’allarme terrorismo, pertanto limitano le “Pantere” a discapito di ogni tipo di prevenzione a gestire le emergenze. Si sta pagando 10 anni di assenza totale della politica nazionale su progetti per la sicurezza anche per la città di Firenze, dove nulla è servito avere pure l’abitazione di un Presidente del Consiglio. Adesso, per chi si è permesso di far diventare le vie della città un campo di battaglia tra malavitosi, ci deve essere la certezza della pena per confermare l’importanza alla legalità, solo così si rafforza l’operato degli uomini in divisa.
Confesercenti Firenze esprime la propria vicinanza alla famiglia Dini
Nota di Claudio Bianchi Presidente Confesercenti Firenze.
“Ho appreso in queste ultime ore che sono iniziate le procedure per l’accertamento della morte celebrale di Duccio Dini, il giovane fiorentino che, nella giornata di ieri è stato paurosamente travolto in Viale Canova da un’auto guidata a tutta velocità. Esprimo la mia personale vicinanza e quella di tutta Confesercenti Firenze alla famiglia di Duccio, purtroppo vittima di un gesto folle ed inconsulto. Penso di poter parlare anche a nome di molti colleghi nel sostenere che siamo tutti particolarmente scossi dall’accaduto. Invitiamo, pertanto, tutti gli imprenditori della città a prendere parte in maniera attiva alle iniziative che verranno organizzate e promosse dalla famiglia Dini e dall’Amministrazione comunale a partire dalle prossime ore. Tra questi, la seduta del Consiglio di Quartiere IV che si svolgerà questo pomeriggio a Villa Vogel, in via delle Torri 23 . A partire dalle 17.30 saranno, infatti, affrontati e discussi i tragici fatti di ieri. Naturalmente sarà presente anche la nostra associazione di categoria in rappresentanza del tessuto economico e commerciale della città, con l’obbiettivo di dare una risposta immediata, chiara ed univoca rispetto ad episodi di grave e gratuita violenza come quello che ha riguardato Dini.”
U.S. Limite e Capraia
La U.S. Limite e Capraia esprime la propria vicinanza alla famiglia di Duccio Dini, 29enne centrocampista dell’U.S. Sancascianese Calcio.
Dichiarazione di Mustafa Demir, rappresentante e mediatore culturale per il popolo ROM: "Evitare il rischio di una generalizzazione"
"Il sottoscritto Mustafa Demir che da anni sta cercando di migliorare i rapporti di convivenza e per far riconoscere una cultura fatta anche di sacrifici e di rapporti di convivenza pacifica e di collaborazione, vuole con questa dichiarazione prendere le distanze dai comportamenti inaccettabili e incivili tenuti da alcuni soggetti singoli che sono attualmente alla ribalta della cronaca e che rischiano di annullare tutti gli sforzi di cooperazione di questi ultimi anni.
Il rischio è quello di una generalizzazione da parte della popolazione locale della valutazione dei rapporti di convivenza fra loro stessi e le etnie da me rappresentate. A questo proposito intendo esprimere la mia più ferma condanna nei confronti degli autori di tali fatti per i comportamenti che hanno generato tanto dolore e tanto danno.
La mia solidarietà va innanzitutto alla famiglia del ragazzo di cui comprendiamo il dolore incommensurabile, e alla quale ci stringiamo con un sentimento di immenso dispiacere.
Allo stesso modo esprimo solidarietà a coloro che niente hanno in comune con tali soggetti e che, anzi, risultano danneggiati da questi comportamenti".
