
"I temi principali sono quelli della sanità, ma anche del terzo settore, e soprattutto i temi sociali"
Mentre la data delle Regionali resta un "mormorio", che dovrà passare prima dal Governo e poi dal consiglio regionale della Toscana, il centrodestra si rivolge prima di tutto alla campagna elettorale 'interna', quella per decidere il proprio candidato. Se il tavolo regionale non è saltato, solidissima infatti resta l'alleanza a detta di tutti i protagonisti, quantomeno è un po' traballante: a dover mettere la zeppa sotto la gamba del tavolo sarà il Centrodestra romano, dove è presumibile che a contare siano certo i nomi, ma anche le strategie complessive dei partiti nello scacchiere nazionale.
Il nome ufficiale è insomma rimandato, ma intanto i candidati in pectore provano in punta di piedi a tracciare confini e diversità per mettere sul tavolo romano il carico alla propria candidatura.
La Lega ha proposto come è noto il nome di Elena Meini, capogruppo in consiglio regionale, presidente della Commissione di inchiesta sul KEU. Meini, intervistata su Radio Lady, intanto svela il pomo della quasi-discordia nel centrodestra toscano: "È innegabile che ci siano temi che ci dividono, il primo di tutti è il tema della gestione della sanità in Toscana". "Come Lega - spiega Meini - siamo convinti che ci sia bisogno di un ritorno, non alle ASL provinciali, ma alle ASL territoriali che non ci sono più. Quando i servizi si allontanano dal cittadino, si allontanano le decisioni e il sistema sanitario si ingolfa".
Sarebbe quindi il tema della riorganizzazione della Sanità e della ri-territorializzazione del servizio, uno dei punti su cui il centrodestra non avrebbe trovato la quadra, e proprio il tema della Sanità di prossimità potrebbe essere uno dei temi di bandiera della campagna elettorale leghista.
Se quello della Sanità non è certo l'unico tema concreto su cui sidibatte, il centrodestra sembra però aver scelto, da questo punto di vista non senza una certa rottura con il recente passato, di affidarsi ad un 'moderato'. Agli stendardi verde acceso e alla fanfara di destra-destra targata Susanna Ceccardi, il centrodestra sperimenta oggi variazioni cromatiche che possa fare pendant con il rosso sbiadito della Toscana, grattando il muro della subcultura rossa che resiste a fatica alle intemperie politiche degli ultimi anni. Il centrodestra, insomma, sembra parlare al centro, ai civici, e anche agli insoddisfatti della sinistra.
Tomasi ha aperto ad un campo più ampio, Stella (qui l'intervista) da tempo invoca moderatismo a tutti gli angoli e anche Meini sembra seguire il canovaccio. La scelta, lo ammette, viene anche "dal confronto con l'elettorato, siamo in Toscana non in Veneto", spiega di essere una "moderata nel modo in cui mi approccio alla politica, alle istituzioni, ma anche nel momento in cui mi confronto con i cittadini". Anche se poi precisa che "non è una scelta studiata, ma è una decisione naturale riconoscendo in me il lavoro che ho svolto in questi anni".
Se il centrodestra toscano sembra guardare al centro, quantomeno per esigenza elettorale, la Lega è il partito forse della coalizione che sta vivendo con più problemi questo passaggio. Dopo l'oggettivo fallimento alle Amministrative, e il ribaltamento dei rapporti di forza con l'alleato in casa FdI, il partito sta attraversando un momento di contrastante ripensamento della linea, come dimostrano le riorganizzazioni territoriali e anche alcune dimissioni di membri importanti come il consigliere e vicepresidente del consiglio regionale Marco Casucci che ha parlato di "deriva a destra". Nel partito ci sarebbe un tiro alla fune tra una sua componente di destra e una più moderata, una contesa che al momento non ha trovato un vincitore.
Nel mezzo c'è Elena Meini che rappresenta il candidato forse più autorevole e 'in linea' con le richieste degli alleati, quello che l'alleanza metabolizzerebbe con maggiore semplicità. Non a caso al momento della scelta il direttivo regionale sottolineava di aver scelto Meini "perché ha interpretato nel migliore dei modi il ruolo istituzionale, nella veste di consigliere regionale e di capogruppo, dimostrando con i fatti le capacità e le competenze e l’attenzione all’interesse della Toscana e dei toscani".
Non è un caso nemmeno che il generale Vannacci, candidato proprio in Toscana per un posto Bruxelles dalla Lega, abbia nelle settimane scorso detto senza troppi giri di parole che la Meini non era la sua candidata, facendo sottintendere anche una tentazione, chissà quanto reale, di una sua candidatura autonoma in Toscana. Lo ammette la stessa Meini, "per quello che ha detto Vannacci, forse la mia candidatura non è piaciuta proprio perché moderata".
E se tre indizi fanno una prova, basta guardare al programma con cui la candidata si lancia nella pre-campagna: "I temi principali sono quelli della sanità, ma anche del terzo settore, e soprattutto i temi sociali", ha detto Meini. Non 'Roma ladrona' né 'porti chiusi', in Toscana anche il centrodestra adesso punta sul sociale.
L'intervista completa
La data di ottobre sembra confermata?
"Si mormora, sia nelle stanze di Palazzo che a Roma e a Firenze, che la data sia confermata. Si pensa per la fine di ottobre".
