È necessario voltare pagina, sul serio, rispetto a 25 anni di politiche neo liberiste che hanno distrutto il lavoro, negato un futuro a intere generazioni, messo in discussione la stessa sopravvivenza del pianeta, fatto delle disuguaglianze sempre crescenti regole indiscutibili e apparentemente immodificabili. Politiche portate avanti in Italia da governi sia di centro destra che centro sinistra. Il lavoro sarà lungo e difficile ma dobbiamo proseguire nel rafforzare quello spazio aperto, pubblico, partecipato e non proprietario che, partendo dalle esperienze reali e concrete del municipalismo di sinistra, contribuisca a riconnettere una sinistra dispersa, disorientata ma diffusa, con le esigenze, sempre più inascoltate ma urgenti, del suo “popolo”. Un popolo che assiste con distacco, disimpegno o sgomento all’assenza di una prospettiva, di un punto di vista diverso e necessariamente alternativo al quadro politico attuale – destre, cinque stelle e PD – e ad una sinistra disintegrata che – nelle sue varie declinazioni e articolazioni – risulta sostanzialmente incapace di battere un colpo. Come le ultime elezioni politiche hanno drammaticamente dimostrato. E come la nascita del governo Lega 5 Stelle impone, essendo di fronte ad esecutivo fortemente orientato a destra – con un idea di società marcatamente tale - ma che su alcuni punti riprende strumentalmente temi che possano blandire (con una strategia tipica del populismo) un elettorato anche di sinistra, “tradito” dal PD in questi anni. Insomma il contributo a costruire un alternativa alla percezione di scelta obbligata fra destra xenofoba e popolista vs forze che si rifanno alla difesa liberista delle elite. Un necessario municipalismo di sinistra, quindi, che rompa con un avvitarsi su una subalterna autonomia del politico che, facendo della tattica spesso il suo unico orizzonte, si condanna al gioco sterile e minoritario delle compatibilità; oppure, specularmente, ad un autonomia del sociale che – anche quando è portatrice di percorsi reali – è spesso incapace di avere uno sguardo non parziale alla società e alle battaglie che questa richiede. Insomma proviamo a dare un contributo ad un profilo politico che faccia dell’alternativa alle politiche degli ultimi trent’anni il faro per un punto di vista autonomo, riconoscibile dalla gente, coerente e non settario. Con questo spirito di fondo, e nel pieno rispetto però delle dinamiche nazionali, il 7 aprile scorso è avvenuto un fatto importante: decine di amministratori locali – eletti , o candidati alle prossime elezioni amministrative di giugno – si sono dati appuntamento a Firenze per tenere un momento di confronto aperto e assembleare al fine di dare un contributo politico e programmatico per l’imminente tornata elettorale amministrativa . Una cornice unitaria. Il lavoro proficuo che ne è scaturito nasce – nell’ambito della Rete delle Città in Comune che hanno promosso l’appuntamento – dalla consapevolezza che le esperienze dei territori possano far fare un passo avanti importante anche al quadro nazionale, nella costruzione di politiche reali e concrete, locali ma non localistiche. Come nel corso dei mesi e degli anni scorsi la Rete delle Città in Comune ha provato a mettere in campo: mettere a disposizione degli altri territori le proprie esperienze, contribuendo con iniziative, campagne e sintesi programmatiche. Saranno mesi cruciali per contribuire ad avere un profilo locale, nazionale ed europeo in netta alternativa alla desertificazione sociale e ambientale dei territori, per far vincere la battaglia contro il fiscal compact e per provare a cancellare – anche attraverso la raccolta firme sulla LIP – il pareggio di bilancio in Costituzione, per rendere effettiva nelle nostre città la sentenza della corte Costituzionale che ha stabilito la preminenza delle esigenze di avere servizi pubblici essenziali rispetto ai vincoli di bilancio, per avere un lavoro che si basi sulla “parità di salario e di diritti a parità di mansioni”, per combattere il sub appalto e la precarizzazione del lavoro, per cancellare la deriva dei DASPO urbani, dei decreti Minniti Orlando, TTIP e CETA, sui principali temi nazionali quali diritto alla casa, contro la svendita del patrimonio pubblico, per la difesa del ruolo e dell’autonomia (anche fiscale ed economica) degli enti locali, per promuovere politiche di pace e non di sudditanza a azioni militari drammatiche e “imperiali”ecc. Inoltre abbiamo provato a declinare nuovi temi e campagne: appunto dalla "parità di salario a parità di mansione" nei contratti dell'amministrazione e delle sue partecipate anche in presenza di esternalizzazioni, e molti altri. Inoltre stiamo approntando la piattaforma informatica ad hoc. Con l’ambizione che possa essere un primo passo – anche in vista delle scadenze del 2019 – per prendere spunto e relazionarsi con le migliori e vincenti esperienze che in Europa che del municipalismo di sinistra, della effettiva partecipazione, di una prospettiva diversa rispetto alle politiche di austerity, hanno fatto esempi riusciti. Nella consapevolezza che gli enti locali non sono gli ultimi avamposti del “palazzo” ma sono e possono sempre più essere quel luogo di “prossimità”in cui sperimentare un alternativa. Con questo spirito presentiamo oggi i risultati del lavoro svolto fin qui, con la partecipazione di tante e tanti che di questo lavoro son stati protagonisti, e con l’auspicio che tanti e tanti che affermano di ritenere necessaria un alternativa – quindi hanno il medesimo obbiettivo strategico sopra ricordato – possano esserci e testimoniare che non è più il tempo della tattica, ma quello di fare quel che si dice. Un primo passo insomma, che, rispettando i ruoli e i luoghi di tutti, chiami però ad un confronto vero, senza veti se non quelli di una “recinto” dato dall’alternativa all’austerity, alle politiche degli ultimi 25 anni e a chi le ha portate avanti; nonché alla difesa e attuazione della Costituzione repubblicana, che, come abbiamo visto il 4 dicembre 2016, è condivisa dalla maggioranza dei cittadini, un risultato però tutto meno che acquisito, visti i propositi che anche ultimamente – sfruttando la presunta “ingovernabilità” uscita dalle urne – vorrebbero far rientrare dalla finestra ciò che è stato bocciato con quel referendum, cioè una involuzione semi autoritaria tesa a restringere gli spazi di democrazia, partecipazione e rappresentatività minando nuovamente la carta fondamentale. Un allarme che non può lasciarci indifferenti e che ci chiama a scelte non differibili.
Questi i primi risultati del nostro lavoro – del 7 aprile e i principali del passato – che offriamo a e che presentiamo oggi a Firenze. Un primo passo. E poco per adesso? Forse, ma non ci possiamo arrendere ad offrire al paese (nei nostri territori, come a livello nazionale) quell’offerta politica che oggi ci viene propinata e che ricordavamo: l’opzione fra austerity ed elite vs derive fascio razziste falsamente identitarie. Sono due facce della stessa medaglia – tutto meno che anti sistema - ed è il momento per chi non ci sta di provare in maniera plurale e rispettosa dei percorsi di tutti a costruire un immaginario diverso.
Fonte: Rete delle Città in Comune
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