Jacopo Alberti, Lega: "Chiudere campi rom"
“Purtroppo-afferma Jacopo Alberti, Consigliere regionale della Lega e Portavoce dell’Opposizione-giungono notizie ferali dall’ospedale dove è ricoverato il giovane rimasto vittima della furia cieca di alcuni rom che l’hanno letteralmente travolto nella zona di Via Canova a Firenze. Un fatto gravissimo che cittadini innocenti rischino la vita perché qualcuno, in pieno giorno, decide di regolare dei conti in sospeso, dando vita ad uno spericolato, quanto nefasto inseguimento automobilistico. Auspico fortemente, dunque che, Matteo Salvini, neo-Ministro dell’Interno nomini a Firenze un Prefetto che sappia gestire al meglio questi fatti criminosi; un rappresentante dello Stato che non tolleri minimamente tali episodi inaccettabili e che sappia coordinare al meglio le Forze dell’Ordine presenti sul territorio. I fiorentini devono, infatti, poter vivere serenamente in una città, che, viceversa, è da troppo tempo in balìa di delinquenti senza scrupoli.”
Grassi, Verdi, Trombi e Giorgetti Fialdini (Firenze Riparte a Sinistra) “Ci stringiamo intorno alla famiglia"
"La città di Firenze sappia abbracciare e proteggere queste persone in un momento di difficoltà estrema, la politica sappia rispondere con saggezza e responsabilità.
Di fronte a queste tragedie è difficile e terribile trovare le parole, ma come politici sentiamo forte il dovere di farlo: non si lasci sola la famiglia, non si perda l’umanità, non si strumentalizzi una disgrazia assurda, frutto di un atto criminale che non vogliamo nelle strade della nostra città.
Fiducia nelle forze dell’ordine, che si occupano della sicurezza della nostra cittadinanza, fiducia nella magistratura, che saprà far luce su quanto accaduto: il Comune di Firenze fa bene a chiedere che tutto questo avvenga, ma non basta. Bene che il sindaco invochi la calma e non permetta che questa tragedia venga strumentalizzata a fini politici. È necessario però anche impedire che la nostra città, come invece qualcuno vorrebbe, sprofondi nell’odio, nel sospetto e nella paura. Occorre perciò separare fra le responsabilità individuali, che ci sono e che la magistratura si occuperà di stabilire ed eventualmente di punire, e quanto invece compete a noi, come amministratori locali, nel lungo e difficile percorso che dobbiamo portare avanti nella prospettiva di chiudere e superare campi e villaggi Rom, per lottare contro la povertà, la marginalità, l’esclusione, l’emarginazione, ovvero tutti quegli ostacoli che impediscono a nostre cittadine e cittadini di emanciparsi dalle proprie condizioni di difficoltà e disagio, e di integrarsi.
Occorre però tener separata con fermezza questa tragedia dagli infami attacchi razzisti che taluni stanno sfogando, in vari modi e luoghi, contro i Rom, e spezzare il presunto legame fra criminalità ed etnia: si verifichi ogni aspetto della vicenda, ma è inaccettabile considerare criminale tutta la popolazione Rom. Certe realtà vanno superate, e abbiamo sempre fatto la nostra parte per proporre soluzioni per combattere la povertà e l’emarginazione, non ultima una mozione, approvata dal consiglio comunale di Firenze, proprio per superare il campo del Poderaccio e puntare verso sistemi di inclusioni ed integrazione, senza rinunciare ad uno stretto controllo di tutto ciò che avviene in una parte della nostra città: ognuno, infatti, in Comune ha responsabilità per quel che avviene nei villaggi del Poderaccio. Questo però non giustifica atteggiamenti razzisti e tantomeno reazioni di pancia che devono essere scongiurate in tutti i modi.
Ora è fondamentale stringersi alla famiglia, e che la politica, a tutti i livelli, sappia rassicurare la città, sappia dare risposte che confortino e che facciano cadere l’odio".
Miriam Amato, Potere al Popolo: "Un fatto che fa rabbia"
“Quanto avvenuto all’Isolotto fa certamente rabbia, che ha comportato la dichiarata la morte cerebrale di un ragazzo di 29 anni coinvolto in un inseguimento in cui non aveva niente a che fare. La famiglia ha tutta la nostra solidarietà.
Mentre eravamo colpiti dallo stupore di quanto avvenuto la destra cittadina ne ha approfittato immediatamente, strumentalizzando l’accaduto: per questa gente se Duccio Dini è in questo stato non è colpa dei quattro diretti responsabili, ma di tutta la comunità ROM. Le responsabilità sono individuali, il clima di razzismo fomentato dalle destre non deve far presa nel sentire comune.
