Cna Firenze cala sul piatto anche le annose questioni della valorizzazione dell’artigianato artistico, dell’imprenditoria femminile e della “messa all’indice” dei restauratori
“Vogliamo un artigianato di sana e robusta Costituzione, così come auspicato dall’articolo 45 della nostra Carta che, dopo 70 anni, rimane ancora inespresso nelle sue intenzioni di tutela e sviluppo del settore. Una tutela e uno sviluppo che non possono che passare attraverso una legge nazionale che riconosca, anzitutto, come valore fondamentale, la varietà di forme con cui l’artigianato si esprime. Solo dopo l’adozione di una legge quadro sarà possibile consegnare la materia alle regioni per la loro attuazione. Una legge che preveda, per citare solo alcuni desiderata, una pressione fiscale equa, una burocrazia ragionevole, standard di business 'small', appalti pubblici a misura di PMI, interventi attrattivi per gli investimenti, lotta alla rendita urbana che costringe i ‘piccoli’ a lasciare i luoghi occupati da una vita, con l’inevitabile perdita delle caratteristiche culturali e sociali delle nostre città ”.
È ciò che ha chiesto Vivilla Zampini, vice presidente Cna Firenze, al segretario del PD, Matteo Renzi, nel corso dell’incontro che il candidato premier ha avuto oggi con le categorie economiche fiorentine nella Chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini.
CNA Firenze ha chiesto inoltre attenzione particolare per un settore caratteristico di Firenze e di tanta parte del nostro paese: l’artigianato d’arte e di tradizione, quella parte del manifatturiero legata in maniera indissolubile alla storia e alla cultura italiane.
“Abbiamo posto la questione dell’artigianato artistico non solo come questione fiorentina o dei centri storici delle città, ma come problema nazionale, anche questo da affrontare con strumenti legislativi nazionali seri ed efficienti, così come accade in altri paesi europei come Francia e Germania. Basta con la miriade di provvedimenti che sottolineano l’importanza e la strategicità del settore per poi non risolvere niente. Occorrono invece poche e chiare regole che prevedano percorsi e meccanismi di reale sostegno alle imprese nei processi di cambiamento del mercato e nella trasmissione dei saperi di impresa, che consentano al settore di rinnovarsi, acquisire nuove abilità tecnologiche e nuove tecniche di vendita, divenire insomma più smart” ha proseguito Zampini.
“Come donna, persona che ricopre un ruolo dirigenziale in CNA ed imprenditrice non posso che sottolineare l’importanza di provvedimenti che agevolino l’impresa al femminile, dotata di specificità e caratteristiche proprie, come la creatività, il pensiero innovativo, l’intuito, la sensibilità e l’impegno in ambito sociale” ha proseguito Zampini. Infine, l’associazione degli artigiani fiorentini ha chiesto un atto di giustizia verso restauro e restauratori.
“Da un numero infinito di anni i restauratori aspettano una qualifica che identifichi e dia dignità al loro lavoro. Dal 2013 è in vigore una legge che istituisce un elenco che dovrebbe individuare i restauratori qualificati, ma dopo le tonnellate di carte prodotte per dimostrare il possesso dei requisiti, sono ancora nel limbo in cui li ha rinchiusi il Ministero dei Beni culturali che non è riuscito ad esaminare, dopo 5 anni, le circa 6000 domande pervenute da tutta Italia. Possibile non si riesca a sbloccare la situazione di queste aziende, professionisti, artigiani-artisti, capaci di intervenire sui Giotto e sui Masaccio, ma messi al palo, oltre che dalle difficoltà del mercato, da una burocrazia senza capo né coda, tanto inutile quanto arrogante?” ha concluso Zampini.
Fonte: Cna Firenze - Ufficio stampa
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