'Empoli Nostra - Storie', la prima puntata: protagonista Nannetta Del Vivo

È andata in onda su Radio Lady la prima puntata della nuova rubrica "Empoli Nostra - Storie" a cura di Paolo Pianigiani (ecco di cosa tratta la rubrica). Si è parlato di Nannetta, ovvero Anna Del Vivo.

1) Perchè Nannetta.

È stata una ricerca durata anni, nata da una chiacchierata con il mio amico Valfredo Siemoni a proposito del restauro di tre dipinti di Francesco Ligozzi della chiesa di Cortenuova, eseguiti da Nannetta. Mi ha permesso di scoprire tutto o quasi, il recente incontro con Benedetta Rousseau, nipote di Nannetta e coautrice di una pubblicazione del Centro D di Firenze, “Presenze Femminili nell’arte del secondo novecento: Nannetta del Vivo” edita a cura del Soroptimist International d’Italia nel 2009, in occasione del sessantesimo anniversario della fondazione del Club di Firenze. Si tratta del catalogo della mostra dedicata alla nostra Nannetta che fu organizzata al Museo della Specola a Firenze in quell’anno.

I due rami della famiglia Del Vivo. I vetrai e i navicellai. Nannetta è l’ultima del ramo dei Del Vivo navicellai, discendente diretta da Amadeo del Vivo, il signore della Bastia. Amadeo fu un protagonista del settore trasporti per fiume, e fu anche il cassiere dell’associazione di imprenditori che costruì il ponte leopoldino, nel 1855, in due anni. Sta uscendo un libro, scritto da Caterina del Vivo, archivista del Vieusseux di Firenze, che racconterà nei dettagli le origini della sua Famiglia; verrà da noi a presentarlo. L’origine dei due rami risale al 1700, nella figura di Agostino di Lorenzo Del Vivo.

Anna Del Vivo nasce a Empoli, alla Bastia, il 29 maggio del 1913 – Muore a Firenze, in via Della Robbia, nel 1994.

2) Nannetta e la pittura.

L’incontro con il suo primo maestro, Llewelyn Lloyd, amico di famiglia. Negli anni Quaranta Nannetta frequenta l’Accademia delle Belle Arti. Entra in rapporto con Antony De Witt, pittore e incisore livornese. Conosce Dilvo Lotti e Pietro Parigi.

Vive fra Firenze e Empoli, La Bastia è la sua casa di campagna. Negli anni 40, durante la guerra, inizia la professione di restauratrice. É allieva di Gaetano Lo Vullo, uno dei maestri indiscussi della scuola di restauro fiorentina. Nel primo dopoguerra, nel 1948, a soli 35 anni, viene chiamata a presiedere il primo Soroptimist Club fiorentino. Già era impegnata a dirigere il settore artistico del Lyceum di Firenze.

3) Nannetta e il restauro

Nel 1968 Nannetta inizia a lavorare come restauratrice. Ha lo studio in piazza Donatello. E’ una professionista apprezzata e le vengono affidate opere importanti, come “Il ritratto del vescovo Beccadelli” di Tiziano, che sta agli Uffizi, e la “Madonna con il Bambino” del Botticelli della chiesa di San Giovanni Evangelista a Montelupo.

Ma il restauro che ci riguarda più da vicino è quello della grande pala del Cigoli, l’ “Immacolata Concezione” che si trova a Pontorme. Si tratta dell’unico dipinto cigolesco che è restato qui da noi e ha una storia particolare. Il dipinto fu bruciato da una candela nella sua parte centrale. La storia di questo lavoro merita una puntata a parte. Qui darò qualche anticipazione. Recentemente ho potuto ricostruire lo sfortunato evento, che tutti i libri che ne parlano fanno risalire agli anni 30, ma che avvenne invece in anni più vicini a noi, nel 1952 o nel ‘53. C’è ancora chi si ricorda come avvenne, essendo presente allora in qualità di chierichetto. Nannetta, nel suo restauro del 1980, oltre a recuperare gli splendidi colori originali del Cigoli nelle parti non toccate dalle fiamme, poco ha potuto fare per le parti bruciate. Si è limitata a lasciare tutto come le fiamme avevano ridotto il dipinto. Ma un recente e fortunato ritrovamento di una serie di fotografie precedenti l’incendio renderanno possibile la ricostruzione della “Immacolata Concezione” del Cigoli, portando a termine il lavoro di Nannetta, almeno dal punto di vista iconografico. Gli studiosi del Cigoli sparsi in tutto il mondo, sono in curiosa attesa. Ma se ne parlerà, come ho detto, un’altra volta.

4) Una Nannetta che non ti aspetti.

Cacciatrice in Africa Al museo della Specola esiste un fondo, lasciato da Nannetta e dalla sua famiglia, che comprende alcuni animali imbalsamati e diversi album di fotografie eseguite durante i safari in Africa. L’attuale direttore, il dottor Fausto Bargagli, che abbiamo interpellato, a breve ci permetterà di visitarlo e di poterlo documentare. Completeremo così la riscoperta di questo straordinario personaggio, artista sensibile, restauratrice e anche fotografa e appassionata cacciatrice di caccia grossa. I reportage delle sue avventure di caccia, arricchiti da splendide foto, venivano pubblicate sulla rivista “Diana”. Scritte con attenzione ai particolari, sia dei luoghi che degli animali, dei compagni di caccia e delle disavventure che doveva affrontare. Per la disperazione dei suoi familiari che l’aspettavano a casa, e che temevano ogni volta che finisse sbranata dai leoni.

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