«Ancora una volta, rispetto al progetto “Terrafino” di Empoli, dobbiamo prendere atto che sulla disabilità si continuano a proporre modelli istituzionalizzanti obsoleti e non rispondenti ai bisogni reali delle persone disabili. Ma non abbiamo intenzione di arrenderci a questa cultura che guarda indietro.
Dopo le critiche mosse in passato - spiegano Dipoi – Coordinamento toscano delle organizzazioni per il durante e dopo di noi, Fish Toscana, Fand e Ctasm - c’è stato un periodo di stasi che speravamo fosse dovuto a un sereno ripensamento su come investire i 3,7 milioni di euro destinati al grande “polo della disabilità” del Terrafino. E invece dobbiamo prendere atto con enorme rammarico che lo scorso 15 febbraio il Comune di Empoli ha impresso un’accelerazione, decidendo di procedere delegando la Asl Toscana centro alla sua realizzazione.
A questo punto chiamiamo in causa la Regione Toscana, di cui la Asl è diretta emanazione, e chiediamo che si blocchi l’operazione proprio in coerenza con gl’indirizzi regionali sulle politiche della disabilità e con la nuova legge 112/2016 sul Dopo di Noi. Come abbiamo più volte ribadito, ai tavoli regionali di confronto e pubblicamente, ci sono modi molto migliori e più rispondenti ai bisogni di socializzazione e abilitazione delle persone con disabilità di spendere quei 3,7 milioni di euro. Realizzare in campagna, alla periferia della città, vicino a un’uscita della Fi-Pi-Li, un grande polo che concentri funzioni residenziali, riabilitative e abilitative (diurni + residenze per il dopo di noi) significa ghettizzare le persone disabili isolandole. E purtroppo non sarà certo la buona qualità estetica e funzionale del complesso a scongiurare il loro oggettivo confinamento.
Davvero non riusciamo a comprendere il motivo per cui ci si ostini con tanta intransigenza a voler perseguire un modello d’intervento così anacronistico e spersonalizzante. Che invece di essere la prosecuzione logica dei “progetti di vita” costruiti sui bisogni e le aspirazioni delle persone con disabilità, punta al loro isolamento in ambienti specializzati di natura “curativa” dove, bene che vada, gli “esterni” andrebbero a trovare gli “interni”, come fossero pesci nell’acquario.
Già a Pisa con il mega centro da 100 posti de “Le Vele” è stata fatta una scelta assurda di cui ora tutti riconoscono l’inutilità, almeno ad Empoli fermiamoci in tempo e spendiamo bene quei 3,7 milioni coi quali è possibile fare grandi cose.
Per questo ci appelliamo al presidente della Regione Enrico Rossi e all’assessore Stefania Saccardi, con il rispetto loro dovuto ma con la forza delle nostre ragioni. Da parte delle nostre associazioni c’è tutta la buona volontà e la massima disponibilità a sedersi intorno a un tavolo per costruire un progetto partecipato e soprattutto inclusivo per le persone disabili e calato nella realtà cittadina».
Fonte: Dipoi
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