L’inizio fu dei più semplici ma dei più sinceri, bambini, genitori e una “inversione dei ruoli”.
Tutto inizia nel 2007 quando i “Pulcini” capitanati da Luca Bombini Direttore Generale e Michele Mango Presidente della Scuola Calcio di Ponte a Elsa decidono per uno sciopero contro i loro genitori. Un incredibile e inaspettata manifestazione di maturità da parte di bambini di nemmeno 10 anni.
L’idea geniale dello sciopero arrivava come serena e chiara manifestazione contro l’odio che ogni domenica i genitori inoculavano dagli spalti del campo sportivo della cittadina di Ponte a Elsa, un aggregato di qualche migliaio di anime a cavallo del fiume Elsa, nei pressi della via Francigena, dove per secoli i pellegrini hanno cercato l’illuminazione, da un luogo di una periferia equidistante da Firenze e Pisa, arrivava un messaggio semplice, originale, inaspettato, di educazione, di regole, di pace e di rispetto nello sport.
I genitori educano soprattutto con l’esempio e probabilmente si era perso il lume della ragione, genitori che incitavano i bambini in campo ad azioni violente, urla, offese, fino ad una rissa avvenuta nei pressi degli spogliatoi tra genitori che fu evidentemente la spia che la misura era colma, che il buon senso, l’etica e la maturita’ dovevano riprendere il loro ruolo, come quello storico riconosciuto normalmente ai genitori.
Iniziano quindi messaggi, cartelli, slogan, scritte, metodi organizzativi tutti volti a riportare in primis i genitori ed i ragazzi nello scopo primario dello sport, quello che anche l’etica panatletica auspica, quello della competizione sana, dell’incontro tra culture, del rispetto dell’avversario che non e’ mai un nemico, ma uno che come noi vuole valorizzare il tempo, l’attività fisica, la serenità più autentica che trova appunto nello sport la sfida soprattutto mentale alla ricerca di un miglioramento della società. Le anime pure dei bambini in campo, di piccoli virgulti grandi poco più del pallone, traviate come nei combattimenti illegali degli animali non potevano passare inosservate.
Per quello che una società di provincia poteva fare, utilizzando i canali di relazione, i messaggi in email, si è fatto il massimo e il massimo è stata l’audience. Messaggi in risposta dai media più importanti nazionali, interviste, lettere da tutto il mondo, dal Giappone, dalla Francia, senza retorica ma con tanta sincerità e apprezzamento.
La forza delle idee e l’autenticità del messaggio è diventata oramai un metodo, strutturato negli anni, richiami verbali e se serve più forti a chi dagli spalti si lascia prendere da atteggiamenti che sono più da Ultras che da genitori di bambini, bambini che rispettano le regole, che si organizzano nei giusti tempi e modi per i loro allenamenti e sfide, senza improvvisazione e approssimazione, ma con chiarezza e determinazione, affinche’ lo sport sia soprattutto scuola di vita.
Adesso la modalità fair play della scuola calcio U.S. Ponte a Elsa 2005 a distanza di lustri e’ un esempio per tutti, i bambini di allora sono oramai adulti, il Presidente ed il Direttore Generale ancora gli stessi che con determinazione ed immutata autenticita’ perseguono il progetto dello sviluppo etico sportivo ed educativo che contribuisce non poco alla formazione delle future generazioni.
Nell’attesa quindi di sviluppare assieme al Panathlon Valdano Inferiore progetti specifici in ottica di Fair Play, che potranno allargare ulteriormente anche in altri contesti i valori positivi portati avanti oramai in modo strutturato sulle rive dell’Arno, si premia per la progettualita’, i valori, la determinazione, la forza del messaggio, la continuita’ dell’azione positiva con il premio Fair Play 2024 Panathlon Valdarno Inferiore consegnato dal responsabile Damiano Landi.
Fonte: Panathlon Valdarno Inferiore
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