Martedì 6 agosto 2024 si è svolto - alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Senatore Adolfo Urso - il quinto incontro del “Tavolo della Moda” chiamato a discutere le soluzioni approntate dal Governo per fronteggiare la crisi di sistema che dall’ultima parte del 2023 attanaglia il sistema produttivo della moda, del tessile e dell’abbigliamento. “Le imprese del comparto della filiera pelle e accessori moda stanno attraversando un momento difficile e per questa ragione occorre che le associazioni che rappresentano le imprese, come la nostra, lavorino con il Governo per trovare soluzioni di supporto”, dichiara Claudia Sequi in rappresentanza di Confindustria Moda, la Federazione che oggi rappresenta Assocalzaturifici, Assopellettieri, AIP Associazione Italiana Pellicceria e Unic concerie italiane.
“Il nostro comparto, composto da circa 11.500 aziende per un fatturato complessivo pari a circa 33 miliardi di euro l’anno, vive un momento complesso che ci porta a dover affrontare situazioni per certi aspetti inesplorate. Per dar voce a quello che chiedono le aziende abbiamo partecipato al Tavolo Moda ‘plenario’ del 6 agosto ma anche a tutti quelli di segmento che l’hanno preceduto, coordinati dalla Consigliera Elena Lorenzini. In riunioni costruttive abbiamo illustrato le problematiche legate ai fenomeni inflattivi, all’incremento dei tassi d’interesse da parte della BCE quale misura macroeconomica adottata per raffreddare la curva: oggi, gli oneri finanziari per molte imprese sono diventati insostenibili (Euribor 3M è pari a 3,705% al 26 luglio 2024, superiore di oltre 4 punti al dato di soli due anni fa) e la crisi in atto ha determinato un deterioramento del ciclo del capitale circolante.
Questa situazione sta soffocando le imprese e, unita a un contesto geopolitico difficile con due guerre alle porte dell’Europa e ripercussioni anche in Italia, sta rischiando di farci perdere quel manufatturiero di cui andiamo giustamente fieri. Le aziende non ce la fanno e rischiano di chiudere”.
I dati confermano le preoccupazioni espresse dalla Federazione: nei primi 4 mesi dell’anno, il comparto accessori moda ha registrato un calo dell’export del -7,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
È inoltre da escludere una ripartenza nel breve periodo: le anticipazioni di Istat relative al mondo della pelle mostrano in maggio una nuova sensibile diminuzione delle vendite all’estero (nell’ordine del -10% su maggio 2023) che potrebbe portare il cumulato dei primi 5 mesi attorno al -8,5% sul periodo gennaio-maggio dello scorso anno. Il crollo repentino nei livelli produttivi, già in corso negli ultimi mesi 2023, ha portato inoltre a una brusca impennata nel ricorso agli strumenti di integrazione salariale. Nei primi 6 mesi dell’anno, infatti, c’è stato un aumento nel numero di ore della CIG autorizzate pari al +138,5% (sono state autorizzate poco meno di 18 milioni di ore contro i 7,5 milioni di gennaio-giugno dello scorso anno).
I livelli attuali – inferiori negli ultimi 15 anni solo alle autorizzazioni record del primo semestre del 2020 e del 2021 di piena emergenza pandemica – risultano 4 volte e mezzo superiori a quelli di gennaio-giugno 2019 pre-pandemia (+351,1%) e del +15,4% rispetto a quelli dei primi 6 mesi del 2010, durante la crisi economica mondiale.
“Per questo, apprezziamo l’intervento del Governo a sostegno della moda in generale e della nostra filiera, che costituisce un unicum a livello mondiale, ma si deve fare di più. Il Governo ha annunciato, in particolare, tre misure dirette a sostenere l’emergenza: riscadenzamento del debito, provvedimento normativo volto a risolvere la questione del credito d’imposta R&S e, in ultimo, il pieno riconoscimento degli ammortizzatori sociali.
Sul primo tema, in attesa di leggere la circolare del MiMIT inviata all’ABI, possiamo solo concordare con il riconoscimento del periodo di crisi e, dunque, con l’esigenza di assicurare che i termini di rimborso dei prestiti garantiti da SACE, Simest e MCC siano estesi al massimo. Sul secondo tema, abbiamo accolto con favore l’introduzione dell’ipotesi transattiva mediante il riconoscimento di uno strumento ‘a saldo e stralcio’. Tuttavia, l’annunciata percentuale del 50% dell’importo da riversare non è realistica. Lavoreremo con il Governo per portare quella percentuale vicina al 30%. Sul terzo tema, e il riferimento è agli ammortizzatori sociali, il Governo ha fornito una fotografia di generale controllo e gestione. I dati a nostra disposizione indicano, purtroppo, una realtà diversa in cui molte aziende hanno esaurito le disponibilità degli ammortizzatori sociali.
Il sistema distrettuale su cui si sono confrontati molti studiosi crea un valore aggiunto sia per la produzione che per i consumatori. È infatti nel distretto che le competenze si formano, si sviluppano, si arricchiscono e vengono conservate. Senza l’intervento del Governo la tenuta del sistema è a repentaglio: rischiamo di perdere competenze e qualità e, con esse, decine di migliaia di posti di lavoro e, come ultima conseguenza, rischiamo di perdere il Made in Italy”.
Fonte: Confindustria Moda
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