Piero Tartagni, presidente di Cia Toscana Nord è stato confermato alla presidenza di Anabio Toscana, l’associazione nazionale dell’agricoltura biologica della Cia Agricoltori Italiani. Questo il risultato dell’assemblea che si è svolta a Firenze.
In Toscana sono presenti 4.494 aziende agricole biologiche fra cui 3.091 agricoltori (producono le materie prime) e 1.403 produttori e trasformatori (es. vino, confetture). Il 39,38% pari a 1.770 aziende, sono associate alla Cia Toscana, con Siena prima provincia con 538 aziende bio; Grosseto con 472, quindi Firenze a quota 225 e Arezzo con 200 aziende bio.
Sono aziende che hanno bisogno di supporto, consulenza, aggiornamento. Il modello produttivo biologico ha necessità più di altri, certamente di competenze e di esperienza, di conoscenze tecniche scientifiche, ed è questo il ruolo di competenza e professionalità che svolge quotidianamente la Cia.
A livello nazionale il biologico è arrivato nel 2017 a quota 1.796.363 ettari che si traducono in una crescita del 20,4% rispetto all’anno precedente. Anche il numero degli operatori, oltre 72mila, è aumentato del 20%.
«L’Anabio, per il ruolo che riveste – ha sottolineato il presidente Anabio Toscana Piero Tartagni – deve continuare a fungere da stimolo alla Cia perché si strutturino servizi sempre più adeguati alle esigenze delle aziende biologiche».
«Indagine sulle imprese che la Cia sta facendo a livello territoriale – ha aggiunto Alessandra Alberti, tecnico di Cia Toscana –; dal focus sul bio, emergono fabbisogni ed esigenze delle nostre aziende sulle tematiche inerenti l’agricoltura biologica. Servizi gestiti interamente con le professionalità che la Cia ha sul territorio o anche con collaborazioni esterne mirate a promuovere la filiera di produzione biologica».
Fra le novità del settore, il nuovo Regolamento europeo: le nuove regole europee sull’agricoltura biologica non sono assolutamente in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono stati applicati da anni in Italia, che è al primo posto in Europa per produzione e al secondo per superficie coltivata a bio. Esprimiamo quindi tutta la nostra contrarietà come Cia Agricoltori Italiani. Nel Regolamento comunque sono presenti anche alcune novità positive: come la possibilità della certificazione di gruppo per le piccole aziende, o strumenti di garanzia per prodotti importati da paesi terzi.
Si tratta di fatto, di norme che non riformano il settore biologico. Soprattutto non apportano alcun miglioramento per i consumatori nel momento in cui non intervengono sulle regole che riguardano la contaminazione dei prodotti, eliminando dai negoziati la questione delle soglie per i residui di fitofarmaci. In questo modo si penalizza il nostro Paese, che è tra i più virtuosi nel rispetto del metodo di produzione biologica e del sistema dei controlli ponendoci in una condizione di svantaggio competitivo in Europa.
Fonte: CIA Toscana
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