Il centrodestra ha presentato una rosa di candidati, forse per la prima volta la coalizione di centrodestra non ha scelto un solo candidato: Stella, Bergamini per Forza Italia, Meini per la Lega e Tomasi per FdI. Come mai non si è riusciti a trovare, a livello regionale, un nome comune?
"Purtroppo non è la prima volta. Dieci anni fa il centrodestra si presentò diviso alle regionali e cinque anni fa ci furono diversi nomi proposti dai partiti che compongono ancora oggi la coalizione, prima di convergere sulla candidatura di Ceccardi. Il messaggio è che il centrodestra si presenterà unito alle prossime elezioni regionali e che singolarmente ogni partito metterà in campo un candidato che ritiene le migliori forze possibili per provare tutti insieme a costruire un progetto che è partito costantemente già cinque anni fa. Siamo partiti da temi che ci uniscono, ma è innegabile che ci siano temi che ci dividono. Discuteremo i punti programmatici del prossimo programma per le regionali partendo dal programma della Ceccardi e andando a inserire le azioni che come opposizione abbiamo svolto in questi cinque anni".
Quali sono i punti per cui il centrodestra ha deciso di presentare più nomi?
"Il primo di tutti è il tema della gestione della sanità in Toscana, non solo riguardo alle denunce che abbiamo fatto in questi anni, ma riguardo alla governance sulla gestione sanitaria che parte dalla riforma Rossi-Saccardi del 2015 sulle tre 'maxi-ASL' e tutto il percorso in cui, come opposizione, abbiamo provato a proporre soluzioni alternative. Come Lega, siamo convinti che ci sia bisogno di un ritorno, non alle ASL provinciali, ma alle ASL territoriali che non ci sono più. Quando i servizi si allontanano dal cittadino, si allontanano le decisioni e il sistema sanitario si ingolfa. Da lì deriva la mala gestione in termini di liste d'attesa e interventi rimandati, e tutto ciò che abbiamo visto dalla crisi del Covid in poi".
Ci sono alcuni partiti della coalizione che non credono che la ridistribuzione dei servizi sia un'operazione necessaria?
"Qualcuno non è convinto che tutto parta dalla governance e quindi dalle 'maxi-ASL'. C'è chi parla del tema dei primari e quindi una gestione di riorganizzazione delle tre ASL esistenti e chi invece crede che ci sia bisogno di ridisegnare l'organizzazione del sistema sanitario. Sono tutte posizioni rispettabili. Nel corso di questi anni, più volte le nostre denunce sono state accolte dal PD, accettando documenti in consiglio regionale, ammettendo che la riforma del 2015 deve essere rivista. Il problema rimane il come deve essere rivista; a fine mandato, non è mai arrivata una proposta in consiglio regionale per ridefinire la governance e la riorganizzazione dei sistemi territoriali".
Sia nelle parole di Stella che Tomasi ritorna l'idea del ritornello del 'candidato moderato'. C'è un passaggio importante della Lega che ha 'addolcito' i toni per cercare di offrire un candidato 'moderato'. Ti senti moderata e pensi che la Toscana abbia bisogno di un candidato moderato?
"Sono moderata nel modo in cui mi approccio alla politica, alle istituzioni, ma anche nel momento in cui mi confronto con i cittadini. C'è stata una svolta da questo punto di vista. La mia candidatura non è una scelta studiata, ma è una decisione naturale riconoscendo in me il lavoro che ho svolto in questi anni come consigliere regionale. Il tema del candidato moderato viene anche dal confronto con l'elettorato: siamo in Toscana, non in regioni come il Veneto o il Lazio, è innegabile".
All'interno della Lega c'è movimento, basti pensare alle dimissioni importanti che ci sono state. Nel fiorentino e nell'empolese si sono cambiati segretari. Dove sta andando la Lega? Perché figure come Vannacci non si riconoscono nella tua candidatura?
"La Lega non ha mai cambiato posizione politica, ha cambiato quelle persone che sono saltati sul carro del vincitore e sono scese nel momento in cui perdeva consensi per ributtarsi su qualche altro carro vincente. In termini politici, la Lega non ha mai cambiato modalità, partendo dall'ascolto dal basso verso i vertici più alti. Credo che ciò che sia cambiato siano le persone che in questo momento hanno scelto di cambiare bandiere. Per quello che ha detto Vannacci, forse la mia candidatura non è piaciuta proprio perché moderata. Non conosco Vannacci e non ci siamo mai confrontati sui temi che riguardano la Toscana e le idee della Lega. Auspico che ci sia un confronto sereno nei confronti dell'interesse dei cittadini toscani".
A quale fetta di elettorato vi rivolgete e in che modo pensate di recuperare quelle aree in cui i partiti di sinistra non riescono a raccogliere più i voti?
"I temi sono quelli della sanità, ma anche del terzo settore e soprattutto i temi sociali. Non si costruiscono più case popolari e i bonus per le famiglie disagiate sono stati inseriti quasi totalmente nei comuni governati dal centrodestra. Stiamo parlando di un elettorato che guarda al centrodestra perché ha visto ascolto e comprensione e sviluppo di politiche sociali che negli anni la sinistra, a livello nazionale e territoriale, ha dimenticato".
A cura di Giovanni Mennillo
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