These Days, rivogliamo gli M+A e il loro sound esotico

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M+A, tornate tra noi comuni mortali! Le sorti del duo formato dai forlivesi Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli sono al momento sconosciute, dato che non vi sono più segnali di vita dalle pagine ufficiali del web (addirittura è scomparsa la pagina Facebook) e l'ultimo singolo, Forever More, è del 2016. Eppure, cinque anni fa avvenne un mezzo miracolo, che è il disco di cui parliamo quest'oggi: These Days.

Undici tracce che traghettarono il duo sulle pagine delle riviste patinate e blasonate, financo al palco dei grandi, quello del Festival di Glastonbury come emergenti da tenere sott'occhio. Il Made in Italy che funziona, potrebbe replicare qualcuno con il piglio di un imprenditore patriottico. Non è proprio così.

La miscela degli M+A è appetibile per un pubblico occidentale, senza mettere molti spunti della canzone d'autore italiana. Gli esempi da prendere in considerazione sono in questo caso When e Down the West Side, lato A e... lato A, tanto si somigliano e sono comunque convincenti.

La linea di violini potrebbe essere rubata da una commedia anni '70 italiana, ma così ottiene tutto un altro senso. When è un viaggio tra cocktail serviti da maggiordomi a bordo piscina a Copacabana. Down the West Side è l'immagine allo specchio di When: è una canzone diversa, ma quando le canticchi sotto la doccia mescoli il ritornello della prima con la strofa della seconda, senza capire cosa stai cantando ma beandoti sotto l'acqua calda.

Gli strumenti utilizzati vanno tutti nella stessa direzione: il piano, le congas, i violini, le percussioni. Se Sergio Mendes avesse seguito loro al posto che i Black Eyed Peas, tante altre grandi cose sarebbero potute nascere. C'è della samba in salsa anni '10, si trova anche la maestria dei compositori e l'intelligenza dei dj che sanno quando e come spingere.

Per invece ascoltare tracce più intriganti e à la page, basta cogliere le note malinconiche e R'n'B di L.E.M.O.N., veramente soft, la sussurrata Game dall'organo e dalla chitarra slide struggenti, oppure i ritmi da dancefloor di De-light (riferimento ai Deee-Lite?). Da recuperare anche le esibizioni acustiche, che dimostrano la vera caratura della formazione (con l'indispensabile presenza alle percussioni di Marco Frattini).

Dal vivo era una vera festa assistere a un loro show. Certo, è naturale che sul palco attirino soprattutto tutte queste piante tropicali, verde in mezzo alle note, natura in mezzo ai campionatori di ultima generazione. Gli M+A spiazzano, sono il passato ancora rimasto presente sulla terra, sono fuori dal tempo eppure così attuali e di moda.

Cinque anni fa al tempo delle recensioni di debutto, vennero paragonati a Beck dell'ultima ora. Forse, ma per le canzoni simbolo di questo disco le origini vanno rintracciate nei compositori di 'librerie musicali', Umiliani per esempio. Da qui il riallacciamento con le radici degli M+A, echi lontani sicuramente, ma comunque nel dna del duo.

Risentendo queste tracce con la consapevolezza dei traguardi raggiunti dalle varie scene musicali d'avanguardia, non siano ancora in territorio vaporwave, con quella nostalgia degli anni '80 che diventa rabbia verso i giorni di oggi. These Days, questi giorni, queste danze e queste atmosfere sono pop cristallizzato per sempre. Un disco necessariamente da recuperare.

Elia Billero