Ritorna nella chiesa della Beata Vergine Maria Regina della Pace a Firenze Dopo un attento lavoro di restauro, reso possibile grazie alla Fondazione Friends of Florence e dopo l’esposizione alla mostra “Cinquecento a Firenze” tenutasi a Palazzo Strozzi, la tavola di Agnolo Bronzino raffigurante l’Immacolata Concezione, è ritornata nella Chiesa della Beata Vergine Maria Regina della Pace a Firenze. “Rivedere l’opera riacquistare la propria bellezza e la luminosità dei colori sotto la coltre di vernici e polvere che l’aveva mortificata per anni, è per noi davvero un motivo di grande orgoglio” spiega Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence che così continua - “Ringrazio Don Paolo Milloschi per la grande disponibilità e la Curia che ci ha offerto la possibilità di restaurare l’opera nella Chiesa di S. Agata. Tutta la nostra gratitudine va al gruppo di benefattori da Omaha, Nebraska per il loro sostegno e al Council for the Future, per aver individuato questo grande dipinto di Bronzino. La nostra ammirazione e riconoscimento va poi al team di restauratori che hanno eseguito un restauro esemplare con tantissima pazienza e tenacia. Ringrazio anche Antonio Natali, Carlo Falciani, e la direzione di Palazzo Strozzi per aver incluso questa opera tardiva di Bronzino nella mostra sul Cinquecento.”
Lo stato di conservazione
La pala è stata concessa in deposito nel 1951, alla chiesa della Beata Vergine Maria Regina della Pace: la prima chiesa edificata a Firenze dopo la seconda guerra mondiale. Prima di essere posta all'altare maggiore, dove si trova tuttora, fu restaurata, ma non ci sono documenti circa le operazioni effettuate. Al momento del nostro intervento la tavola rivelava sulla superficie dipinta la presenza di una vernice ingiallita sulla quale si era depositato nel tempo dello sporco e la parte bassa della tavola era mortificata da schizzi di tinta adoperata per l’imbiancatura della parete. Asportato il primo strato di sporco ambientale, si osservò che gran parte del cielo, dei volti e degli incarnati dei santi erano stati completamente ridipinti, per nascondere lo stato di abrasione della pittura originale, corrosa da un’antica pulitura molto drastica: l’opera era stata dunque “riabbellita”, conferendole un aspetto che era molto lontano da quello di una pittura cinquecentesca.
Il restauro
La metodologia d’intervento, messa a punto dopo avere esaminato i risultati prodotti dalle indagini scientifiche, ha portato a procedere alla pulitura in due fasi distinte. Dapprima si è asportata la vernice ingiallita e in una seconda fase si sono rimosse le estese ridipinture. Lo storico dell’arte Luciano Berti, nel descrivere l’Immacolata Concezione fa presente che l'opera mostra i caratteri della fase tarda del Bronzino: eseguita con l’ampia collaborazione di aiuti su disegno del maestro, è rimasta priva dell'intervento finale di quest'ultimo. E l'assenza d’iscrizioni nei cartigli e nei libri mostrati dai Precursori, denuncia chiaramente lo stato d’incompiutezza della pittura. Non si poteva dunque non tenere conto, sia di queste informazioni, sia del fatto che il dipinto, di grandissime dimensioni, fu eseguito su commissione di una famiglia importante come quella dei Medici. La pittura che si sarebbe scoperta sotto le ampie ridipinture, anche se avvilita dagli antichi danni non poteva non avere un carattere importante. E proprio dalla volontà di rispettare questo non finito che si è sviluppato l’intervento di restauro.
Le indagini diagnostiche
L’esame riflettografico ha rivelato la presenza di un disegno preparatorio alla pittura, presente sia sotto gli incarnati, sia sotto le vesti, ed eseguito utilizzando un cartone per realizzare i contorni delle figure nelle quali si vedono linee decise, nitide e semplificate, che seguono chiaramente una traccia già esistente mentre le pieghe delle vesti sono eseguite a mano libera. Si notano delle indecisioni o dei piccoli aggiustamenti dal disegno preparatorio alla pittura finale, nell’orientamento degli sguardi, nella posizione delle dita, nell’angolazione di un braccio, nella lunghezza di un piede o di una veste degli apostoli. Un importante ripensamento durante la stesura del colore si è riscontrato sulla figura giovanile di Giovanni Evangelista (che si trova a sinistra nella composizione).
I colori
La tavolozza del Bronzino analizzata da ENEA di Roma, IFAC- CNR di Firenze, ICVBC- CNR di Firenze, ha dimostrato un utilizzo dei pigmenti essenziali. Non troviamo colori preziosi come l’azzurro lapislazzuli ad esempio nella raffigurazione del manto della Madonna, ma l’impiego di un pigmento molto più povero come l'azzurrite, mescolato con bianco di piombo per ottenere una tonalità chiara, o con lacca rossa per raggiungere un blu più intenso. La gamma dei colori impiegata da Bronzino è ridotta, ma il suo modo di sposare le tinte tra loro è molto variegato: sembra quasi che la maestria di questo pittore stia proprio nel fatto che utilizza non più, come quando era giovane, un grande quantitativo di pigmenti, ottenendo, così effetti pittorici particolari, ma in quanto pittore molto più maturo utilizza i colori per plasmare le forme, con un uso veramente prezioso e sapiente dei colori più comuni. Per realizzare il bastone che tiene in mano Dio Padre è stato lasciato a vista lo strato preparatorio. Questo ha generato nei restauratori alcune riflessioni intorno al fatto che questa parte del dipinto fosse non finito o frutto della saggia esperienza del pittore, una dimenticanza o una scelta deliberata, il risultato dell’opera di soli aiuti o della mano del maestro che scelse di lasciare a vista lo strato preparatorio? Certamente l’attenzione per i dettagli oggi ritornati visibili, in una composizione così ricca e complessa, annoverano l’opera fra i capolavori del Bronzino e della sua bottega.
Bronzino (Agnolo di Cosimo; Firenze 1503-1572) e bottega
Immacolata Concezione 1570-1572
olio su tavola cm 502 x 291
Firenze, Chiesa di Santa Maria Regina della Pace,
inv. Depositi n. 1 in deposito esterno dalle Gallerie Fiorentine U.R.13956
L’intervento di restauro è stato reso possibile grazie al dono di Friends of Florence Restauro: Muriel Vervat; Daniela Lippi, Letizia Nesi, collaborazione al restauro; Relart di Roberto Buda, restauro e disinfestazione del supporto ligneo Movimentazione: Distacco dell’opera dalla Chiesa per l’intervento di restauro: ditta Apice Firenze srl.
Ricollocazione finale dell’opera: ditta Arteria Firenze srl. Fotografie: Serge Domingie
Indagini Diagnostiche: ENEA di Roma, IFAC- CNR di Firenze, ICVBC- CNR di Firenze Informazioni su Friends of Florence: www.friendsofflorence.org
Fonte: Friends of Florence
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