Non siamo nuovi a questo tipo di equazioni. Per la destra, ogni volta che uno straniero povero commette un crimine, la sua colpa si estende immediatamente a chiunque non possegga la cittadinanza italiana da più di tre generazioni. Anche stavolta la morte di Duccioverrà utilizzata contro persone che non hanno condiviso nessun atteggiamento criminoso, la cui unica colpa è quella di vivere al Poderaccio.
Certo, il campo Rom è un problema, in primo luogo per chi ci vive. Il Poderaccio, il vecchio Masini, l’Olmatello, si sono riempiti a più ondate in seguito alla crisi economica che colpi l’attuale territorio della Macedonia, e successivamente alle due guerre di Jugoslavia e del Kosovo. Si tratta dunque di persone fuggite da condizioni disastrose che hanno trovato rifugio ai margini della nostra città, spesso in condizioni di estrema precarietà.
La giunta Primicerio si incaricò di dare una prima sistemazione alla comunità Rom fiorentina. Nacque da quel tentativo il progetto di via del Guarlone: un gruppo di case in muratura espressamente costruite per ospitare famiglie Rom che, avendo seri problemi di documentazione anagrafica, non potevano accedere alla graduatoria ERP. Fu un progetto azzeccato: le famiglie di via del Guarlone vivono in condizioni molto meno insalubri rispetto a quelle cinquanta che abitano le casette di legno del Poderaccio. Sarebbe bastato ripetere l’esperimento per sottrarre ulteriori nuclei familiari al degrado, alla miseria e quindi ai circuiti di sostentamento extralegali.
Anche intorno al Poderaccio si sono susseguiti tutta una serie di progetti di interazione con la comunità, che se non ne hanno risolto i problemi materiali, hanno comunque permesso che i bambini di cinquanta nuclei potessero andare a scuola, va salvaguardato il lavoro di questi anni degli educatori.
Noi non ci faremo assoldare nella guerra al povero, che sfrutta fatti si sangue per tradurre responsabilità individuali in responsabilità etniche.
Noi siamo pronti invece, in qualsiasi momento, a combattere la guerra alla povertà, non solo nelle sacche di marginalità della nostra città, ma nei quartieri popolari dove si eseguono 130 sfratti al mese, nei posti di lavoro dove i contratti sono sempre più miseri e precari, nella perdita di salute e di diritti a cui ormai anche la popolazione Toscana non è indenne.
Profezia che si autoadempie. In sociologia una profezia che si autoadempie, o che si autoavvera, o che si autodetermina, o che si autorealizza, è una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa. In questo clima discriminatorio si instaura un circolo vizioso”.
Bassi, PD: "Occorrono azioni e risorse"
"Quello che è successo ieri in Via Canova è qualcosa di inaccettabile: le strade di un quartiere attraversate da un folle inseguimento in auto di personaggi appartenenti a diverse famiglie rom residenti nel Campo del Poderaccio.
L’epilogo di questa folle corsa è stato drammatico. Mentre siamo qui, Duccio Dini un giovane, che domenica andava a lavoro, è stato travolto ed è oramai alla fine della sua vita.
Il quartiere sconvolto. La città angosciata. E l’esito poteva essere ancora più tremendo. Altri hanno rischiato di essere coinvolti in questa tragica follia.
Alla famiglia, agli amici, ai compagni di lavoro di Duccio la vicinanza mia e dei consiglieri comunali del gruppo PD.
Un ringraziamento anche al Sindaco che, da subito, non ha fatto mancare la vicinanza e la solidarietà dell’intera comunità fiorentina alla famiglia in un momento così difficile.
Grazie anche alle forze dell’ordine che sono prontamente intervenute per facilitare i soccorsi ed individuare i responsabili.
Noi chiediamo che rapidamente i responsabili siano sottoposti a processo, vogliamo, come tutta la città chiede, giustizia.
