Nomadi, all’Obihall di Firenze il tour che segue l’uscita del nuovo album

Dopo l’uscita del nuovo l’album “Nomadi dentro” (Edizioni e Produzioni I Nomadi / distribuzione Artist First), i Nomadi tornano a calcare le scene con un tour teatrale che giovedì 25 gennaio approda dall’Obihall di Firenze (ore 21  -  biglietti posti numerati 35/27/20 euro; prevendite nei punti Box Office Toscana http://www.boxofficetoscana.it/punti-vendita tel. 055.210804 e online su www.boxol.it e www.ticketone.it - info tel. 055.667566 - 055.6504112 – www.bitconcerti.it - www.obihall.it -#nomadifi18).

Dal vivo presenteranno il  nuovo album e i tantissimi successi che in più di 50 anni di carriera si fa davvero fatica a contenere in un solo concerto.

“Nomadi dentro” arriva a distanza di tre anni dal precedente lavoro in studio. Il titolo, carico di significato e fortemente voluto da Beppe Carletti, rappresenta a pieno l'identità della storica formazione emiliana.

Allo stesso tempo è un album ricco di novità, tra tutte la presenza di Yuri Cilloni (voce della band dal 3 marzo 2017), che porta una ventata di freschezza al nuovo capitolo discografico dei Nomadi.

L'album vanta la collaborazione di penne importanti, tra cui quella di Francesco Guccini (ha scritto le parole di “Nomadi”, ma la memoria non può che andare all’indimenticata “Dio è morto” con cui inaugurò il suo lungo sodalizio con la band) e quella di Alberto Salerno (autore di “Terra di Nessuno”, nel 1972 con Damiano Dattoli scrisse “Io vagabondo”).

Il disco è stato anticipato dal brano “Decadanza”. E da qualche giorno è in rotazione il secondo singolo, “Ti porto a vivere”, un pezzo in cui “c’è tutta la bellezza, la curiosità, la meraviglia che ogni viaggio, fisico o immaginario, porta con sé - come spiega la stessa band -  perché il viaggio è una finestra sull’ignoto, è una continua ricerca, scoperta, conoscenza di sé e dell’altro. Viaggiare significa non far mai morire la curiosità, perché in fondo siamo nati per viaggiare. Ed il viaggio è un po’ l’essenza stessa del vivere”.

"E' più forte di noi - ha spiegato Beppe Carletti all’agenzia Ansa - e non possiamo fare a meno di essere Nomadi. Questo è un disco nato casualmente a 25 anni dalla morte di Augusto (Daolio, scomparso il 7 ottobre del 1992, ndr) e ci piace pensarlo come ad un disco in stile anni Sessanta e Settanta.

Quando canta, Yuri ricorda Augusto, non tanto nel timbro ma nell'uso delle parole e anche per via dell'accento modenese. Tutto è nato in maniera istintiva, però, non c'è niente di studiato

Siamo Nomadi fino in fondo e dopo quasi 55 anni di storia siamo qui ancora, perché siamo convinti di quello che abbiamo fatto dagli anni Sessanta fino ad oggi. Non siamo mai scesi a compromessi e siamo sempre rimasti noi stessi, nel bene e nel male perché non siamo sempre piaciuti a tutti.

Suonare dal vivo influisce su tutto quello che facciamo e se le canzoni erano già pronte un anno fa, abbiamo dovuto trovare il tempo per finire tutto il lavoro attorno. Trovarsi a contatto con le persone ti mette nella condizione di farti capire, di essere sinceri, tanto sul palco quanto per un album che ti metti a preparare.

Non ho mai pensato di fare altro perché sono nato nomade e morirò nomade. E' così tanto l'orgoglio di essere quello che siamo, che non riusciremmo mai a cambiare. Non l'abbiamo fatto dopo la scomparsa di Augusto, quando nessuno ci voleva, e così continueremo finché ne avremo la forza. Essere uno dei Nomadi è essere me stesso, così come lo è per gli altri del gruppo che sono arrivati tanto tempo dopo di me. Auguro a tutti di potersi sentire così, parte di qualcosa di cui si è orgogliosi. C'è ancora tanto da fare e possibilità di migliorare. Basta crederci".

Fonte: Ufficio Stampa

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