
Anche nella base americana di Camp Darby condizioni di lavoro a rischio per i dipendenti civili, dopo l’indagine avviata dal DOGE (Dipartimento della Difesa USA). UILTuCS Toscana e Fisascat Cisl Toscana si uniscono alle preoccupazioni delle rispettive sigle sindacali nazionali e denunciano gravi violazioni contrattuali, chiedendo l’intervento del Governo. Nella Base militare di Camp Darby, situata tra Livorno e Pisa, ormai da tre settimane si vive con apprensione il possibile arrivo delle famigerate e-mail "investigative" di Elon Musk, responsabile del Dipartimento stesso (e incaricato dal presidente Trump di tagliare le spese), che impongono ai lavoratori di rendicontare in dettaglio l’attività svolta nelle ultime settimane. Un simile modus operandi tra Amministrazione centrale (DOGE) e dipendenti italiani non è mai stato adottato fino ad oggi, in quanto la struttura militare è gerarchica e sottoposta ad un contratto di lavoro nazionale; risponde alla normativa italiana che non prevede parificazioni con i colleghi civili statunitensi.
A preoccupare ulteriormente lavoratori e Organizzazioni Sindacali, oltre alle e-mail, è il blocco delle assunzioni di nuovo personale civile italiano nelle basi statunitensi, con effetto retroattivo dal 2 marzo 2025. Una misura che sta già avendo conseguenze dirette su lavoratori recentemente assunti e ora costretti a interrompere il servizio, senza alcuna spiegazione e con gravi ripercussioni sulla continuità occupazionale e sul corretto turnover dei pensionamenti. Camp Darby è dal 1952 una realtà lavorativa di estrema importanza in questo territorio e come la storia e adesso l'Unione Europea stanno dimostrando, purtroppo, nessun Paese può fare a meno della difesa militare. Per questo motivo i lavoratori e i sindacati auspicano una rapida risoluzione delle criticità in atto. Sono 400 i lavoratori civili italiani impiegati nella base in Toscana, 4.000 in totale i dipendenti nelle installazioni militari statunitensi in Italia.
La richiesta di rendicontazione via e-mail è una misura che i sindacati ritengono non solo illegittima, ma anche una violazione delle regole pattuite tra i due Stati e un attacco alla sovranità giuridica italiana in materia di lavoro. Con una missiva formale indirizzata all’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, al Ministero dell’Interno e ai referenti del Dipartimento della Difesa USA, le due organizzazioni sindacali hanno chiesto un immediato chiarimento su una disposizione che appare del tutto in contrasto con il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, rinnovato lo scorso 11 marzo 2024 e con la normativa italiana vigente in materia di lavoro. Sul blocco delle assunzioni di nuovo personale civile italiano nelle basi statunitensi, UILTuCS e Fisascat Cisl hanno sollecitato un intervento urgente del Governo italiano affinché venga ristabilito il pieno rispetto degli accordi bilaterali e della normativa nazionale.
Le organizzazioni sindacali si dichiarano disponibili a fornire ulteriori dettagli e a partecipare a un tavolo istituzionale per discutere una vicenda che rischia di compromettere diritti, tutele e stabilità lavorativa di migliaia di persone. «Le lavoratrici e i lavoratori civili italiani impiegati nelle basi americane sono soggetti esclusivamente alla legislazione italiana e al CCNL che disciplina il loro rapporto di lavoro. Qualsiasi tentativo di imporre regole unilaterali è inaccettabile e privo di qualsiasi fondamento giuridico» dichiarano le due federazioni.
Fonte: Ufficio Stampa
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