Ci sono romanzi strazianti che però lasciano chi legge con una sensazione che somiglia all'ebetudine. Si scorrono pagine tristi ma alla fine ci si ritrova un mezzo sorriso a corrugare il volto. Sarà che è stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati, come direbbe De Andrè, ma è vero anche che i bei momenti, i ricordi positivi, gli abbracci e i baci di una relazione interrotta non possono mai essere cancellati, neppure dalla morte. Partendo da questo presupposto, "Joséphine" dello scrittore francese Jean Rolin (edizioni Quodlibet) è un'opera meravigliosa e struggente.
La donna che dà il titolo al breve memoir - nemmeno cento pagine, si legge in treno tra Pisa e Firenze - è l'amante dello scrittore. È morta di overdose a trentadue anni, nel 1993. Jean Rolin la ricorda attraverso dei frammenti, quasi mai in ordine cronologico, quasi mai retorici, quasi mai tristi. Lavorando per sottrazione, soppesando ogni parola e ogni frase, l'autore consegna una storia d'amore palpitante. La Joséphine del libro è una donna di cui è difficile non innamorarsi.
E però c'è sempre quel sottofondo di inquietudine, la certezza che qualcosa possa sfasciarsi, andar male. L'elefante nella stanza in "Joséphine" è senza dubbio il rimorso di non aver saputo vivere al massimo i viaggi, le fughe, le cene di pesce in scalcagnati ristoranti sull'oceano. Jean Rolin ha scritto pagine d'amore tra le più potenti, ma lo ha fatto con grazia e delicatezza, come uscendo di notte da una casa a passo felpato col timore di svegliare chi ancora sta dormendo.
Titolo: Joséphine
Autore: Jean Rolin
Traduttrice: Martina Cardelli
Casa editrice: Quodlibet
Anno di pubblicazione: 2023 (uscito in Francia nel 1994)
Pagine: 96
Prezzo di copertina: 12 euro
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