L'associazione Prima Materia promuove il progetto Music and Resilience: "Nostro desiderio è che il concerto del 10 agosto sia un nuovo traguardo e punto di partenza"
Resistere in modo attivo al dolore e alla guerra, attraverso il linguaggio non violento e inclusivo della musica. È questo l'obiettivo di Music and Resilience, progetto che da ormai oltre 10 anni mira allo sviluppo e al potenziamento delle 'risorse musicali' della comunità rifugiata palestinese in Libano, portato avanti dall'Associazione Prima Materia di Montespertoli con la Ong locale 'NISCVT Beit Atfal Assomoud'.
Dal 25 luglio, in questi giorni di insicurezza e tensione, un team di 12 volontari dall'Italia sono partiti per il Libano per lavorare con un gruppo di 40 studenti provenienti da diversi campi profughi sparsi sul territorio libanese da Tiro a Tripoli, passando per Sidone e Beirut, che si concluderà in un concerto pubblico il 10 agosto. Gli stduenti arrivano in particolare dai campi profughi di Nahr-El-Bared, Beddawi, Shatila, Ein-El-Helwa, Rashidiye e Burj al Shemali.
"Pensiamo che in un contesto cosi surreale e di particolare emergenza, - spiega a gonews.it Marco Lolli, coordinatore del progetto Music and Resilience - la musica posa essere una forma di espressione non violenta e comunitaria di aggregazione. Vogliamo utilizzare la musica a supporto della comunità. Nel progetto non ci sono sono palestinesi, ma tante culture, esperienze, vite, e storie che trovano integrazione nel linguaggio musicale. Con la musica si creano relazioni umane, voglia di stare insieme, amicizie e legami"
Un contesto "surreale", fatto di migrazioni, dolore e guerre, in cui il linguaggio della musica diventa "una modalità di resistenza attiva". Il Libano, teatro al sud di scontri quotidiani tra l'esercito israeliano e le milizie di Hezbollah, è anche il paese che ospita circa 200.000 palestinesi.
I volontari di Prima Materia sono insegnanti di musica, musicoterapeuti, filmmaker e operatori musicali psico-sociali provenienti da tutta Italia che hanno deciso di dedicare il loro tempo, professionalità ed energie alla realizzazione di questo progetto, nonostante la situazione di grande incertezza interna ed internazionale. Il progetto Music and Resilience prevede un lavoro di monitoraggio durante l'anno che porta ad un viaggio in Libano per due settimane per organizzare una sorta di 'summer camp', come spiegano gli organizzatori, per fare musica e preparare un concerto finale di circa una decina di pezzi con un'orchestra suonata da diversi strumenti.
Un'integrazione che si porta avanti anche nelle modalità con cui si fa musica: "Negli anni abbiamo sviluppato una nostra metodologia, - spiega Lolli - coinvolgere sia studenti e studentesse che hanno imbracciato da poco uno strumento, sia musicisti più esperti. Strutturiamo i prezzi in modo che ciscuno possa contribuire ed essere parte di un tutto, attraverso arrangiamenti o linee melodiche semplificate. Si attivano quindi strategie di peer education, doce i più esperti insegnano ai meno esperti e quest'ultimi permettono ai primi di mettersi alal prova e ripassare ciò che è stato appreso. È la circolarità inclusiva della musica"
La prima parte della missione è stata scandita dalle interruzioni, dai cambi di programma, dalle decisioni improvvise e da tanta, tanta, capacità di adattamento. Gli attentati a Beirut e Tehran, così ravvicinati tra loro e così irruenti, hanno scosso una quotidianità già precaria: le attività musicali a Beirut sono state sospese dopo solo un giorno ed anche la possibilità di andare a Sidone a trovare gli studenti del campo di Ein-El-Helwa è sfumata, su consiglio del partner locale Assomoud.
Nonostante le voci poco rassicuranti sul fronte internazionale, gli studenti hanno raggiunto in sicurezza il centro culturale sulle colline vicino Tripoli per sedersi l'uno accanto all'altra e suonare insieme i loro strumenti. "Rispetto al passato - spiega Lolli - oggi si percepisce che qualcosa è cambiato, la situazione intorno è mutata. Alcune persone non sono riuscite a partecipare perchè nel Sud del Libano ci sono state diverse problematiche. Il nostro supporto in questo momento non è più importante, ma solo diverso"
Il team italiano è seguito con cura in ogni attività, in ogni spostamento. I coordinatori e gli operatori locali danno indicazioni e precauzioni per la sicurezza, sono sempre disponibili a rispondere alle esigenze del gruppo, a farci sentire a casa: "Giorno e notte c'è sempre un'attenzione in più, una cura ed un'ospitalità che ci fanno sentire parte di una grande famiglia palestinese. Il nostro desiderio più vivo è che il concerto del 10 agosto rappresenti ancora un volta un traguardo ed un nuovo punto di partenza per questo progetto. Che questa missione possa concludersi in un clima di distensione e di stabilità duratura, che possa dare nuovi stimoli e prospettive ai giovani ed alle giovani palestinesi che, attraverso un canale potente come la musica, desiderano costruire un futuro di ascolto e rispetto reciproco", così Prima Materia.
Fonte: Prima Materia APS di Montespertoli
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