Rischio sismico, ecco come cambiano le norme di sicurezza per gli edifici

Sono state approvate con decreto ministeriale del 17 gennaio e pubblicate il 20 febbraio le nuove norme tecniche per le costruzioni in zona sismica, a dieci anni di distanza dalle precedenti, risalenti al 2008. La loro entrata in vigore è prevista per il prossimo 22 marzo. In Toscana, 256 comuni su un totale di 274 ricadono nelle zone a rischio sismico 2 e 3 (su una scala da 1 a 4 in ordine decrescente): tutta la provincia di Firenze è in zona 3, mentre tutto il Mugello è in zona 2 a maggior rischio. Sono circa 686mila le abitazioni esistenti in zona sismica 2 e 3.

“Tutta la Toscana è interessata dalle nuove norme tecniche, che contengono le regole di riferimento per la realizzazione di nuove costruzioni e infrastrutture e per l'adeguamento delle costruzioni esistenti”, evidenzia Duilio Senesi, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze. “Effettuare interventi efficaci per la sicurezza sismica di costruzioni antiche o comunque costruite prima della dichiarazione di sismicità delle varie zone è operazione assai complessa ma indispensabile – continua – la scarsa adesione agli incentivi del Sismabous, come il recente caso dei coefficienti di sicurezza della scuola di Ribolla, ci richiamano a non perdere il contatto con la realtà, a fare i conti con le risorse, a scegliere delle priorità, a rimuovere gli ostacoli. Confidiamo che le nuove norme tecniche per le costruzioni rappresentino un passo in avanti per attuare un piano di prevenzione sismica rivolto soprattutto alla tutela dei centri urbani e del patrimonio edilizio storico dei nostri borghi e per la salvaguardia della vita della popolazione e del sistema produttivo dei comuni sismici della Toscana”.

Con le nuove norme cambiano le regole sulla messa in sicurezza degli edifici esistenti. “Vengono introdotte precisazioni utili già evidenziate nel corso di applicazione di quasi dieci anni delle norme del 2008, che consentono di progettare meglio le nuove costruzioni ma soprattutto centrano l’attenzione sulla sicurezza degli edifici esistenti, che costituiscono la criticità del nostro antico patrimonio edilizio – spiega Maurizio Ferrini, coordinatore della Commissione strutture e prevenzione sismica dell’Ordine degli Architetti di Firenze e già dirigente del Servizio Sismico Regionale – la nuova norma consente di mettere in sicurezza il proprio edificio con criteri diversi rispetto al passato e con migliori livelli di sicurezza. Si pone sempre più il concetto di intervento locale e miglioramento sismico, senza voler sempre raggiungere l'adeguamento sismico, addirittura uguale alle strutture di nuova progettazione”.

Tra le novità introdotte dalle nuove norme tecniche, per il miglioramento sismico viene introdotto un livello di sicurezza minimo che prima non c'era e che, nel caso ad esempio degli edifici pubblici scolastici o di quelli con funzioni pubbliche strategiche, deve essere di almeno il 60% rispetto a quello per le nuove costruzioni, mentre edifici come quelli residenziali devono raggiungere un livello di sicurezza maggiore di almeno il 10% rispetto a quello attuale. Per l'adeguamento sismico, in alcuni limitati casi i livelli di sicurezza non saranno più quelli per le nuove costruzioni ma potranno essere pari o superiori all’80%.

“Altre misure di prevenzione sismica sono attese, come sollecitato dalla Conferenza delle regioni e degli enti locali, quali ad esempio la revisione del testo unico 380/01 per chiarire le responsabilità dei progettisti e i controlli dei Geni Civili e l’emanazione del libretto del fabbricato per una conoscenza organica, preventiva, del nostro patrimonio edilizio e delle sue condizioni strutturali”, aggiunge Ferrini.

L’attenzione sul tema del recupero e della sicurezza del tessuto storicizzato diffuso esposto al sisma alla luce delle nuove norme tecniche è stata posta da Giacomo Tempesta, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. “Le nuove norme tecniche possono costituire supporto e valorizzazione della professionalità dell’architetto progettista in zona sismica”, ha sottolineato il professor Valerio Alecci dello stesso Dipartimento.

Erasmo D’Angelis di Italia Sicura Palazzo Chigi, che sta coordinando la messa in sicurezza dai rischi idrogeologici nelle regioni del Centro Italia colpite dal terremoto del 2016-17 dove, per la prima volta dopo un sisma, la ricostruzione è completata anche da opere contro frane e alluvioni, ha ricordato “i finanziamenti messi a disposizione dallo Stato per fare prevenzione strutturale e proseguire sia nelle verifiche sismiche ma soprattutto nel rafforzamento dell’edilizia scolastica e pubblica, e il nuovo Sismabonus per l’edilizia residenziale e produttiva che copre fino all’85% dell’investimento anche su un intero condominio”. “Dal dopoguerra ad oggi lo Stato ha speso ogni anno in media 4 miliardi di euro solo per riparare danni da terremoti e oggi la parola 'prevenzione' deve entrare nel vocabolario della politica, delle classi dirigenti, di noi cittadini. La Regione Toscana – ha illustrato D'Angelis – è stata la prima ad attivare in Italia una seria politica di prevenzione antisismica fin dal 1985 con l'adeguamento sismico degli edifici pubblici e poi con il primo sisma bonus che ha permesso di consolidare una parte degli edifici dei comuni della Lunigiana e Garfagnana che non hanno subito danni e vittime nel terremoto del giugno 2013 di magnitudo 5,3 che altrove avrebbe provocato disastri. La stessa prevenzione che ha fatto la differenza a Norcia, resa più sicura dopo il terremoto del 1997, che non ha visto danni né vittime nel forte terremoto del 2016. È questa la strada da seguire”.

Fonte: Ufficio stampa

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