Cos'è lo stratwarming, e quali conseguenze può portare al clima toscano

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Da alcune settimane su diversi siti web dedicati alla meteorologia, molto meno in televisione, si va ripetendo questo termine "stratwarmig", una parola inglese, che tradotto nella nostra lingua significa, riscaldamento della stratosfera. Andiamo a capire di cosa si tratta e soprattutto a quali conseguenze potremmo andare incontro noi toscani, ammesso va ricordato, di essere coinvolti anche in parte da questo fenomeno.

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Con il termine stratwarming si intende un riscaldamento anomalo della stratosfera terrestre. Il riscaldamento può essere lieve, moderato o intenso dando vita a minor, medius o major stratwarming  ed è misurabile tramite specifiche rilevazioni, i radiosondaggi atmosferici. Lo stratwarming si presenta di solito nella stagione invernale e sembra coinvolgere in misura molto maggiore l'emisfero boreale piuttosto che quello australe.

La causa non è nota del tutto anche se è più probabile che il fenomeno sia la conseguenza di un trasporto di calore e di quantità di moto dalla troposfera verso l'alto attraverso la dissipazione e conseguente rottura delle onde planetarie. Di solito sono le onde stazionarie risonanti a produrre i riscaldamenti. Infatti gli stratwarming sono spesso la conseguenza di quello che accade in troposfera. Questo fenomeno sebbene ricada nella fascia dell'atmosfera superiore alla troposfera, cioè dove avvengono i comuni fenomeni meteorologici, ha delle conseguenze importanti sull'evoluzione meteorologica al suolo. Infatti lo stratwarming è in grado di produrre una rottura o separazione in due lobi del vortice polare, quella depressione in quota che staziona sul polo specie nel periodo invernale e che è responsabile delle discese di aria fredda verso sud. In seguito allo split sul polo si forma un'area di alta pressione mentre i due lobi si dirigono verso sud apportando condizioni di maltempo ed un marcato calo termico. L'impianto barico è stato all'origine in passato delle più intense ondate di gelo che hanno investito il continente europeo (Italia compresa) come quelle del 1929, 1963 e 1985. Tale configurazione atmosferica è comunque sempre temporanea, tenendo conto che il vortice polare può ricomporsi dopo 15/20 giorni.

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Analizziamo l'evento in corso, per capire dati alla mano, quali possibili interazioni, potrebbero esserci per la nostra regione.

Il primo dato è che il 12 febbraio è stato registrato il vortice stratosferico più debole relativamente a questa data dal 1979. Il precedente record era del 1987. Sappiamo che nei primi giorni del mese di febbraio, ci sono stati aumenti di temperatura sempre in stratosfera di oltre 40°C. Un rialzo termico che ha dunque causato la classica suddivisione del vortice in due lobi. Si tratta di un evento notevole sia per la genesi che per l'intensità. Scendendo in dettagli prettamente scientifici, in stratosfera si ribalta quella situazione che ha visto nelle ultime annate un vortice decisamente freddo e compatto. A 10 hPa, (parliamo di altezze che distano da terra 30 km) secondo la NOAA, il vento medio antizonale sulla verticale del Polo è di 15 m/s. Il record precedente era di 13 m/s del 1987, mentre sempre a titolo puramente statistico possiamo affermare che lo split non avveniva dal Gennaio 2013. Quindi quali conseguenze potrebbero esserci per la Toscana?

In tutta onestà non possiamo essere certi che nella suddivisione dei due lobi del vortice polare, uno di questi possa scivolare meridiano verso sud, inglobando anche la nostra regione. Probabile ma non certo che dopo una discesa verso le regioni orientali del continente europeo, si instauri una circolazione retrograda verso ovest, coinvolgendo a quel punto anche solo in parte la Toscana. Coinvolgerla non significa in automatico, avere precipitazioni, si può essere inglobati dal bordo più esterno della depressione, e ricevere correnti nord-orientali, in risposta ad un minimo barico che potrebbe formarsi sull'Adriatico.

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Per provare a ipotizzare cosa potrebbe accadere dobbiamo rivolgerci ai precedenti stratwarming, sopratutto quelli degli ultimi 25-30 anni. Ed è lì che scopriamo un Marzo 2006 e marzo 1987  preceduti da uno stratwarming avvenuto sicuramente in una fase tardiva dell’inverno, ma in grado comunque di giustificare importanti discese di aria fredda hanno favorito la realizzazione di eventi particolari. Due su tutti, la nevicata sul Montalbano del 13 marzo 2006 e quella a quote di pianure del 16 marzo 1987, eventi che i più grandicelli sicuramente ricordano. Va aggiunto che non tutti gli stratwarming creano delle conseguenze sulla nostra penisola e tutto dipenderà poi da quanta comunicazione c'è tra la stratosfera e la troposfera. L'ipotesi prevalente dopo una manovra così tardiva in stratosfera, depone a credere in una prima fase della prossima primavera, punteggiata da episodi freddi, piuttosto che immaginare a breve brevissimo termine, scenari polari, utili solo a far crescere in visibilità, tanti siti web, in una fase di transizione, come la seconda terza decade del mese di febbraio.

Gordon Baldacci