Ora è tempo della solidarietà e di stringersi attorno alla famiglia, agli amici, al quartiere dell’Isolotto.
Comprendiamo la rabbia, l’inquietudine che si crea in questi casi, però alle forze politiche credo spetti il compito di rispettare il dolore e di ribadire con le parole e i fatti che siamo una comunità che, come altre volte, uscirà unita da questi momenti drammatici.
Per questo non dobbiamo accettare strumentalizzazioni, dichiarazioni avventate o iniziative di divisione che alimentano il rancore e la rabbia.
Non si può negare che quanto è successo proviene anche da una situazione complessa come il Campo del Poderaccio, qui l’Amministrazione comunale ha lavorato con politiche volte al suo superamento. Questo è l’obiettivo che abbiamo perseguito e stiamo perseguendo. Come è stato fatto per l’Olmatello così sarà fatto anche il Poderaccio. Atti concreti sono stati fatti con continuità e progressione, come ha ricordato l’assessore Funaro in questi giorni alla stampa, altri ne seguiranno.
Però i Comuni hanno bisogno di non sentirsi soli nell’affrontare le emergenze e le situazioni di marginalità.
Occorrono azioni e risorse, collaborazione piena dello Stato.
Pochi mesi fa abbiamo attivato “Il patto per una Città sicura” con il Prefetto e il Ministro dell’Interni, perché abbiamo bisogno di un alto livello di controllo e di operatività in tema di sicurezza urbana, oggi di fronte a questi eventi drammatici chiediamo al nuovo Ministro della Giustizia ed al Ministro dell’Interno di garantire il massimo impegno nel perseguimento dei responsabili ed il supporto alle azioni del Comune di Firenze per la legalità e la sicurezza urbana".
Mdp: "Condanna pesante per i colpevoli"
Queste le dichiarazioni della consigliera Stefania Collesei e del capogruppo di Articolo 1-MDP a Palazzo Vecchio Alessio Rossi insieme ai colleghi al Q4 Nicolina Cavallaro, Corinna Pugi, Filippo Picone e Sara Cappelletti
"Sgomento e dolore per quello che è successo in via Canova i responsabili devono essere puniti severamente per la loro azione criminale. Un giovane uomo ci sta lasciando e un abbraccio deve arrivare ai suoi cari in questo momento.
Ma la politica deve fare di più, non solo stringersi attorno alla famiglia, ma operare per superare il ghetto dei rom, il campo del Poderaccio . Come Art. 1 Mdp diciamo “superare” e non “sgomberare”. In queste ore convulse dobbiamo mantenere la barra dritta. Condannare i colpevoli, integrare gli innocenti. Non funziona la soluzione del centro destra: sgomberare i campi rom vuol dire solo spostare il problema da una parte all’altra perché poi le persone restano: uomini donne bambini rom nati in Italia, italiani.
E allora la formula è più complessa di così: non sgomberare ma smantellare, gradatamente il villaggio del Poderaccio, inserendo via via le persone nel tessuto cittadino: scuola casa lavoro. Allontanando chi ha commesso reati con l’aiuto delle forze dell’ordine.
Il modello è quello del campo dell’Olmatello. All’inizio erano quasi 400 persone. Per chiudere il campo ci sono voluti oltre 10 anni. Ma ora il campo non c’è più. Prima, l’Amministrazione, dava ampi poteri ai quartieri, adesso non più e i risultati si vedono. Non è possibile gestire un villaggio rom dall’alto di un assessorato, occorre lavorare nucleo per nucleo accompagnandoli nel percorso di inclusione nella società, appunto: scuola casa lavoro. Non esistono scorciatoie.
E’ pericoloso fomentare l’odio verso un’intera comunità anche condannandone le singole responsabilità. Forse che se succede una violenza negli stadi si pensa di chiudere gli stadi? La responsabilità individuale è la fonte del diritto. Il bambino rom di seconda elementare non ha colpe, non perdiamo la testa: occorre superare il ghetto, non scaricare il proprio rancore su intera comunità".
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