Dopo le prime attività ispettive e verifiche dei giorni scorsi, sono stati nominati dalla Procura di Prato i periti che affiancheranno i magistrati inquirenti per scoprire le ragioni dell'esplosione del deposito Eni di Calenzano. Il primo sopralluogo tecnico di magistrati e periti, per arrivare a una perizia sull'impiantistica strutturale del deposito Eni, è previsto la mattina del 16 dicembre. Si cercherà di comprendere la dinamica dell'incidente che ha causato 5 morti e 26 feriti a causa dell'esplosione verificatasi alle pensiline del carico dei carburanti. I risultati della perizia potrebbero poi essere oggetto di un incidente probatorio. Sulle indagini è intervenuto anche il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, per il quale "le delicate indagini in corso richiedono la massima riservatezza. L'ufficio è impegnato a svolgere le necessarie investigazioni per accertare prima possibile le eventuali responsabilità ove esistenti per fornire le necessarie risposte".
Per la Procura di Prato si dovranno esaminare le condizioni degli apparati presenti nell'area di scoppio, gli impianti delle pensiline di carico dei carburanti, le autocisterne, il ruolo del mezzo sollevatore che stava alzando un carrello vicino alle baie di carico. Le manutenzioni, anche straordinarie, in corso la mattina del 9 dicembre, sono al centro degli accertamenti.
Nel frattempo sempre la procura di Prato ha concluso "gli accertamenti autoptici, odontoiatrici e sul Dna" alle salme delle cinque vittime, che "hanno consentito di attribuire i resti umani alle persone decedute e verranno posti a disposizione dei loro cari" per i funerali.
E sull'incidente interviene nuovamente il vescovo di Prato, monsignor Giovanni Nerbini, che dice " siamo stanchi di essere addolorati, non vogliamo più commentare le morti sul lavoro dicendo 'non deve succedere più'" e prosegue affermando che "Dopo lo sconcerto, il dolore e anche la rabbia, occorre camminare tutti insieme verso un obiettivo comune: costruire una nuova cultura del lavoro". Questa consapevolezza, spiega "deve essere patrimonio di tutti, dei datori di lavoro, di chi ha il dovere di controllare e far rispettare le leggi, ma anche degli stessi lavoratori, che devono pretendere dignità e sicurezza. Voglio fare un esempio distante dal mondo del lavoro ma utile per capire il concetto: tutti sappiamo che non si deve guidare guardando il telefonino perché è fonte di rischio, per noi e per gli altri. Ma quanti disattendono ogni giorno questa norma di comportamento che prima di essere illecita è dettata dal buon senso?". In questa ottica la Chiesa di Prato ha intenzione di promuovere da gennaio un cammino di formazione dedicato alla cultura del lavoro e alla legalità.
Notizie correlate
Tutte le notizie di Calenzano
<< Indietro