
"Israele ha distrutto tutti i nostri sogni", "Gaza sta sanguinando, vengono uccisi donne e bambini Non mandate armi": in piazza le testimonianze di alcune famiglie di Gaza ospitate a Empoli
"Siamo tutti palestinesi! Palestina libera! Gaza vincerà!": il corteo 'In Piazza per la Palestina' che oggi, 27 marzo, ha riempito con centinaia di persone il centro di Empoli si è mosso al grido di queste parole. Ma a fare più rumore sono state le testimonianze, dette invece quasi sottovoce, di Raf, Menna e Samira, ragazze fuggite da Gaza e ospitate proprio a Empoli nell'ambito del un progetto di accoglienza SAI: "Israele ha distrutto tutti i nostri sogni, ha ucciso nostri parenti e distrutte le nostre case. Non è giusto", "Gaza sta sanguinando, vengono uccisi donne e bambini, non c’è cibo e l'acqua è sporca. Non mandate armi a Israele".
Il corteo, composto da centinaia di cittadine e cittadini empolesi, associazioni e forze politiche, ha attraversato tutto il centro storico partendo da Piazza della Vittoria. Una manifestazione in cui si è chiesto "il cessate il fuoco nella striscia di Gaza, sanzioni economiche contro Israele, sospensione dell'accordo di partenariato UE-Israele e il blocco reale di tutte le commesse di armamenti", come scritto nel manifesto di 'Empoli per la Pace', comitato organizzatore dell'evento. Ad aderire oltre 40 tra associazioni e partiti, insieme a forze politiche e ai loro rappresentanti, tra cui il Partito Democratico Empoli, Movimento 5 Stelle Empolese Valdelsa, Sinistra Italiana Empolese Valdelsa, Europa Verde Empoli, nonché associazioni come ARCI Empolese Valdelsa, ANPI e UISP. Era presente anche il politico e giornalista palestinese Alì Rashid, che non usa mezze parole: "Quella di Israele è pulizia etnica!"
Durante il percorso, i manifestanti si sono fermati per un minuto davanti al Carrefour, in segno di protesta e in adesione al boicottaggio nazionale lanciato contro la catena, accusata di sostenere Israele: "Boycott Carrefour, complice dei crimini di Israele" si legge dai cartelli dei manifestanti.
Il corteo, dopo una sosta in Piazza Farinata degli Uberti dove sul sagrato della Collegiata di Empoli alcuni manifestanti hanno esposto lettere componendo la scritta 'Stop al genocidio di Gaza', è tornato in Piazza della Vittoria, dove i partecipanti hanno ascoltato le testimonianze di chi ha vissuto la guerra in prima persona.
Le testimonianze delle giovani palestinesi, gli appelli politici
Tre ragazze giovanissime, Raf, Samira e Menna, hanno espresso con emozione la rabbia e il dolore del popolo palestinese, chiedendo che la loro voce arrivi fino alle organizzazioni nazionali per ottenere un cessate il fuoco permanente e un immediato ripristino degli aiuti umanitari. Le tre ragazze sono state accolte a Empoli con parte della propria famiglia nell'ambito del progetto SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) che ha permesso di ottenere cure speciali per ferite da guerra o malattie rare.
"La mia famiglia è in Palestina - racconta la giovane Raf -. L'Italia è diventata il mio secondo Paese. Ora studio e vado a scuola, faccio la quarta elementare a Empoli. Vorrei che la mia famiglia mi raggiungesse e venisse qua".
Anche Menna, 18 anni, ha condiviso la sua esperienza: "Non posso raccontare tutta la mia storia, lunga e dolorosa. Credevamo che avremmo avuto una vita felice, ma Israele ha distrutto tutti i nostri sogni. Abbiamo dovuto vivere in una tenda, con fame e paura. Dopo tanta sofferenza, alcuni di noi sono stati curati qui in Italia. Le nostre case sono state distrutte e molti dei nostri cari e parenti sono stati uccisi. Questo non è giusto".
Samira, appena 16 anni, ha guidato il corteo con forza. "Sono stata ferita, mi hanno rotto il cranio e mi hanno messo 34 punti. Anche mio fratello e mia mamma sono stati feriti. Sono venuti a Empoli anche loro. Il genocidio a Gaza non si ferma e uccide donne e bambini. Gaza sta sanguinando, non c’è cibo e l’acqua è sporca. La gente a Gaza è forte e spera che tutto possa tornare come prima. Non mandate armi a Israele".
Dopo gli interventi delle ragazze, ha preso la parola il politico e giornalista palestinese Alì Rashid, che ha sottolineato il legame storico tra la Palestina e il movimento di solidarietà italiano e ribadendo il ruolo della disinformazione nel conflitto: "La prima cosa che un popolo sconfitto perde è la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Il nostro Paese non può combattere contro la gigantesca macchina della disinformazione".
Infine, un appello alla verità e alla giustizia: "Vi chiediamo di chiamare le cose con il loro nome: con le menzogne non si costruisce la pace. È pulizia etnica, e non è un prodotto della recente politica della destra estremista israeliana, ma qualcosa che affonda le radici nel passato".
A chiudere, il comitato 'Empoli per la Pace' ha espresso gratitudine per la massiccia presenza di persone in piazza, ricordando che "oggi è stata l'occasione per farci sentire fino agli enti politici nazionali, per un’Italia non complice. Dobbiamo essere un esempio per le future generazioni, ricordando che potremmo avere tutto, ma a pochi chilometri da qui c'è chi non ha niente. Dobbiamo essere un'umanità empatica".
Niccolò Banchi
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