Lascia il carcere e va ai domiciliari, con il braccialetto elettronico, il tenente colonnello Sergio Turini comandante della compagnia carabinieri di Prato arrestato il 31 maggio scorso nell'ambito dell'inchiesta della procura antimafia di Firenze, con l'accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. La misura è stata sostituita dopo la decisione del Tribunale del riesame. Ai domiciliari era finito anche l'imprenditore pratese Riccardo Matteini Bresci, ad del Gruppo Colle per il quale il difensore ha chiesto la revoca della misura e l'istanza sarà discussa la prossima settimana, martedì 18 giugno. Il riesame ha rigettato l'istanza del difensore di Roberto Moretti, titolare di un'agenzia investigativa di Torino e a sua volta accusato di corruzione, che resta in carcere.
Secondo l'accusa, Turini si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici accedendo abusivamente, almeno 99 gli accessi individuati, al sistema banca dati delle forze dell'ordine per fornire informazioni. In particolare a Matteini Bresci avrebbe fornito informazioni su indagini, coperte da segreto, relative a dipendenti e notizie su industriali. In cambio l'imprenditore avrebbe pagato un viaggio negli Usa al figlio del carabiniere e interceduto con il sottosegretario agli affari esteri Giorgio Silli, non indagato, perché si attivasse per garantire la permanenza di Turini a Prato. Sempre secondo l'accusa il tenente colonnello avrebbe procurato clienti a Moretti, fornendo informazioni ricavate abusivamente dalla banca dati, in cambio di bottiglie di vino pregiate.
Altri due carabinieri coinvolti
Altri due carabinieri risultano coinvolti nell'inchiesta. Uno è un capitano del nucleo radiomobile, indagato per omessa denuncia, per il quale la procura ha chiesto la misura dell'interdizione. Il 18 giugno, dopo l'interrogatorio, sarà il gip Anna Liguori a decidere. L'accusa è la mancata segnalazione all'autorità giudiziaria di un uomo cinese sorpreso con un'ascia per strada e che non fu identificato. Secondo quanto ricostruito fu lo stesso Turini a chiedere di non sequestrare l'arma e di non procedere con la denuncia. Per l'altro carabiniere coinvolto, un appuntato indagato per peculato perché avrebbe dato un passaggio al figlio di Turini con l'auto di servizio, non risultano richieste di misure. L'episodio sarebbe avvenuto a Poggibonsi, dove Turini è stato in servizio dal 2016 al 2021.
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